Il saggio è fissato per il
domani. La madre della giovane pianista non può dormire, benchè tutto il giorno
abbia sfacchinato. Tra l'altro, è dovuta andare a far visita a quattro amiche,
per trovarne una che le imprestasse un abito decente. Il suo più bello, di seta
nera, è ragnato. Ma l'abito nuovo per Nelly c'è ed accende la luce, la luce per
guardarlo ancora. "Quella rosa alla cintola era forse meglio non metterla.
È un po' scolorita". Spegne la luce e mormora: "Se ci fosse
Adolfo!". Lui era contrario. Impiegatuccio, quella "storia"
della musica non gli andava. Ogni volta che c'era da pagare la maestra di piano
incattiviva. E sua moglie, per evitare scenate, faceva economia fino a
stillarsi il cervello per far saltar fuori qualche lira. Vi riusciva col non
badare ai reni malati. Bucato in casa; rammendo sopra rammendo; poco tram;
corse ai mercati, alla chiusura, chè i prezzi si abbassano. Morto il marito, accrebbe
le fatiche. La sera era spossata. Il cuore batteva male. Le scale lo facevano
salire in gola. Il domani, nero di incognite, non l'avviliva. Continuò a
lottare, giorno per giorno, con una energia della quale non si sarebbe creduta
capace. Qualche volta piangeva; il pianto la ristorava. Nelly era dolce e
tenace. Nei ritagli di tempo si esercitava al pianoforte. Dattilografa, di
tempo ne aveva poco. Troppo poco per fare progressi rapidi. Mandarla
all'Accademia: problema difficile. Ma la madre riuscì a risolverlo. Si dette ad
un piccolo commercio: vestiti vecchi. Scale, scale; il cuore si ribellava. Ma
tenne duro. Il volto smagriva e impallidiva, ma la strada era scavata nella
vita, dura e ripida come una parete rocciosa; in fondo contava la speranza: ma
c'era l'abisso. Ma la madre non voleva morire.
Anche Nelly non può dormire. Si
sforza di prender sonno, ma quello sfugge con mille ali di farfalla. Il saggio
è il pane sicuro. Far riposare la mamma: il suo sogno, da anni.
*
L'alba le trova sveglie. La
madre vede gli occhi stanchi ed il pallore della figlia. Nelly vede gli occhi
stanchi ed il pallore della madre. Ma non dicono nulla della notte insonne. Un
uovo deve bere la madre, se vuole che Nelly metta del burro sulle fettine di
pane e beva il latte. Alla madre piace il caffè, chè il latte costa ed i
rosicchioli di pane li tiene per la figlia, che deve crescere ancora. Nelly si
sforza di mostrarsi serena. Ma nella sua voce c'è un leggero fremito. Il cuore
della madre batte batte.
*
È giunta la sera. La fuga bianca
e oro dei saloni dell'Accademia, il pubblico elegante, le luci sfolgoranti
intimidiscono la madre, che teme di apparire ridicola con quel vestito
antiquato. Guarda ed ascolta ansiosa. Una signorina con gli occhi pitturati fa
il nome di Nelly, ma parla piano, con un'amica. Non può udire, la madre. Le
compagne la salutano affettuosamente la sua figliola. Anche qualche signore la
saluta. Uno, con la barba alla Verdi le sorride. "È il professore di
solfeggio — spiega Nelly". "E quello là?" — e indica un signore
imponente, con la caramella all'occhio e le mani inanellate sul pomo d'oro del
bastone. "Quello è il giudice più temibile qui dentro". "È un
grande musicista?" — domanda la madre, impressionata. Nelly sorride:
"Oh, no. Non sa niente di musica, ma è un importante critico
musicale".
La madre sta per fare un'altra
domanda, ma delle compagne chiamano Nelly. Il saggio sta per cominciare. Nelly
bacia la madre e sparisce tra la folla e riappare sulla pedana, accanto al pianoforte.
Un applauso di simpatia la saluta.
Le prime note cadono dal
pianoforte sull'attento silenzio, e nel cuore della madre l'armonia è tumulto.
Quelle onde di suono, quei trilli, quei mormorii, quelle pause, quelle riprese,
quelle fughe, quei passaggi la sollevano, la precipitano, la travolgono, la
posano. La sua anima vola con quelle ali di quella musica, e nel suo sangue,
nei suoi nervi è un'ansia che ha dell'agonia e dell'estasi. Un crescendo la
solleva verso un cielo di fuoco, una pausa la precipita imperlandole la fronte
di freddo sudore. Scoppia un applauso caloroso che si ripete. È uno scroscio di
pioggia sull'ardore febbrile della madre, che vede i professori avvicinarsi a
Nelly, stringerle la mano, sorridenti. Un gruppo di amiche la festeggia.
Vorrebbe andarle incontro, abbracciarla. Ma i lumi si affiocano. Le voci si
attenuano. Una cascata fragorosa rimbomba nella testa. Le pare di calare
nell'acqua. Rabbrividisce. Fa uno sforzo per alzarsi. Si sente le gambe di
piombo.
*
Nella corsia bianca la penombra
pregna di odore di ospedale rende ancor più terreo il volto della madre. Nelly
la guarda, cercando di vincere il pianto. Sul letto sono sparsi dei giornali.
Ha voluto leggere i resoconti della serata, e lo sforzo l'ha messa in delirio.
"Vedrai che riuscirà bene.
Me lo sento... Non preoccuparti per i soldi della maestra. Ho passato dei
momenti più difficili... Volevo farti gli asparagi, ma costano uno
sproposito... Che sonno che m'è venuto... Ma devo rammendare le calze... Ti
piace il vestito?". Apre gli occhi guarda la figlia e sorride:
"Brava, brava Nelly. Ora hai le ali e volerai da sola...".
Richiude gli occhi e
rabbrividisce. Pare addormentata, ed invece mormora: "Quel signore con gli
occhiali d'oro è un tuo professore?". Riapre gli occhi, ma sono vitrei.
Dalle labbra livide il cuore parla ancora, per l'ultima volta: "Prendila,
prendila tu... lo sai che a me le pesche non piacciono".
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