Ha cenato in fretta, la madre. E
non ha lavato i piatti nè spazzata la cucina.
Prepara un fagottino: il pane, i
piatti, la minestra, che chissà se gli arriva calda; e un po' di carne, che ce
ne vorrebbe di più, ma costa cara. Poi la bottiglietta del vino e un pacchetto
di sigarette. Ci ha messo anche il cuore. Ed è forse per questo che le mani
tremanti stentano a far entrare tutto nel fazzolettone e si affannano intorno
ai cappi che non si vogliono annodare.
Fuori è freddo. E i lampioni
ritraggono la loro luce gialla, ai colpi di vento. È ancora presto, ma pare
notte. Che brutto inverno quest'anno!
*
Fa freddo nella garitta, e
Cristiano batte i piedi per scaldarsi, e pensa che gli hanno rubato la sciarpa
che gli ha mandato sua madre. Deve essere stato quella carogna di Gennaro, che
non per nulla ha i capelli rossi come Carmela. Carmela s'è messa a fare l'amore
con Pasquale, che sembra un morto disseppellito; ma lui ne ha dei soldi, e la
farà andare col cappello.
Ma Cristiano si consola: le
braccia le ha buone e il padrone fa sapere che lo riprenderà, e, se lo zio
Gaetano si conserva buono, arriverà a metter bottega, e sposerà una ragazza più
bella di Carmela e coi quattrini, anche.
Ma il congedo non viene. Bisogna
scrivere a casa che mandino venti franchi, da dare al furiere: che mette avanti
nella lista. Ha scritto la mamma che a casa stanno bene, ma hanno dovuto
vendere la vacca. Tira fuori la lettera, e cerca di leggere. Ma il fanale è in
agonia, e Cristiano non riesce a leggere che i saluti:
— E ti saluta la sorella
Annarosa, lo zio Gaetano, la comare Carolina...
Li legge perchè li sa a memoria,
i saluti.
Tutte le sue lettere finiscono
così:
— Salutate la sorella Annarosa,
lo zio Gaetano, la comare Carolina...
Perchè non portano la cena?
— Oh, signora guardia!
Picchia alla porta, Cirillo. Ma
nessuno risponde. Solo un mazzo di chiavi canta: tlic tlac, tlic, e un passo si
avvicina e si allontana, e pare che canzoni.
— Mannaggia!
Cirillo comincia ad arrabbiarsi.
Sempre così. Lasciano la cena in portineria, a freddare.
— Oh, me la portate la cena?
Non rispondono, quelle
carognacce. E Cirillo si siede sulla branda e pensa la madre e la cena, la cena
e la madre.
*
Il fanale s'è spento. Cristiano
continua a battere i piedi e sacramenta...
Un'ombra si avvicina alla
garitta, e Cristiano grida: — Chi va là — E pensa al congedo e al capo-posto: —
Mi raccomando, son tempi brutti. Tre volte il Chi va là e poi: fuoco!
Cristiano vede l'ombra
avvicinarsi. Grida: — Chi va là? — con la voce che trema. E l'ombra continua ad
avanzare. E Cristiano punta il fucile. E griderebbe ancora: — Chi va là — se
l'ombra non facesse una mossa come per slanciarglisi contro.
Un attimo d'incertezza, poi
Cristiano spara.
*
Cirillo salta sullo sgabello e
cerca di vedere, ma non vede nulla. E va alla porta e sta alla spia. Dalle
altre celle viene un brusio sordo e si sentono dei passi affrettati, per il
corridoio, e delle voci che domano.
La notizia corre, di cella in
cella:
— Hanno ucciso una donna.
Scoppiano imprecazioni; s'intrecciano commenti.
Cirillo trema. Perchè a portare
la cena viene sua madre, ogni sera.
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