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Camillo Berneri
Novelle

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  • Il saggio
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Il saggio

 

 

Il saggio è fissato per il domani. La madre della giovane pianista non può dormire, benchè tutto il giorno abbia sfacchinato. Tra l'altro, è dovuta andare a far visita a quattro amiche, per trovarne una che le imprestasse un abito decente. Il suo più bello, di seta nera, è ragnato. Ma l'abito nuovo per Nelly c'è ed accende la luce, la luce per guardarlo ancora. "Quella rosa alla cintola era forse meglio non metterla. È un po' scolorita". Spegne la luce e mormora: "Se ci fosse Adolfo!". Lui era contrario. Impiegatuccio, quella "storia" della musica non gli andava. Ogni volta che c'era da pagare la maestra di piano incattiviva. E sua moglie, per evitare scenate, faceva economia fino a stillarsi il cervello per far saltar fuori qualche lira. Vi riusciva col non badare ai reni malati. Bucato in casa; rammendo sopra rammendo; poco tram; corse ai mercati, alla chiusura, chè i prezzi si abbassano. Morto il marito, accrebbe le fatiche. La sera era spossata. Il cuore batteva male. Le scale lo facevano salire in gola. Il domani, nero di incognite, non l'avviliva. Continuò a lottare, giorno per giorno, con una energia della quale non si sarebbe creduta capace. Qualche volta piangeva; il pianto la ristorava. Nelly era dolce e tenace. Nei ritagli di tempo si esercitava al pianoforte. Dattilografa, di tempo ne aveva poco. Troppo poco per fare progressi rapidi. Mandarla all'Accademia: problema difficile. Ma la madre riuscì a risolverlo. Si dette ad un piccolo commercio: vestiti vecchi. Scale, scale; il cuore si ribellava. Ma tenne duro. Il volto smagriva e impallidiva, ma la strada era scavata nella vita, dura e ripida come una parete rocciosa; in fondo contava la speranza: ma c'era l'abisso. Ma la madre non voleva morire.

Anche Nelly non può dormire. Si sforza di prender sonno, ma quello sfugge con mille ali di farfalla. Il saggio è il pane sicuro. Far riposare la mamma: il suo sogno, da anni.

 

*

 

L'alba le trova sveglie. La madre vede gli occhi stanchi ed il pallore della figlia. Nelly vede gli occhi stanchi ed il pallore della madre. Ma non dicono nulla della notte insonne. Un uovo deve bere la madre, se vuole che Nelly metta del burro sulle fettine di pane e beva il latte. Alla madre piace il caffè, chè il latte costa ed i rosicchioli di pane li tiene per la figlia, che deve crescere ancora. Nelly si sforza di mostrarsi serena. Ma nella sua voce c'è un leggero fremito. Il cuore della madre batte batte.

 

*

 

È giunta la sera. La fuga bianca e oro dei saloni dell'Accademia, il pubblico elegante, le luci sfolgoranti intimidiscono la madre, che teme di apparire ridicola con quel vestito antiquato. Guarda ed ascolta ansiosa. Una signorina con gli occhi pitturati fa il nome di Nelly, ma parla piano, con un'amica. Non può udire, la madre. Le compagne la salutano affettuosamente la sua figliola. Anche qualche signore la saluta. Uno, con la barba alla Verdi le sorride. "È il professore di solfeggio — spiega Nelly". "E quello là?" — e indica un signore imponente, con la caramella all'occhio e le mani inanellate sul pomo d'oro del bastone. "Quello è il giudice più temibile qui dentro". "È un grande musicista?" — domanda la madre, impressionata. Nelly sorride: "Oh, no. Non sa niente di musica, ma è un importante critico musicale".

La madre sta per fare un'altra domanda, ma delle compagne chiamano Nelly. Il saggio sta per cominciare. Nelly bacia la madre e sparisce tra la folla e riappare sulla pedana, accanto al pianoforte. Un applauso di simpatia la saluta.

Le prime note cadono dal pianoforte sull'attento silenzio, e nel cuore della madre l'armonia è tumulto. Quelle onde di suono, quei trilli, quei mormorii, quelle pause, quelle riprese, quelle fughe, quei passaggi la sollevano, la precipitano, la travolgono, la posano. La sua anima vola con quelle ali di quella musica, e nel suo sangue, nei suoi nervi è un'ansia che ha dell'agonia e dell'estasi. Un crescendo la solleva verso un cielo di fuoco, una pausa la precipita imperlandole la fronte di freddo sudore. Scoppia un applauso caloroso che si ripete. È uno scroscio di pioggia sull'ardore febbrile della madre, che vede i professori avvicinarsi a Nelly, stringerle la mano, sorridenti. Un gruppo di amiche la festeggia. Vorrebbe andarle incontro, abbracciarla. Ma i lumi si affiocano. Le voci si attenuano. Una cascata fragorosa rimbomba nella testa. Le pare di calare nell'acqua. Rabbrividisce. Fa uno sforzo per alzarsi. Si sente le gambe di piombo.

 

*

 

Nella corsia bianca la penombra pregna di odore di ospedale rende ancor più terreo il volto della madre. Nelly la guarda, cercando di vincere il pianto. Sul letto sono sparsi dei giornali. Ha voluto leggere i resoconti della serata, e lo sforzo l'ha messa in delirio.

"Vedrai che riuscirà bene. Me lo sento... Non preoccuparti per i soldi della maestra. Ho passato dei momenti più difficili... Volevo farti gli asparagi, ma costano uno sproposito... Che sonno che m'è venuto... Ma devo rammendare le calze... Ti piace il vestito?". Apre gli occhi guarda la figlia e sorride: "Brava, brava Nelly. Ora hai le ali e volerai da sola...".

Richiude gli occhi e rabbrividisce. Pare addormentata, ed invece mormora: "Quel signore con gli occhiali d'oro è un tuo professore?". Riapre gli occhi, ma sono vitrei. Dalle labbra livide il cuore parla ancora, per l'ultima volta: "Prendila, prendila tu... lo sai che a me le pesche non piacciono".




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