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Camillo Berneri Novelle IntraText CT - Lettura del testo |
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Chi va là?
Ha cenato in fretta, la madre. E non ha lavato i piatti nè spazzata la cucina. Prepara un fagottino: il pane, i piatti, la minestra, che chissà se gli arriva calda; e un po' di carne, che ce ne vorrebbe di più, ma costa cara. Poi la bottiglietta del vino e un pacchetto di sigarette. Ci ha messo anche il cuore. Ed è forse per questo che le mani tremanti stentano a far entrare tutto nel fazzolettone e si affannano intorno ai cappi che non si vogliono annodare. Fuori è freddo. E i lampioni ritraggono la loro luce gialla, ai colpi di vento. È ancora presto, ma pare notte. Che brutto inverno quest'anno!
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Fa freddo nella garitta, e Cristiano batte i piedi per scaldarsi, e pensa che gli hanno rubato la sciarpa che gli ha mandato sua madre. Deve essere stato quella carogna di Gennaro, che non per nulla ha i capelli rossi come Carmela. Carmela s'è messa a fare l'amore con Pasquale, che sembra un morto disseppellito; ma lui ne ha dei soldi, e la farà andare col cappello. Ma Cristiano si consola: le braccia le ha buone e il padrone fa sapere che lo riprenderà, e, se lo zio Gaetano si conserva buono, arriverà a metter bottega, e sposerà una ragazza più bella di Carmela e coi quattrini, anche. Ma il congedo non viene. Bisogna scrivere a casa che mandino venti franchi, da dare al furiere: che mette avanti nella lista. Ha scritto la mamma che a casa stanno bene, ma hanno dovuto vendere la vacca. Tira fuori la lettera, e cerca di leggere. Ma il fanale è in agonia, e Cristiano non riesce a leggere che i saluti: — E ti saluta la sorella Annarosa, lo zio Gaetano, la comare Carolina... Li legge perchè li sa a memoria, i saluti. Tutte le sue lettere finiscono così: — Salutate la sorella Annarosa, lo zio Gaetano, la comare Carolina... Perchè non portano la cena? — Oh, signora guardia! Picchia alla porta, Cirillo. Ma nessuno risponde. Solo un mazzo di chiavi canta: tlic tlac, tlic, e un passo si avvicina e si allontana, e pare che canzoni. — Mannaggia! Cirillo comincia ad arrabbiarsi. Sempre così. Lasciano la cena in portineria, a freddare. — Oh, me la portate la cena? Non rispondono, quelle carognacce. E Cirillo si siede sulla branda e pensa la madre e la cena, la cena e la madre.
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Il fanale s'è spento. Cristiano continua a battere i piedi e sacramenta... Un'ombra si avvicina alla garitta, e Cristiano grida: — Chi va là — E pensa al congedo e al capo-posto: — Mi raccomando, son tempi brutti. Tre volte il Chi va là e poi: fuoco! Cristiano vede l'ombra avvicinarsi. Grida: — Chi va là? — con la voce che trema. E l'ombra continua ad avanzare. E Cristiano punta il fucile. E griderebbe ancora: — Chi va là — se l'ombra non facesse una mossa come per slanciarglisi contro. Un attimo d'incertezza, poi Cristiano spara.
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Cirillo salta sullo sgabello e cerca di vedere, ma non vede nulla. E va alla porta e sta alla spia. Dalle altre celle viene un brusio sordo e si sentono dei passi affrettati, per il corridoio, e delle voci che domano. La notizia corre, di cella in cella: — Hanno ucciso una donna. Scoppiano imprecazioni; s'intrecciano commenti. Cirillo trema. Perchè a portare la cena viene sua madre, ogni sera. |
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