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Maria Majocchi Plattis (alias Jolanda) Suor Immacolata IntraText CT - Lettura del testo |
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III
Sulla terrazza — una di quelle paradisiache terrazze genovesi, alte ed ampie come il ponte d'una nave, tutte fiori e penduli rami verdi, dominanti il panorama maraviglioso del golfo e dei colli rivestiti di palazzi marmorei e di giardini — stavano sole in quel momento Jole e suor Immacolata. La fanciulla, già in avanzata convalescenza, ma non ancora in possesso delle sue forze, e sofferente inoltre di gonfiore alle estremità, come avviene spesso dopo una lunga e pericolosa malattia, era adagiata in una poltrona di giunchi che le permetteva di stare distesa come in un letto. Indossava un abito celeste, di foggia ampia e comoda, increspato solamente al collo, come le vesti dei bambini; ma la scelta del giovanile colore, la trina che adornava la scollatura e i polsi, e un piccolo nastro della stessa tinta dell'abito che le rialzava a un lato della fronte qualche ciocca dei bei capelli a riccioli soffici ancora corti, denotavano il ritorno alla vita, completo ormai e amoroso, di colei che aveva veduto così da presso la morte. La suora, seduta dirimpetto in una sedia da giardino, lavorava a una trina finissima e complicata. Ora non sovrapponeva più come nei giorni della passata esistenza il largo grembiale e le maniche di mussollina alla sua veste di lana candida a pieghe rigide, ma vi lasciava scendere il nero scapolare, contro cui le sue mani sottili e la trina leggera acquistavano bianchezza e risalto. Jole aveva finito da poco di far colazione e si abbandonava a quel languore così benefico e così dolce delle convalescenze inoltrate: e respirava con benessere l'aria odorata dai mille giardini, che le portava insieme la salsedine e la carezza del fiero mar ligure che avrebbe finito di ritemprarla. Era una delle più terse e tranquille giornate di maggio. Una tenda riparava dal sole la terrazza dove la temperatura si manteneva alta, dove saliva un vasto e confuso cinguettare e trillare d'uccelli, e il profumo dei fiori vicini e lontani, tra cui soverchiava quello della magnolia e del caprifoglio. Jole si era distratta un poco a guardare le illustrazioni di qualche rivista, ma poi le aveva posate sullo sgabello accanto, ed osservava ora le dita agili e pallide della suora muoversi destramente nel paziente lavoro. — Dove ha trovato il disegno di quella trina, suor Immacolata? Deve essere difficile da eseguire, ma è molto bello. Il gentile volto della monaca, che appariva più colorito del solito fra le bende, per il caldo dell'ora, s'illuminò di un sorriso che ebbe un misterioso significato di malinconia: — Sono tanti anni che so fare questa trina — ella rispose. — Avevo poco più della sua età quando la imparai.... vicina alla mia mamma, — La sua mamma.... — ripetè Jole. — E’ strano sa? ma non si pensa mai che le suore abbiano una mamma.... Vive ancora la sua mamma? — Sì; ha una salute delicata, ma Dio me la lasci ancora. Ci scriviamo spesso.... ci vediamo anche abbastanza spesso.... — E dove sta la sua mamma? Jole era assalita da una delle sue infinite curiosità delle ore di riposo e di languore. Suor Immacolata rispose dopo un silenzio: — A Bologna. — Sola, sta? — Oh no. Con mio fratello e la sua famiglia! — E il papà non l'ha più, suor Immacolata? Triste, la monaca disse: — Non l'ho più.... da cinque anni. — E sorelle non ne ha? — Non ne ebbi mai.... Cioè, sì una, Luisa, ma morì quand'io ero piccola. Ho due fratelli; il minore, Arrigo, ammogliato con due bimbi: sta con la mamma. L'altro, maggiore anche di me, Corrado, capitano di marina. — Lei ha un fratello ufficiale di marina! — esclamò con una gioconda meraviglia Jole sollevandosi dalla poltrona. — Sì.... — ripetè la suora sorridendo di quella sorpresa puerile — capitano di corvetta, e sempre in giro per i mari, povero fratello. Ora però si trova a Livorno. La fanciulla era rimasta assorta in un pensiero, come se quella rivelazione avesse avuto per lei un'importanza singolare. Poi senza distogliere i grandi occhi bruni dal porto che appariva di lassù oltre l'oscura cinta dei magazzini e dei cantieri, irto di antenne slanciate, osservò: — Potrebbe darsi che un giorno o l'altro la corvetta di suo fratello capitano comparisse laggiù. La riconoscerebbe, lei, di qui? — Oh, credo di no — io non me ne intendo. — Ma io sì.... Sa che nome ha? Mi farò dare un canocchiale da papà, e cercheremo tutti i giorni se sia entrata in porto la corvetta di suo fratello... — E mutando idea, subito: — Le piacerebbe, suor Immacolata, di fare un viaggio in mare.... un viaggio lungo lungo? — No, non mi piacerebbe, Jole; eppure spero di farlo prima di morire. Jole allargò i suoi occhi morati senza comprendere se la monaca celiasse o dicesse sul serio. Ma il bel viso delicato fra le bende, intento alla trina non sorrideva. — Spero di farlo per andare lontano.... alle Missioni.... nell'Affrica meridionale o in Oceania, nei paesi barbari, dove non è ancora penetrata la luce della religione di Cristo; dove sono tanti piccoli esseri da raccogliere, da educare; tante tribù da incivilire, da conquistare alla fede e alla bontà. — E lei avrebbe coraggio, suor Immacolata, d'andare in quei luoghi? tra quella gente? Ma sono come le bestie, sa? Uccidono con le freccie avvelenate.... mangiano la carne umana.... sottopongono i prigionieri a supplizi orrendi.... Ho letto tanti libri che descrivono tutte queste cose terribili. — Ne ho letto anch'io — replicò la suora senza turbamento. — So tutto, ma non importa. Il giorno che noi indossiamo questi abiti, offriamo la nostra vita al Signore; nulla può dunque arrestarci più, nemmeno la visione del martirio, quando abbiamo la convinzione d'operare il bene. È molto tempo ch'io provo questo desiderio, e prego sempre perchè possa essere esaudito. Ogni anno partono molte suore coi nostri Missionari, ed io sento per esse una santa invidia.... Una volta o l'altra spero d'essere con loro anch'io. — Lei non è dunque libera di partire quando vuole, suor Immacolata? — Sì, basta fare una domanda.... Ma finché vive mia madre non la farò. Mia madre ha una salute molto delicata, e non sopporterebbe l'angoscia di vedermi partire.... forse per sempre. Né io le darò questo dolore. L'apparizione di Leo sulla terrazza interruppe il loro discorso. Lo studente era molto accigliato, ebbe appena uno sguardo per sua sorella. Si avvicinò alla balaustrata, contemplò un momento il mare in atteggiamento cupo e riflessivo, poi voltò le spalle, rientrò. — Ha visto che umore ha Leo? — osservò la giovinetta con la sua fida infermiera. — È così da due o tre giorni. Pare in collera con tutti, anche con me.... Questa mattina ho udito papà che lo rimproverava, ma non ho capito perchè.... Forse non studia.... Non ha mai avuto voglia di studiare, Leo. La suora intenta alla sua trina non rispose. Jole sospirò: — Mi fa una pena.... — Pregheremo per lui — mormorò la suora dolcemente. — Dio gli darà aiuti e conforti. Mentre la fanciulla stava per ribattere uscì sulla terrazza colei che la monaca temeva di più, Alda. Indossava una gonna grigia, una blusa di foulard a disegni confusi e policromi. Sul volto magro teneva fisse le lenti, e fra le mani un grosso volume. Si piantò dinanzi alla sorella come avrebbe fatto un medico davanti ad un letto d'ospedale. — Sempre stesa? — rimproverò. — Ma quel piede ha bisogno d'esercizio se no non prenderà mai la sua elasticità. Non lo sa, lei suora? — Ne ha fatto dell'esercizio questa mattina — spiegò la monaca dominando meglio che seppe il turbamento che quella creatura le arrecava. — Il signor dottore raccomanda anche di non stancarla troppo.... Ma non c'è da temere.... guarirà, col tempo.... Ne ho veduti degli altri.... Alda fissò un momento la suora attraverso le lenti con gli occhi penetranti che somigliavano a quelli del padre. E sorrise a sua sorella sedendole vicino. Aveva una giornata buona. Suor Immacolata tacitamente si riconfortò. La studiosa aperse il volume a un punto dove aveva lasciato un lapis sottile, e scorrendo le pagine, tracciava ogni tanto qualche segno sui margini, Jole le chiese che cosa leggesse, — Il libro d'un russo, sull'emancipazione della donna. Un'opera forte e meditata che porterà molta luce. Forse la tradurrò in italiano. — La leggi in russo, ora? — domandò stupita la minor sorella, pronta a tutto credere quando si trattava della cultura di Alda. — No, la leggo in francese.... Ah i tempi sono maturi.... — ella continuò con intenzione, battendo il lapis sulla copertina e guardando la suora intenta al suo paziente lavoro muliebre. — I nostri diritti stanno per essere riconosciuti.... noi faremo modificare le leggi, ne faremo aggiungere delle nuove.... Le antiche istituzioni, gli antichi sistemi cadranno in rovina, lentamente, abbandonati come le rocche feudali che sono là a rappresentare solamente un'era di barbarie.... La donna dell'avvenire avrà spezzato tutte le sue catene. Alda parlava con una voce alta e sicura, la voce di chi è abituato a farsi ascoltare, a dominare nelle discussioni. Jole la osservava con quel misto di curiosità e di ammirazione che la personalità della sorella — ingrandite dalla sua mente di semplice fanciulla — le infondeva. Pur sentendo confusamente che Alda poteva sbagliare, essa non sapeva mai ribattere le sue affermazioni: ella credeva che per contraddire Alda occorresse un ingegno e un'istruzione particolari. Suo padre, il loro padre, forse, avrebbe potuto mettersi a discutere con essa. Del resto.... Si voltò quindi meravigliatissima quando udì la dolce voce di Suor Immacolata chiedere tranquilla: — E che cos'è che domandano loro? L'uguaglianza? La suora aveva rialzato il delicato volto roseo nel cerchio fresco e candido delle bende, e gli occhi soavi, cerulei che vi fiorivano come due corolle di fiordaliso. Le sue mani allungate e pallide le erano ricadute in grembo sulla trina, inoperose. — Già — rispose Alda misurando la monaca con lo sguardo, come un avversario che l'avesse sfidata improvvisamente. — Uguaglianza di diritti, in ogni campo, nel campo sociale, nel campo morale, nel campo intellettivo, nel campo giuridico. Questa opressione d'una metà del genere umano sull'altra è un'assurda barbarie. È tempo che la donna ci pensi e provveda. — E lei crede che questo possa essere possibile proprio, in pratica, signorina? — E perchè no, dunque? — ribattè Alda che non riusciva a nascondere una specie di grata meraviglia nel vedere l'umile suora interessarsi alle questioni a cui si era ardentemente consacrata. — Perché no, dunque, suora? Certo ci vorrà ancora del tempo, giacché lo stato d'umiliazione e d'ignoranza in cui fu tenuta finora la donna la fanno cieca e noncurante del suo bene. Ma grado grado aprirà gli occhi alla luce, si ricrederà. Essa non è che un uomo arretrato. Anche gli uomini hanno vissuto dei periodi interi di storia nell'accidia e nella mollezza: anch'essi hanno adoperato le stoffe di colori vistosi, le trine, i gioielli. Diventando più intellettuali hanno abbandonato queste frivolezze.... La donna seguirà questa via. Diventerà il collega dell'uomo. Le professioni liberali e le funzioni politiche saranno esercitate dai due sessi, indistintamente, come oggi molti mestieri. Le donne industriali, negozianti, professori, medici, deputati lavoreranno accanto ai loro colleghi uomini e sederanno con essi in tutte le assemblee. Il tipo femminile si è formato per la differenza delle funzioni sociali.... E solamente per mezzo della libertà e dell'uguaglianza questo tipo nefasto verrà distrutto. Jole sgranava i suoi occhioni neri, immobile e silenziosa dalla poltrona di giunco su cui stava adagiata col suo abito celeste, il nastro celeste fra i riccioli, quasi esempio vivente di quel "tipo nefasto" contro cui inveiva la sorella. Suor Immacolata, che aveva ascoltato con attenzione, osservò: — Eppure Dio, creando la donna diversa dall'uomo, assegnandole la funzione delicata e sublime della maternità, mettendo nella sua anima istinti differenti, sentimenti differenti da quelli del suo compagno, ed anche ideali e necessità diversi, come mai li avrebbe destinati a sostenere la stessa parte nel mondo! Non li avrebbe invece Egli, nella sua Sapienza, creati diversi perchè si compensassero, perchè si aiutassero a vicenda nei diversi campi delle loro attribulazioni naturali! perchè la più debole fosse obbligata a ricorrere al più forte per sostegno e difesa, e il più forte ricercasse la più debole per conforto, dolcezza e riposo? E così uniti, nel dolore e nella gioia, completandosi, non formerebbero una ideale armonia? — Tutto questo è romanticismo della vecchia scuola, suora. Noi sappiamo soltanto che il più debole è schiacciato dal più forte, e che non è piacevole d'essere schiacciati.... — Alda oppose. — Ma non sarà tanto più facile farsi schiacciare affollandosi tutti sulla stessa via che non operando in due vie, parallele ma distinte? — chiese con molto buon senso la suora. Jole poneva mente, stupefatta. La sua dolce confortatrice, la sua paziente custode, colei che per due mesi le aveva reso i più umili servigi, dimostrandole una diligenza e un'esperienza perfetta nel disbrigo delle sue pratiche attribuzioni, le si rivelava ora sotto un aspetto nuovo e insospettato. Non era nemmeno più l'ispirata sposa di Cristo che si esaltava nel parlare della sua fede; no: era la donna intelligente che esponeva le sue idee, che faceva uso del suo libero pensiero per la buona causa; ed era, nello stesso tempo, la signora, la dama che appariva, nel tono della voce, nel gesto, nel mover del capo, nel sorriso. L'origine aristocratica di suor Immacolata non si era mai più chiaramente tradita dal contegno di lei, disinvolto estremamente ed estremamente dignitoso. Alda medesima ne fu impressionata e subì senza volere il fascino di poesia e di mistero di quell'incognita che le stava dinanzi celata nella veste umile. — Vede signorina, — diceva ora la monaca con la sua voce smorzata e melodiosa; — io credo che le radici del male e del rimedio bisogna cercarle più in alto, dove le teorie non arrivano più in una zona spirituale. Ai nostri giorni ci si preoccupa soprattutto del benessere materiale, dell'appagamento dei desideri e degli istinti della nostra persona, e noi crediamo di poter raggiungere o d'aver raggiunto il massimo grado di felicità, quando avremo dato, o dopo aver dato ai nostri cinque sensi tutto il pascolo ch'essi possono desiderare. E in questa preoccupazione noi dimentichiamo niente di meno che la nostra anima! L'anima, ch'è così bizzarra da contentarsi d'un nonnulla talvolta, e tal'altra da non appagarsi dei più copiosi e rari tesori. Se noi cominciassimo invece ad adoperarci per contentare l'anima nostra prima di tutto, e contentarla nel modo migliore, sfidando ostacoli e sofferenze, persistendo con tenacia e con ardore, come si fa perseguendo un bene materiale, io credo che molti problemi riguardati insolubili si risolverebbero da sé, e che molta di quest'ansia di cercare, di arrivare, di conquistare, sarebbe tolta. Se i costumi mutano il sentimento è immutabile e in fondo all'anima della donna più moderna — pur troppo assai in fondo, dove li ha ricacciati — troveremo gli stessi sentimenti fondamentali di cui viveva l'anima della donna antica, la donna delle prime civiltà. Ebbene, la donna non ha che da seguire questi sentimenti che Dio mise in lei nell'atto della creazione, per trovare la più sicura, la più vera felicità: per convincersi che è vano ed umile tutto il resto.... Alda rimase un momento in silenzio, a fissare la sua contradittrice con gli occhi penetranti e freddi dietro le lenti, come se le avesse proposto un quesito impreveduto. Quella strana suora la disorientava. Si levò, andò ad appoggiarsi alla balaustra della terrazza; accanto a lei che aveva ripreso intanto a lavorare nella sua trina. — Quanto al campo del sentimento — le disse, e nella voce della studiosa era un rispetto nuovo — avrei altre e serie considerazioni da sottoporle: ma non posso farlo in presenza di quella bambina — aggiunse abbassando la voce. — Torneremo però su questo discorso.... le darò libri.... — Grazie, è inutile — interruppe suor Immacolata col suo soave sorriso. — Tanto, non avrei tempo di leggerli, e poi a che mi servirebbero? Lei non arriverà a convincer me, come io non riuscirò a convincer lei. I nostri destini sono troppi diversi.... C'è però un punto su cui possiamo trovarci: quello della fratellanza cristiana. — Sì, acconsentì Alda lealmente. — Voi siete delle vere socialiste, e l'uguaglianza l'avete messa in pratica da gran tempo. Qua la mano, cittadina suora.... La mano aristocratica, uscente dalla tonaca e la mano bruna e forte dell'apostolessa d'una civiltà nuova, si strinsero in atto cordiale. Parve così che la donna del passato e la donna dell'avvenire potessero trovare l'accordo nel nome più santo, quello dell'altruismo. Ma in colei ch'era guidata dalla parola Divina appariva spontaneo come un fiore, mentre in quella che seguiva le dottrine degli uomini rispuntava meschino e sterile come un'erba.... Donna Ester comparve, abbigliata per uscire. Indossava un ricchissimo abito di broccato nero, e sul sapiente edifizio delle sue chiome, in apparenza corvine, aveva posato un grande giovanile cappello ornato di piume e d'un tralcio di rose rosse sotto la falda. Le sfavillavano agli orecchi i grossi brillanti, di gemme aveva cariche le dita, e il manico dell'ombrellino era incrostato di turchesi. Col suo passo molle e incerto di donna pingue abituata a lunghi riposi indolenti, mosse verso la figlia minore, le chiese come si sentiva, se desiderava nulla. — Ti porterò i cioccolatini Suchard.... va bene? — e le sfiorò i riccioli. — Ah, senti, ti faccio preparare un vestito da Madame Legrand, un vestito per uscire, di lana, col paltoncino uguale.... Il dottore ha detto che puoi fare qualche giro in carrozza.... Di che colore ti piacerebbe; grigio o nocciuola chiaro? — Nocciuola chiaro, ma molto chiaro.... — Va bene.... e poi fiderò di madame Legrand che ha buon gusto. Passerò poi dalla modista, ma ora che hai i capelli tutti tagliati, così come un maschietto, ti ci vorrà un capellino semplice.... Ne farò mandare a casa alcuni, da scegliere.... — Sì, mamma.... — Jole disse docilmente, con un velo di tristezza negli occhi vellutati rivolti in alto verso la madre. — Vedrò le Doria. Vuoi che dica a Marcella di venirti a tenere un po' di compagnia? — Non ancora.... Mi stancano le persone nuove.... Ieri, ti ricordi? dopo la visita delle Santelmo mi era venuto male di testa.... E Marcella parla tanto.... — Bene, come vuoi. — Donna Ester parve scontenta del rifiuto: tenne ancora un momento gli occhi fissi sulla fanciulla, e poi come per un'associazione di pensiero li portò sulla suora carichi d'antipatia. — Dovrai pure abituarti, però, Joletta.... — osservò scostandosi dalla poltrona di giunchi per raggiungere Alda che leggeva appoggiata alla balaustra a poca distanza da suor Immacolata — dovrai pure abituarti di nuovo a sentire un po' di vita intorno.... Giacché non credo che tu voglia rinchiuderti in un monastero.... La frase fu detta con intenzione maliziosa, ma nessuna delle tre donne la raccolse: né Alda che non aveva udito, assorta nella lettura; né la monaca che non battè ciglio intenta alla sua trina; né la convalescente che non osò ribattere, sebbene se ne sentisse punta in qualche parte della sua sensibile anima rinnovellata. Alla figlia maggiore, donna Ester chiese se lo studente fosse uscito. — Non so — Alda rispose brevemente. — È venuto poc'anzi qui sulla terrazza, poi è rientrato subito — informò la suora. — Mamma, che cos'ha Leo? — chiese Jole con la sua voce ancora un po' stanca, piena di malinconia. — Mi par tanto triste, da due o tre giorni.... — Uhm.... sai.... le solite questioni. Poca voglia di studiare.... troppa voglia di divertirsi.... Papà lo ha rimproverato. Sarà per questo.... — Papà lo rimprovera troppo.... — osservò Alda senza distogliere gli occhi dalle pagine che andava scorrendo ed annotando in margine. — Sono due caratteri tenaci. Finiranno per urtarsi a pura perdita. — Pretenderesti forse che lasciasse fare? Ma non sai che Leo si mette su una cattiva strada, se seguita così? Tuo fratello è giovine, ha bisogno d'una guida. — Mamma, perchè nessuno prova a persuaderlo con le buone, Leo? Forse si otterrebbe di più.... Era la vocina dolce di Jole che aveva rivolto il viso pallido e i grandi occhi neri verso di esse. — Prova tu, se ti viene il destro.... — mormorò donna Ester, il cui abito di seta pesante frusciava ad ogni movimento. E Jole in silenzio mise gli occhi sulla suora. Suor Immacolata sentiva il penetrante profumo di che le vesti fastose della ricca ebrea erano olezzanti. Essa le era vicina e le voltava le spalle in modo superbo e screanzato. Pareva, così adorna, veduta di dietro, un enorme bambola da vetrina infagottata secondo l'ultimo figurino francese. Seguitando a lavorare nel suo merletto, con le mani un po' nervose, l'umile suora che doveva domare in sé un sangue fiero di castellana, costringeva la sua mente in un ordine di considerazioni e di idee generali e superiori. Pensava, suor Immacolata, se fra la femminilità frivola, ristretta e vana, di cui donna Ester era un esempio, e il femminismo rigido ed arido di Alda, non vi potesse essere una fusione armoniosa di spirito e di cuore, di gentilezza e di energia, di intelligenza e di bontà. Pensò, cercò, risalì il suo passato fino oltre i limiti della sua seconda esistenza. E allora, con le memorie care della giovinezza, una nobile figura di donna emerse: una giovine figura spirituale, la cui vita era stata lavoro, virtù, sacrificio, elevazioni; l'imagine di colei che portava il suo nome medesimo, il dolce nome abbandonato di là dalla riva insieme a tutto quanto le era appartenuto: Maria Carletti. Rivide l'amica sul cui petto aveva disperatamente pianto il suo sogno svanito, e dalle cui labbra saggie e tenere tanta onda di conforto e di consiglio le era derivata. Ricordò un giorno di maggio, del quale ricorreva forse nel presente l'anniversario, si rivide nel giardino del suo palazzo avito, di Bologna, cogliere con lei le rose, confidarle, per la prima, la sua aspirazione alla pace del monastero, che ancora alla trepida anima propria — così debole allora! — pareva un sogno quasi irraggiungibile. Ricordava come l'aveva consigliata, con quanta delicatezza dissuasa, dapprima, e poi animata a rincorrere al discernimento superiore e illuminato d'un vecchio e colto sacerdote amico d'entrambe: monsignor Altabella: e la visita che gli avevano fatto insieme, e le sante parole dell'uomo pio.... Sì, sì, Maria Carletti, dall'anima così appassionata e grande, dall'ingegno vivo e adorno, Maria, in cui il senno e la modestia e la semplicità serena erano pari all'elevazione, alla dignità, alla forza morale: Maria, dai grandi occhi tristi che così a lungo avevano contemplato un sogno d'amore e che ora — finalmente! — carezzavano le testine bionde di due bambini; Maria Carletti Aldini era il vero, il perfetto ideale muliebre. E il pensiero della suora raccolse il volo accanto all'amica lontana con un nuovo e delicato senso di gratitudine, poiché — fosse pure come eccezione — le permetteva di credere nella realtà d'un tipo di donna di cui si negava l'esistenza e che avrebbe dovuto servire di modello a chi vagheggiava per le generazioni venture una donna più atta a formarne la felicità.
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