IV
Piú forse importanti
restano parecchie altre ecloghe, le quali accennando a fatti storici o adulando
uomini potenti o insorgendo talvolta alla satira politica e sociale andavano
recitate in pubblico con apparato scenico: e sarebbe opportuno raccoglierle e
illustrarle. Io ne ricorderò alcune.
Delle ecloghe di
Serafino Aquilano la prima espone Tirinto e Menandro a dir male fra loro assai
chiaramente de' costumi della curia sotto il pontificato d'Innocenzo VIII; e fu
recitata col favore del cardinale Colonna nel carnevale del 1490.23 Su per giú di quegli anni ha da esser la quarta
di Antonio Tebaldeo: nella quale Paleno veronese e Clearco ferrarese si
scontrano a Bologna; e questi, che è il Tebaldeo, fa a quello la storia e le
lodi della signoria bentivolesca, e nominatamente di Giovanni e di Ginevra
Sforza sua moglie, e lo sconforta dal recarsi a Roma, mostrandogli i corrotti
costumi e rei vizi di quei pastori, com'e' li chiama, di Giove.24 In un'ecloga, in vece, poco di poi composta da
messer Galeotto Del Carretto, Corido e Uranio cantano a onore e laude di
Alessandro pontefice novamente eletto [agosto 1492].25 Di gran lunga superiore a tutti cotesti
mostriciattoli l'ecloga di Ludovico Ariosto,26 nella quale Tirsi e
Melibeo discorrono della congiura ordita nel 1506 contro Alfonso I d'Este dai
fratelli don Ferrante e don Giulio e finiscono con l'arrivo di Lucrezia Borgia
al marito in Ferrara.
Nelle feste pe 'l
conferimento del patriziato romano a Giuliano de' Medici celebrate nel
settembre del 1513 fu recitata presso il Campidoglio un'ecloga del Blosio, cioè
di Biagio Pallai della Sabina, ornamento dell'Accademia romana sotto Leone X e
segretario sotto Clemente VII; della quale ecloga, se non i versi, si è
conservato l'argomento. Un villano entra facendo gran lamento dei soldati
stranieri che gli han rubata la masserizia, rapite le donne, bruciata la casa:
è venuto a fare il vignaiolo in Roma, e anche lo rubano i ladri urbani: vuol
mozzar loro il naso e gli orecchi e poi girsene in terra di Turchi da poi che
nel paese latino l'uom non può riposare. Sopraggiunge un altro, a cui per
rappresaglia fu tolta la cavalla, l'asino, le legna, la scure. Si consigliano
di andare per giustizia ai Conservatori e trovano il Campidoglio tutto in
festa: intesa la cagione, scordandosi de' lor guai, corrono a pigliare certe
paia di pollastri e canestre di frutti e una chitarra, quelli presentano al
magnifico Giuliano e su questa suonano e cantano a commendazione di lui e di
Leone.27 Pur del 1513 è a stampa
un'ecloga di Giustizia, che par venga da paesi umbri, nella quale
Algisto pastore esorta i compagni Batto e Paleno a guardar bene i loro armenti:
per una capra che gli rubarono egli andò alla Ragione; come pover'uomo non fu
ascoltato; andò al re, e anche non fu ascoltato, perché in compagnia della
Verità e non dell'Adulazione.28
Piú notevolmente storica
è un'ecloga di Bartolomeo Cavassico notaio bellunese, recitata nel palazzo dei
rettori della città per il carnevale del 1513 alla presenza del potestà e del
capitano della repubblica di Venezia e di molti gentili uomini e donne:
notevole da vero per la contenenza, e anche per la forma; che è di ottave e
terzine (terzine il dialogo e il racconto, ottave il prologo e il contrasto),
il tutto in dialetto bellunese e parlatura villanesca. A che e dove s'era
condotto il nuovo classicismo, con questa pur nuova fusione, non dirò del
Poliziano e del Sannazzaro, ma della rappresentazione e dell'Arcadia! I pastori
Eleo Filetico e Silvano si riscontrano dopo la guerra germanica che devastò il
paese dal 1508 al 1513. Eleo, a dimanda di Filetico, racconta ciò che avvenne
dalla tagliata di Cadore, cioè dal combattimento di Tai ove rimasero su
'l campo 1500 tedeschi, e lamenta i danni e gli oltraggi stranieri. Al lamento
si unisce anche Filetico, e chiede che sia stato della sua amorosa che egli cerca
in vano tra i presenti. Sparita, gli rispondono, quando vennero i Tedeschi: la
rapí un fauno, che la tiene come sua ninfa in un bosco vicino. Filetico, tratta
la spada, s'avvia al bosco; e gli altri dietro. Ecco intanto da altra parte un
orso, che s'aggira intorno al palazzo; e anche fa capolino un uomo selvatico: a
cacciar l'orso escono il fauno con spada e brocchiero, la ninfa con arco e
frecce, e un pellicano: che porta dardi: un vero spettacolo. Nella ninfa
Filetico riconosce Chiara la sua amorosa; e sfida il fauno. L'uomo selvatico
s'offre padrino al duello: ma prima sentasi la ninfa a qual de' due piú porti
amore. A tutti e due lo stesso; e, se vogliono, servirà a tutti e due, risponde
la savia fanciulla. Ma i due amatori combattono: il pastore, a spada e
coltello; il fauno, a spada e brocchiero: questi è ucciso. La ninfa ringrazia
il pastore. E si suona e si balla e si canta
Al
despeto de quanti sta in Lamagna.29
Benissimo; e mi rallegro
col valoroso pastore dell'Alpi: ma tutto ciò che ha che fare col Pastor fido?
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