27 febbraio 1928
Cara Giulia,
[...] non devi pensare che la vita mia trascorra così
monotona e uguale come a prima vista potrebbe sembrare. Una volta presa
l'abitudine alla vita dell'acquario e adattato il sensorio a cogliere le
impressioni smorzate e crepuscolari che vi fluiscono (sempre ponendosi da una
posizione un po' ironica), tutto un mondo incomincia a brulicare intorno, con
una sua particolare vivacità, con sue leggi peculiari, con un suo corso
essenziale. Avviene come quando si getta uno sguardo su un vecchio tronco mezzo
disfatto dal tempo e dalle intemperie e poi piano piano si ferma sempre più
fissamente l'attenzione. Prima si vede solo qualche fungosità umidiccia, con
qualche lumacone, stillante bava, che striscia lentamente. Poi si vede, un po'
alla volta tutto un insieme di colonie di piccoli insetti che si muovono e si
affaticano, facendo e rifacendo gli stessi sforzi, lo stesso cammino. Se si
conserva la propria posizione estrinseca, se non si diventa un lumacone o una
formichina, tutto ciò finisce per interessare e far trascorrere il tempo.
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