27 giugno 1932
Carissima Iulca,
[...]
Un uomo aveva fortemente vissuto,
una sera: forse aveva bevuto troppo, forse la vista continua di belle donne lo
aveva un po' allucinato.
Uscito dal ritrovo, dopo aver
camminato un po' a zig-zag per la strada, cadde in un fosso. Era molto buio, il
corpo gli si incastrò tra rupi e cespugli; era un po' spaventato e non si
mosse, per timore di precipitare ancora più in fondo. I cespugli si ricomposero
su di lui, i lumaconi gli strisciarono addosso inargentandolo (forse un rospo
gli si posò sul cuore, per sentirne il palpito, e in realtà perché lo
considerava ancor vivo).
Passarono le ore; si avvicinò il
mattino e i primi bagliori dell'alba, incominciò a passar gente. L'uomo si mise
a gridare aiuto.
Si avvicinò un signore
occhialuto; era uno scienziato che ritornava a casa, dopo aver lavorato nel suo
gabinetto sperimentale. «Che c'è?», domandò. «Vorrei uscire dal fosso», rispose
l'uomo. «Ah, ah! vorresti uscire dal fosso! E che ne sai tu della volontà, del
libero arbitrio, del servo arbitrio! Vorresti, vorresti! Sempre così
l'ignoranza. Tu sai una cosa sola: che stavi in piedi per le leggi della
statica, e sei caduto per le leggi della cinematica. Che ignoranza, che
ignoranza!», e si allontanò scrollando la testa tutto sdegnato.
Si sentì altri passi. Nuove invocazioni
dell'uomo. Si avvicina un contadino che portava al guinzaglio un maiale da
vendere e fumava la pipa: «Ah! ah! sei caduto nel fosso, eh! Ti sei ubriacato,
ti sei divertito e sei caduto nel fosso. E perché non sei andato a dormire come
ho fatto io?». E si allontanò, col passo ritmato dal grugnito del maiale.
E poi passò un artista, che
gemette perché l'uomo voleva uscire dal fosso: era così bello, tutto argentato
dai lumaconi, con un nimbo di erbe e fiori selvatici sotto il capo, era così
patetico!
E passò un ministro di Dio, che
si mise a imprecare contro la depravazione della città che si divertiva o
dormiva mentre un fratello era caduto nel fosso, si esaltò e corse via per fare
una terribile predica alla prossima messa.
Così l'uomo rimaneva nel fosso,
finché non si guardò intorno, vide con esattezza dove era caduto, si divincolò,
si inarcò, fece leva con le braccia e le gambe, si rizzò in piedi, e uscì dal
fosso con le sole sue forze.
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