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Antonio Gramsci
Favole di libertà

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  • III. RACCONTINI DI GHILARZA E DEL CARCERE
    • Le avventure di Carlo
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III. RACCONTINI DI GHILARZA
E DEL CARCERE

Le avventure di Carlo13

 

Carlo e gli assassini

Carlo andò ad Abbasanta. Aveva sei o sette anni e per la prima volta percorreva questo tragitto (circa due km) da solo. Per lui fu un avvenimento straordinario. Era orgogliosissimo di aver affrontato la strada solitaria, i pericoli di un agguato e chissà quante altre cose. Ma, alla sera, quando fummo tutti riuniti per la cena, Nino raccontò a suo modo questa avventura:

Carlo torna da Abbasanta camminando lesto e fiero, quando viene fermato da tre assassini: «O la borsa o la vita!», gli dicono. Carlo cerca di commuoverli, implora: «Pietà, sono il padre di cinque figli!». Ma gli assassini gli sbarrano minacciosi la strada e insistono: «O la borsa o la vita!». Sono decisi a tutto. Per Carlo è finita. Perciò, con le lacrime agli occhi, dice: «Va bene, vi darò la borsa». Infila la mano in tasca ... Ma cosa consegna agli assassini? Un sacchetto chiuso con lo spago, che contiene pochi semi di melone!

 

Carlo e il pappagallo

Pressappoco nello stesso periodo Carlo andò a Bosa e quando tornò raccontò meraviglie: aveva visto il mare, la vecchia cittadina arroccata in alto e, soprattutto, un pappagallo vero di cui aveva sentito la voce. L'avventura del pappagallo - nella versione di Nino - si svolse così:

Carlo cammina impettito per Bosa; è un personaggio importante ormai, che viaggia e visita nuove città. Entra in una farmacia per comprare un cachet e all'improvviso sente una strana voce che lo saluta: «Buona sera!». Dietro il banco non c'è nessuno; si volta e vede un grosso uccello colorato appollaiato su un trespolo. Carlo è imbarazzato. Possibile che...? Sente ancora la voce «Buona sera!». Non ha più dubbi, s'inchina e dice (in dialetto sardo): «Scusi, scusi tanto. Ma sa, io credevo che lei fosse un uccello!».






p. -

13 Carlo: fratello minore di Antonio Gramsci.





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