Bibliografia.
Sullo sviluppo autonomo di una nuova vita civile e statale
in Italia prima del Risorgimento sta preparando un lavoro Raffaele Ciasca; ne è
stata pubblicata l’introduzione: Raffaele Ciasca, Germogli di vita nuova nel
’700 italiano (negli «Annali della Facoltà di Filosofia e Lettere della R.
Università di Cagliari, 1930-37, estratto di pp. 21, in 8°). Il Ciasca studia
le «trasformazioni che nel corso del secolo XVIII e specialmente nella seconda
metà di esso si va compiendo nella vita di quasi tutte le regioni d’Italia, e
che non si limita a riforme frammentarie imposte da principi illuminati e poco
sentite dalla popolazione, ma investe tutta la costituzione statale, tutta la
struttura economica del paese, tutti i rapporti fra le classi, e si manifesta
nelle correnti predominanti nel pensiero politico, sociale ed economico»
(«Nuova Rivista Storica» del 1931, p. 577). Le riforme amministrative e
finanziarie, la politica ecclesiastica, la storia del pensiero erano già state
studiate; il Ciasca porta un contributo nuovo per lo studio della vita
economica del tempo.
Francesco Lemmi, Le origini del Risorgimento Italiano,
Milano, Hoepli. Dello stesso Lemmi, La Bibliografia del Risorgimento Italiano,
Società Anonima Romana. Carlo Morandi, Idee e formazioni politiche in
Lombardia dal 1748 al 1814, Torino, Bocca. Massimo Lelj, Il Risorgimento
dello spirito italiano (1755-1861) , Milano, L’Esame, Edizioni di
storia moderna, 1928.
Al XII Congresso internazionale di Scienze Storiche che si
doveva tenere a Varsavia dal 21 al 28 agosto 1933, dovevano essere presentate
le seguenti relazioni sul Risorgimento: 1) G. Volpe, I rapporti politici
diplomatici tra le grandi potenze europee e l’Italia durante il Risorgimento;
2) A. C. Jemolo, L’Italia religiosa del secolo XVIII; 3) Pietro Silva, Forze
e iniziative nazionali ed influenze straniere nell’opera dell’assolutismo
illuminato in Italia.
Antonio Lucarelli, La Puglia nel Risorgimento, storia
documentata, vol. I, Bari, Commissione provinciale di archeologia e storia
patria, 1931, pp. 455, L.
30. In
questo primo volume si giunge fino alla famosa cospirazione giacobina del
1793-94, dopo aver dato un quadro della vita pugliese nel sec. XVIII. Volume
necessario per comprendere la quistione meridionale. Pare che l’autore riesca a
dare un quadro impressionante delle condizioni terrificanti del popolo
pugliese. I fatti del ’93-94, non gravi in se stessi, acquistarono importanza
per la feroce reazione che si scatenò: prima emigrazione politica verso il
Nord, preparazione della rivoluzione napoletana del 1799).
Su Melchiorre Gioia cfr. la bibliografia (degli scritti del
Gioia) pubblicata da Angelo Ottolini nei «Libri del Giorno» del gennaio 1929 (Il
centenario di Melchiorre Gioia). Il primo libro del Gioia è una
dissertazione del 1796 presentata a un concorso bandito dall’Istituto della
Repubblica Cisalpina sul quesito «Quale dei governi liberi meglio i convenga
alla felicità dell’Italia». Il Gioia sostiene «la repubblica una e
indivisibile»; la sua dissertazione fu premiata, ma bisognerebbe vedere in
quanto essa è solo una elaborazione puramente ideologica della formula
giacobina. Nel 1815 pubblica Della costituzione di una monarchia nazionale
rappresentativa.
Guido Bustico, Gioachino Murat
nelle Memorie inedite del Generale Rossetti, «Nuova Antologia», fascicoli
del 16 maggio e 1° giugno e 16 giugno 1927.
Il generale Giuseppe Rossetti, piemontese di nascita,
francese di elezione, fu prima ufficiale superiore dell’esercito francese e poi
dell’esercito napoletano di Murat. Scrisse quattro grossi volumi di ricordi,
rimasti inediti, in francese, dal 20 dicembre 1796 al 6 novembre 1836, ricchi
di notizie politiche riguardanti l’Italia e la Francia. Il Bustico ne
assicura la serenità ed imparzialità e ne estrae notizie sulla «nuova politica»
di Murat dopo la battaglia di Lipsia (avvicinamento all’Austria), sulla
missione data a un certo G. Grassi nel marzo 1815 di recarsi nell’alta Italia e
vedere quali appoggi avrebbe avuto un’iniziativa di Murat per l’indipendenza
italiana, e sulla fuga di Murat da Napoli fino alla sua fucilazione.
I primi giacobini italiani. Cfr. Giulio Natali, Cultura e poesia in Italia
nell’età napoleonica Studii e saggi, Torino, Sten, 1930. (Lomonaco del Rapporto
a Carnot ha un saggio speciale molto interessante).
I giacobini italiani. Di
solito sono trattati assai male nei libri e negli articoli divulgativi e se ne
sa anche assai poco. Negli «Atti del XIV Congresso nazionale per la storia del
Risorgimento Italiano» (1927) è pubblicato uno studio di Renato Sòriga, L’idea
nazionale e il ceto dei «patrioti» avanti il maggio 1796, che rende noti
alcuni documenti estratti dal copialettere di Filippo Buonarroti. Da questo
studio si potranno avere dati bibliografici e indicazioni per studiare questo
primo periodo del liberalismo italiano.
Giacobinismo. Per avere una indicazione del modo di
considerare i francesi nel periodo giacobino e napoleonico si può citare dal
libro di Alessandro Andryane (Memorie di un prigioniero di Stato, passi
scelti da Rosolino Guastalla, Barbèra, Firenze, p. 214): il cancelliere
Schiller, quando l’Andryane riesce a farsi togliere i ferri dai piedi per una
storta, dice: «Diavoli di francesi! C’era ben ragione di chiamarli signori
tutto - si - può - quando - si - vuole». Questa fama di «volitivi» ossia di
volontaristi dei francesi nel periodo della grande Rivoluzione, presso gli
altri popoli ha un certo significato storico.
Piero Pieri, Il Regno di Napoli dal luglio 1799 al marzo
1806, Napoli, Ricciardi, 1928, pp. 314, L. 25. Studia la politica borbonica dopo
la prima restaurazione e le cause del suo crollo nel 1806, avvenuto pur non
essendoci all’interno nessuna forza contraria attiva e quando l’esercito
francese era ancora lontano. Studia il difficile regime delle classi nel
Mezzogiorno e il nascere del pensiero liberale che sostituisce il vecchio
giacobinismo del 1799. (Ma si può chiamare «giacobinismo» l’indirizzo politico
dei rivoluzionari napoletani del 1799?) Pare si tratti di un libro molto
interessante.
Per comprendere l’orientamento delle classi e il loro
sviluppo nel Mezzogiorno deve essere molto interessante anche il libro di A.
Zago: L’istruzione pubblica e privata nel Napoletano (1767-1860)
, Città di Castello, «Il Solco», 1927, pp. 228, L. 15. (Lo squilibrio
tra l’attività scolastica statale e quella privata si è avuto dopo il 1821: le
scuole private fioriscono, mentre l’attività statale decade: si costituisce
cosí uno strato di intellettuali nettamente separato dalle masse popolari e in
opposizione allo Stato, relativamente forte nella disgregazione politica
generale, a stento unificata esteriormente dalla repressione di polizia. Questo
argomento merita di essere approfondito).
Domenico Spadoni, Le Società
segrete nella rivoluzione milanese dell’aprile 1814, «Nuova Antologia» del
16 maggio 1929. Intervento della massoneria in quel movimento (culminato nell’uccisione
del ministro Prina) secondo gli atti di un processo per complotto militare,
trovati dallo Spadoni. Qualche particolare nuovo, ma non gran cosa.
Quando comincia il Risorgimento? Cfr. Arrigo Solmi, L’unità
fondamentale della storia italiana, Bologna, Zanichelli, 1927, pp. 58, L. 6. Su questo scritto
cfr. Francesco Collotti, Pretesti oratori, nel «Leonardo» del 20 maggio
1927, la risposta del Solmi nel «Leonardo» del 20 agosto successivo e la nota
di L. Russo alla risposta. Il Solmi trova nella «città» questa unità
fondamentale, ed è certo notevole il fatto che in molte città autonome si
verifichino simultaneamente le stesse riforme (non conosco il libretto del
Solmi e non so quindi come egli spieghi questo fatto precisamente). È da vedere
a questo proposito il libretto di Carlo Cattaneo, La Città considerata
come principio ideale delle istorie italiane, a cura di G. A. Belloni,
Vallecchi, Firenze, pp. 140,
L. 8: il Solmi ha preso dal Cattaneo il suo principio?
D’altronde cosa significa «città»? Non significa forse «borghesia», ecc.?
Cfr. A. Rossi, Le cause storico-politiche della tardiva
unificazione e indipendenza d’Italia, Roma, Cremonese, 1933, pp. 112, L. 8,00. (Il titolo
stesso è curioso e mostra come sia diffusa la concezione mitologico-fatalistica
nello studio del Risorgimento).
Un’opinione di Stendhal. Cfr. P. P. Trompeo, Stendhal
fra un Cardinale ed un Nunzio, «Nuova Antologia» del 1° febbraio 1935. Il
Trompeo, dopo aver enumerato alcuni giudizi dello Stendhal molto favorevoli
alla causa della libertà italiana e al valore dei patriotti italiani, come
Santarosa, ecc. (p. 445), estratti da Rome, Naples et Florence e da Promenades
dans Rome, conclude: «Ma giudicava che contro un’Austria sicura di sé ogni
tentativo d’insurrezione sarebbe fallito, anche per il poco seguito che aveva
nel popolo “l’innocence vertueuse et girondine” dei cospiratori, e che
d’altra parte un intervento a favore di una Italia ancora immatura per una
valida riscossa sarebbe stato per la
Francia un rischio troppo forte».
Confalonieri. In un articolo di Panfilo (Giulio
Caprin) nel «Corriere della Sera» del 26 settembre 1934, si dice: «Teresa,
consunta dagli strazi, doveva morire prima che il nuovo imperatore Ferdinando
facesse la grazia che Francesco aveva sempre negata all’aristocratico
cospiratore non pentito». Quel «non pentito» non è piú possibile dopo ciò che
Silvio D’Amico ha pubblicato sulla domanda di grazia fatta dal Confalonieri e
conservata nel museo italiano dello Spielberg. L’articolo del Caprin recensisce
il libro di Luigi Ceria, Vita di una moglie (Milano, Baldini e Castoldi,
L. 12) su Teresa e sulla vita «amorosa» di Federico non molto regolare. Col
titolo Confalonieri (romanzo), l’editore Treves ha pubblicato un volume
di Ricarda Huch (1934, L.
8).
Augusto Sandonà. Dopo l’armistizio il Sandonà ha
fatto ricerca negli Archivi viennesi per raccogliere la documentazione
ufficiale austriaca su una serie di avvenimenti del Risorgimento italiano.
Prima della guerra il Sandonà aveva pubblicato, tra l’altro: Contributo alla
storia de’ processi del ’21 e dello Spielberg, Torino, Bocca, 1911; L’idea
unitaria ed i partiti politici alla vigilia del 1848, in «Rivista d’Italia» del giugno 1914; Il regno
lombardo-veneto. La costituzione e l’amministrazione, Milano, Cogliati,
1912.
La rivoluzione del 1831. Nell’«Archiginnasio» (4-6,
anno XXVI, 1932) Albano Sorbelli pubblica e commenta il testo del Piano
politico costitutivo della Rivoluzione del 1831, scritto da Ciro Menotti. Il
documento era già stato pubblicato da Enrico Ruffini nel 1909 (?)
nell’«Archivio Emiliano del Risorgimento nazionale», fasc. 10 e 11. Anche il
volume di Arrigo Solmi sui fatti del ’31 si basa su questo piano. Ora si è
potuto, con un reagente, far rivivere lo scritto del Menotti e fotografarlo per
L’Archiginnasio.
Carlo Felice. È da leggere la biografia scrittane da
Francesco Lemmi per la «Collana Storica Sabauda» dell’ed. Paravia. Alcuni punti
rilevanti della biografia del Lemmi: l’avversione di Carlo Felice contro il
ramo Carignano: in alcune lettere scritte da Carlo Felice al fratello Vittorio
Emanuele nel 1804 si leggono contro i genitori di Carlo Alberto parole
«roventi», dettate da non si sa qual risentimento, e che giungono fino a
scongiurare come una vergogna quella non desiderata successione; Carlo Felice e
i moti del 1821. Nota il Lemmi che Carlo Felice non fece una politica italiana,
ma mirò ad estendere i suoi possessi.
Giuseppe Solitro, Due famigerati gazzettieri dell’Austria
(Luigi Mazzoldi, Pietro Perego), Padova, Draghi, 1927, L. 15. (Nella
recensione pubblicata dalla «Fiera Letteraria» del 16 dicembre 1928, Guido
Zadei scrive di possedere materiale inedito, e non sfruttato sul Mazzoldi e su
una curiosa polemica in cui Filippo Ugoni accusa il Mazzoldi di propaganda
comunista, che vorrà poi dire di propaganda per la riforma agraria in senso
austriacante).
Lamennais. Il Lamennais dovrà essere studiato per l’influsso che le
sue idee ebbero su alcune correnti culturali del Risorgimento, specialmente per
orientare una parte del clero verso le idee liberali e anche come elemento
ideologico dei movimenti democratico-sociali prima del ’48. Per la lotta del
Lamennais contro i gesuiti cfr. l’articolo Il padre Roothaan e il La Mennais, nella
«Civiltà Cattolica» del 3 agosto 1929. Il padre Roothaan divenne
generale della Compagnia di Gesú verso la fine degli anni 20 e morí, mi pare,
nel 1853; è quindi il generale che presiedette all’azione dei gesuiti prima e
dopo il ’48. Si potranno vedere nella «Civiltà Cattolica» altri articoli
sul Lamennais e sul padre Roothaan.
Angiolo Gambaro, Riforma
religiosa nel Carteggio inedito di Raffaello Lambruschini, 2 voll., G. B.
Paravia, 1926. Recenti opere di studiosi della preparazione spirituale del
Risorgimento: Ruffini, Gentile, Anzilotti, Luzio.
Raccogliere bibliografia in proposito. Il Lambruschini legato da relazioni
personali con molti protagonisti (liberali moderati) del Risorgimento,
esercitando un’influenza che il Gambaro sostiene di prim’ordine, finora
quasi ignorata (pour cause!) Il Gambaro mette in rilievo il tormento intimo
che l’associazione, nello stesso problema, dei termini politici e religiosi
suscitò in quella generazione, in una parte della quale prevalse la visione
politica, in altra la religiosa. Lambruschini espressione principale di questo
secondo gruppo. Gambaro sostiene che Lambruschini non sansimoniano, non
lamennaisiano, non giansenista, ma perfettamente ortodosso: i suoi accusatori,
spiriti malevoli o incapaci di comprendere. Concezione evangelica della
religione, in cui affiora il principio della libertà interiore concorde con
l’autorità. Precorse e superò con maggiore audacia ed estensione ideale il
blando riformismo del Rosmini e mirò a sanare un quadruplice ordine di piaghe
da lui stesso cosí riassunte (Gambaro, vol. I, p. CXCIX): «1) moltiplicare,
sminuzzare, materializzare il culto esterno, e trascurare il sentimento;
2) falsare il concetto morale e il concetto delle relazioni nostre con Dio; 3)
soggiogare le coscienze, annullare la libertà per abuso dell’autorità
sacerdotale; 4) sostituire alla fede ragionevole una stupida credulità». (Cenni
dalla «Nuova Antologia» del 16 aprile 1927).
(In queste riesumazioni non si tiene abbastanza conto, per
valutare l’importanza storica e l’influsso di questi «eroi» del Risorgimento,
che la loro opera si esaurí quasi completamente nei carteggi privati e rimase
clandestina).
Il padre Gioacchino Ventura. Libro di Anna Cristofoli: Il pensiero religioso di Padre
Gioacchino Ventura, Milano, Soc. Ed. «Vita e pensiero», 1927, in 8°, pp. 158.
Recensione in «Fiera Letteraria» del 15 gennaio 1928 di Guido Zadei, molto
severa. Il Ventura, frate siciliano, avrebbe subito l’influenza del Bonald, del
Lamennais, del De Maistre. Lo Zadei cita un volume del Rastoul, Le Père
Ventura, Paris, 1906,
in 16°, pp. 189. (Clero e intellettuali). (L’influenza
del Lamennais).
Cfr.il saggio di Gioacchino Volpe: Italia ed Europa
durante il Risorgimento, nella «Nuova Antologia» del 16 agosto 1933. È un
abbozzo molto «descrittivo» della politica internazionale europea nei riflessi
con la situazione italiana. Utile come catalogo di fatti, ma senza studio e
approfondimento dei nessi storici. Storia del tipo Rinaudo. Che l’equilibrio
europeo sia stato un elemento del processo storico italiano e viceversa è
appena accennato, ma quale nesso generale tra le due serie di eventi, tra i due
processi? E si trattò di «due» processi o di uno solo? E se si trattò di un
solo processo storico, quale peso dare all’iniziativa o alla passività
italiana, ecc.? (È da richiamare il libro di Omodeo L’età del Risorgimento che
fin dal titolo, o almeno nel titolo, falsifica il giudizio storico e l’opera
del Croce, Storia d’Europa, che ponendo un solo processo storico
europeo, esalta la passività e tien conto solo di essa, in quanto tralascia il periodo
storico «militante», ecc.). In ogni modo, lo studio del Volpe è utile, perché
riassume, «descrittivamente», sia pure, la situazione politica internazionale
che condizionò il Risorgimento italiano.
Il nodo storico 1848-49. Cfr. Carlo Pagani, Dopo Custoza
e Volta nel 1848 (nella «Nuova Antologia» del 1° marzo 1929). Riporta
alcuni documenti inediti tratti dall’Archivio Casati di Milano, non essenziali,
ma significativi per vedere la crisi politica di quel momento, crisi politica
che fu uno degli elementi principali della disfatta militare: mancanza di un
indirizzo unitario politico ben stabilito e risoluto, esitazioni, azione
irresponsabile delle cricche reazionarie, nessuna cura per i bisogni
dell’esercito come massa umana, ecc.
L’Inghilterra era contraria all’intervento militare della
Francia a favore del Piemonte: Palmerston dichiarò che l’intervento francese
avrebbe scatenato una guerra europea, perché l’Inghilterra non l’avrebbe
tollerato, mentre solo mollemente appoggiava il Piemonte in via diplomatica per
evitare una disfatta rovinosa e mutamenti territoriali troppo favorevoli
all’Austria. L’articolo del Pagani è da rivedere in caso di ricostruzione degli
avvenimenti del ’48-49 per trovare elementi di concordanza e di sussidio di
altri documenti.
Per le vicende del Ministero Casati-Gioberti (luglio-agosto
1848) cfr. la lettera del Gioberti a Giuseppe Massari, pubblicata con proemio
dal senatore Matteo Mazziotti, nella «Nuova Antologia» del 16 giugno 1918. Per
la missione di Carlo d’Adda in Francia e Inghilterra svolta per incarico del
governo provvisorio di Milano, cfr. Carlo Pagani nel Resoconto del Congresso
Storico di Trento nel 1926 (discorso: Il Governo provvisorio di Milano
nel 1848 e il Trentino); Carlo Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo
all’agosto del 1848, Ed. Cogliati, Milano (con documenti tratti dal Museo
Storico del Risorgimento di Milano e specialmente dagli archivi Casati, d’Adda,
Arese Giulini-Crivelli, Restelli).
Nesso 1848-49. Su Carlo Alberto e i tentativi fatti
nel 1931 per modificare il giudizio tradizionale (sfavorevole), cfr. lo studio
di Pietro Silva nella «Cultura» dell’agosto-settembre 1931.
Giorgio Macaulay Trevelyan, Daniele
Manin e la rivoluzione veneziana del ’48. Con pref. di P. Orsi, Zanichelli,
L. 35.
Italo Raulich, Storia del
Risorgimento politico d’Italia, Zanichelli, cinque volumi, vol. IV,
marzo-novembre 1848, L.
32; vol. V, 1849, L.
36.
Correnti popolaresche. Per i movimenti popolari di
sinistra del ’48-49 è da vedere: Nicola Valdimiro Testa, Gli Irpini nei moti
politici e nella reazione del 1848-49, Napoli, R. Contessa e Fratelli, 1932, in 8°, pp. 320, L. 15.
I volontari. Sui volontari alcune osservazioni acute
si trovano nelle Memorie di Leonetto Cipriani, specialmente per i
volontari toscani e per il modo con cui furono trattati dall’esercito
piemontese nel 1848. Le Memorie del Cipriani sono da leggere anche per
alcune impressioni vive sugli avvenimenti del Risorgimento.
Il «mutuo insegnamento». Per l’importanza che
ha avuto nel moto liberale del Risorgimento il principio e la diffusione
pratica del «mutuo insegnamento», cfr. i due volumi di Arturo Linacher su
Enrico Mayer, che fu uno dei maggiori collaboratori dell’«Antologia» e del
Vieusseux e uno dei maggiori divulgatori del nuovo metodo pedagogico.
Giovanni Maioli, Il fondatore della Società Nazionale,
Società Nazionale per la Storia
del Risorgimento, Roma, 1928 (contiene 22 lettere di Giorgio Pallavicino e di
Felice Foresti sul periodo 1857-58, quando il Pallavicino, presidente della
Società Nazionale di cui era segretario G. La Farina, lavorava a creare il blocco liberale di
destra e del centro su due caposaldi: «opinione italiana», «esercito sardo». Un
detto del Pallavicino: «il rivoluzionario italiano, uomo fortissimo sul campo
dell’azione, è troppo spesso un fanciullo in quello del pensiero»).
È da rilevare che nell’attuale storiografia del
Risorgimento, che è tendenziosissima a modo suo, si dà come «acuto realismo
politico» tutto ciò che coincide col programma piemontese dei moderati: è un giudizio
del senno di poi abbastanza ingenuo e poco acuto: corrisponde alla concezione
dei «Gesta dei per Allobrogos» riverniciata e spolverata di qualche concetto
moderno.
Garibaldi. Cfr. Emanuele Librino, L’attività
politica di Garibaldi nel 1861, «Nuova Antologia», 16 febbraio 1931.
Pubblica una piccola nota di Garibaldi al generale Medici in cui si dice che la
ragione principale del conflitto con Cavour è questa: Cavour vuole un governo
costituzionale tipo francese, con un esercito stanziale che potrà essere
impiegato contro il popolo; Garibaldi vuole un governo all’inglese, senza
esercito stanziale, ma con la nazione armata. Tutto qui il contrasto
Cavour-Garibaldi? Si può vedere la scarsezza di capacità politica del Garibaldi
e la non sistematicità delle sue opinioni.
Il passaggio di Garibaldi in
Calabria nel 1860. Ricordare la quistione
sull’atteggiamento di Vittorio Emanuele in questo momento e il biglietto
riservato che avrebbe mandato a Garibaldi. Il Ferraris, nella «Nuova Antologia»
del 1° gennaio 1912 ha
scritto un articolo, Vittorio Emanuele e Garibaldi ed il passaggio del Faro
nel 1860. Da documenti storici.
Mazzini e Garibaldi. Cfr. l’articolo di A. Luzio nel
«Corriere della Sera» del 31 maggio 1932, Garibaldi e Mazzini.
Sul Risorgimento e il Mezzogiorno.
I libri di Marc Monnier, Notizie
storiche sul brigantaggio nelle province napoletane, da Fra diavolo al
1862, e La Camorra,
mystères de Naples.
Nella «Nuova Antologia» del 1°
ottobre 1930, Francesco Moroncini, Lettere inedite di Carlo Poerio e di
altri ad Antonio Ranieri (1860-66). Interessante per il periodo storico e
per la quistione politica del Mezzogiorno.
Il trasporto della capitale da
Torino a Firenze e le stragi di settembre.
Cfr. il volume Confidenze di Massimo d’Azeglio a cura di Marcus de
Rubris (Mondadori, Milano, 1930); si tratta del carteggio di Massimo d’Azeglio
con Teresa Targioni Tozzetti. Il carattere del d’Azeglio vi appare in rilievo,
coi suoi livori, il suo scetticismo, il suo piemontesismo. Alcune osservazioni
che fa sui fatti del settembre sono però utili e interessanti.
[Sommossa di Palermo del 1866.] Al momento della
sommossa era prefetto a Palermo Luigi Torelli, sul quale cfr. Antonio Monti, Il
conte Luigi Torelli, Milano, R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 1931, in 8°, pp. 513, L. 30. Dopo la
repressione il Torelli ebbe la medaglia d’oro al valor civile. Il libro è da
vedere anche perché il Torelli ebbe in tutto il Risorgimento una funzione
abbastanza significativa.
La morte di Vittorio Emanuele II. In una lettera di Guido Baccelli a Paulo Fambri, del 12
agosto (forse 1880, poiché manca l’anno e il 1880 è un’ipotesi del Guidi)
pubblicata da Angelo Flavio Guidi (L’Archivio inedito di Paulo Fambri,
«Nuova Antologia» del 16 giugno 1928) è scritto: «Il cuore di tutta
Italia sanguina ancora al ricordo della morte del glorioso Vittorio Emanuele:
quella immensa sciagura però poteva essere cento volte piú grande se non si
fossero guadagnate colla aspirazione dell’ossigeno parecchie ore di vita».
(Seguono puntini, dell’editore Guidi, perché completano tutta la linea, non
sono cioè i soliti puntini di sospensione). Cosa significa?
Cfr. Emanuele Librino, Agostino Depretis prodittatore in
Sicilia (Documenti inediti sulla Spedizione dei Mille: lettere di Garibaldi,
Cavour, Farini, Crispi, Bixio e Bertani), «Nuova Antologia» del 16 dicembre
1930. Quistione dell’annessione immediata: lotte tra Partito d’Azione e
moderati. Di fronte al Partito d’Azione, che non volle fare appello ai
contadini, vittoria della politica di Cavour che trovò i suoi alleati nei
latifondisti che volevano l’annessione immediata. Si trovano accenni
interessanti a questo proposito: richieste di carabinieri sardi, ecc. I
latifondisti non volevano restare sotto la minaccia di un movimento popolare
per le terre ed erano diventati unitari spasimanti. (L’articolo deve essere
messo insieme al libro di Crispi sui Mille).
Gli scritti del padre Carlo Maria Curci. Gli scritti
del padre Curci, dopo la sua conversione al cattolicismo liberale, sono utili per
ricostruire la situazione italiana intorno al 1880. La conversione del Curci,
celebre e battagliero gesuita della «Civiltà Cattolica», rappresenta, dopo il
1870, uno dei maggiori colpi ricevuti dalla politica vaticana di boicottaggio
del nuovo Stato unitario e l’inizio di quel processo molecolare che trasformerà
il mondo cattolico fino alla fondazione del Partito Popolare. Alcuni scritti
del padre Curci dopo la conversione: Il moderno dissidio tra la Chiesa e l’Italia,
considerato per occasione di un fatto particolare, 2. ed. migliorata ed
accresciuta, in 8°, pp. XII-276, 1878, L. 4,50; La nuova Italia e i vecchi
zelanti. Studi utili ancora all’ordinamento dei partiti parlamentari, in
8°, pp. VIII-256, 1881, L.
5,25; Il Vaticano Regio, tarlo superstite della Chiesa Cattolica. Studi
dedicati al giovane clero ed al laicato credente, in 8°, pp. VIII-336, 1883, L. 4,50; Lo
scandalo del Vaticano Regio, duce la Provvidenza, buono a qualche cosa, in 8°, pp.
XVI-136, 1848, L.
2,25. (Questi volumi sono ancora in vendita presso l’Utet di Torino, secondo il
catalogo del 1928).
Pietro Silva, Bilanci
consuntivi: La
Storiografia, nell’«Italia che scrive» del settembre
1928. Interessante nota bibliografica sulle piú recenti pubblicazioni storiche
italiane. Da tener presente. Deve essere interessante, per le mie particolari
ricerche, il volumetto di Arrigo Solmi, L’unità fondamentale della storia
italiana (ed. Zanichelli), diretto a rintracciare e ad additare nella storia
della penisola una continuità nazionale mai spezzata dai tempi di Roma in poi.
Concezione interessante, ma certamente indimostrabile e riflesso indubbio degli
attuali bisogni di propaganda. (Contro questa tesi: Croce e Volpe).
Albano Sorbelli, Opuscoli,
stampe alla macchia e fogli volanti riflettenti il pensiero politico italiano
(1830-35). Saggio di bibliografia storica, Firenze, Leo S. Olschki, 1927,
pp. LXXXVIII-273, L.
70.
Il Sorbelli registra quasi un migliaio di fogli volanti e
opuscoli, raggruppati in ordine cronologico e con un cenno del contenuto. Nella
prefazione studia le correnti di pensiero di quegli anni, che si raggrupperanno
nei partiti piú tardi.
Storie regionali. La Liguria e Genova. Cfr. Carlo Mioli, La Consulta dei Mercanti genovesi.
Rassegna storica della Camera di Commercio e Industria, 1805-1927, Genova,
1928. È recensito e riassunto nella «Civiltà Cattolica» del 17 agosto 1929.
Deve essere molto interessante e importante per la storia economica di Genova
nel periodo del Risorgimento e poi nel periodo dell’unità fino alla
sostituzione dei Consigli d’Economia alle Camere di Commercio. Il Mioli era il
segretario dell’ultima Camera di Commercio. Il libro ha una prefazione
dell’avv. Pessagno, addetto all’archivio storico di Genova.
Giolitti. Articolo nella «Nuova Antologia» del 1° agosto 1928 su G.
Giolitti di Spectator (che deve essere Mario Missiroli). L’articolo è
interessante e bisogna servirsene nel caso di trattazione dello stesso
argomento. Giolitti e il movimento operaio e socialista, Giolitti e il
dopoguerra, ecc. Molti aspetti della politica di Giolitti sono appena sfiorati:
in realtà il nocciolo della sua azione non è toccato, sebbene ci siano accenni
che potrebbero far pensare che il Missiroli avrebbe potuto dire di piú.
Recensione del libro del Bonomi sul Bissolati nell’«Italia che scrive»
del maggio 1929, di Giuseppe A. Andriulli. (Bisognerebbe poter seguire tutte
queste recensioni di simili libri, specialmente se dovute a ex socialisti come
l’Andriulli).
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