Incomincia a diventare popolare
l'istituzione anglosassone dei «giorni». Si legge nei giornali della
celebrazione in trincea del «giorno delle madri», della celebrazione, in
Inghilterra o negli Stati Uniti, del «giorno dell'Italia», del «giorno
dell'alleanza», del «giorno dell'Impero».
L'istituzione è simpatica. È
schiettamente democratica, cioè capitalistica. Poiché i cittadini è meglio
pensino il meno possibile durante gli affari e il lavoro, si è applicato il
metodo Taylor al pensiero e ai ricordi. Per ogni movimento dello spirito, cosí
come del corpo, il suo momento. Si stabilisce un calendario
spirituale-politico-sociale. Invece di celebrare il martirio di S. Lorenzo, o
le virtú di S. Zita, o i miracoli della madonna di Caravaggio, per un giorno
intero si pensa alle madri lontane, oppure si riflette all'utilità politica di
un'alleanza con l'Italia, o si gioisce per la grandezza dell'Impero di S. M.
Britannica.
L'istituzione è simpatica. Del
resto i lavoratori di tutto il mondo sono stati i primi a riconoscerla tale e
da qualche decina d'anni hanno fatto entrare nella tradizione il «giorno del
lavoro», il Primo Maggio. Perché non dovrebbero anche i borghesi accogliere
altri giorni, o adottare l'istituzione agli e usi locali»? Sarebbe una prova di
maturità economica e politica (ma forse appunto per questo non metterà radici
tanto presto). Pensate infatti. Il regime economico scioglie tutti i vincoli
che uniscono gli individui gli uni agli altri. Il lavoro d'officina, l'ufficio,
il viaggiare per affari, il servizio militare, determinano un continuo spostarsi
degli individui, rarefanno i contatti intellettuali, rendono nervose e
saltellanti le conversazioni, gli scambi d'opinione. La società viene
disgregata dall'azione dell'economia capitalistica, nei suoi organi morali e
politici piú efficaci: la famiglia, il comune, la regione. Gli individui
reagiscono a quest'azione dissolvente e stabiliscono le date fisse: in una
domenica tra tutti gli individui di una nazione si disserta sull'amore
familiare, su un problema istituzionale, su una questione di politica internazionale.
Risuscita, a data fissa, la comunione spirituale, la società che il regime ha
dissolto; risuscita ampliata, con orizzonti piú vasti, ricca di valori nuovi.
In queste creazioni della civiltà capitalistica c'è indubbiamente una grandezza
che impone rispetto: rispetto che vorremmo fosse sentito per il «giorno del
lavoro» che celebrato in tutto il mondo dà già una misura per il paragone di
grandezze tra l'Impero borghese e l'Internazionale socialista.
L'istituzione non si radicherà
subito fra la borghesia italiana, ma perché non potrebbe diffondersi per opera
del proletariato? Quale efficacia non avrebbe per la propaganda il giorno della
Rivoluzione russa, il giorno del proletariato inglese, tedesco, francese,
americano, ecc., il giorno dei contadini, il giorno delle donne, ecc.?
Sapere che nello stesso momento
tante folle pensano allo stesso argomento, si comunicano riflessioni e giudizi
sul medesimo problema, amplia la visione della vita, accresce l'intensità e
l'efficacia del pensiero. Il proletariato anticipa i momenti storici attraverso
i quali la società borghese deve passare. La sofferenza acuisce la fantasia e
provoca la visione drammatica del mondo futuro nelle sue manifestazioni di
solidarietà e comunione, degli spiriti e del pensiero, e qualcuna di queste
manifestazioni può incominciare a riprodursi già ora, pur nell'ambiente
avverso. Sono esse come le palafitte della città nuova che il proletariato
getta fin d'ora nella melma viscida della palude presente.
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