L'Unità ha sermoneggiato Il
Grido e il Partito socialista in genere per una frase apparsa in queste
colonne: «l'atteggiamento del Partito socialista ha indubbiamente giovato a
quel poco di fortuna che hanno avuto le soluzioni democratiche che il gruppo
dell'Unità propugna per i problemi nazionali».
L'Unità ci accusa di
volere usurpare i suoi meriti, con molto spirito ricorda il «venerabile
compagno Greulich», parla di sagrestani e cardinali del socialismo, ricorda le
nostre responsabilità per Caporetto, le quali se sono «in proporzioni assai
minori che i socialisti credono (!)» non pertanto risulterebbero terribili se
la frase del Grido volesse dire che i socialisti «lavorando a provocare
quelle sventure hanno lavorato a rendere necessari certi provvedimenti». Strano
modo di concepire le responsabilità, se esse diminuiscono e si ampliano per
virtú di una frase staccata.
Il Salvemini è, anche in questo
particolare caso, vittima del suo messianismo culturale.
Perché egli confonde la fortuna
che la soluzione di un problema può avere idealmente e la fortuna che la stessa
soluzione avrà politicamente.
La soluzione salveminiana del problema adriatico è
tutt'altro che accettata. Si è solamente ottenuto il permesso di discuterla e
diffonderla, si è ottenuto solo ciò che dovrebbe essere condizione permanente
della vita politica in un paese liberale. Perché essa venga tradotta in realtà,
diventi fatto politico, è necessario che sia fatta propria da una energia sociale
organizzata. Esiste in Italia una forza politica capace di far ciò? Capace di
assumere la responsabilità del potere, se ciò fosse necessario, per attuare
questa soluzione?
Risolverlo nella sua integrità
democratica significa imprimere un determinato indirizzo alla vita nazionale,
perché esso dipende da una concezione vasta secondo la quale anche altri
problemi devono essere risolti coordinatamente.
Forze organizzate di tal genere
in Italia non esistono all'infuori del Partito socialista e dello Stato. Il
Partito socialista risolverebbe il problema socialisticamente, coordinandolo
alle soluzioni degli altri problemi, secondo la sua «giustizia» [una riga
censurata].
Rimane lo Stato, il governo, che
spontaneamente non farà propria la soluzione salveminiana, ma può adottarla
empiricamente per imposizione esteriore. E questa imposizione, indirettamente,
solo il Partito socialista può esercitarla, finché esso rappresenta una
opposizione minacciosa. Tra il programma di Zimmerwald [una riga censurata]
e le soluzioni imperialistiche, c'è la probabilità che il governo, per comporre
l'insanabile dissidio, adotti la soluzione democratica. L'esistenza di questa
probabilità spiega la poca fortuna che Salvemini ha avuto, ed essa è
condizionata dall'atteggiamento intransigente del Partito socialista. Ciò
significa la frase del Grido, e il significato balzava da tutto il
contesto.
Salvemini vi ha trovato un
motivo per sermoneggiare, per ripetere i suoi luoghi comuni sui cardinali e i
sagrestani, sul pervertimento morale e intellettuale dei socialisti che
avrebbero «dissociata sistematicamente in tutta la loro propaganda l'idea della
pace dall'idea di giustizia».
Perché Salvemini dissocia l'idea
di giustizia dall'idea di garanzia (e unica garanzia per i socialisti è la
dittatura del proletariato internazionale), dissocia l'idea di cultura politica
da quella di organizzazione economica e politica, dissocia l'idea di azione e
di efficacia dell'azione dal fatto delle condizioni generali di cultura e di
forza. Gli rimane la passione messianica che lo fa rientrare tra i politici del
«se», che lo rende inconsapevolmente elemento di indisciplina e di disordine.
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