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Antonio Gramsci
Scritti politici I

IntraText CT - Lettura del testo

  • 1919
    • Il paese di Pulcinella
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1919

Il paese di Pulcinella60

 

Quotidianamente i giornali ufficiosi di questo o quello dei pascià irresponsabili e incontrollati che costituiscono il ministero Orlando pubblicano un bollettino sanitario sulla censura. Appena avantieri il Popolo Romano annunciava:

Apprendiamo col piú vivo piacere da fonte sicura che dal ministero dell'Interno sono state impartite disposizioni perché l'ufficio di censura si attenga scrupolosamente agli ultimi decreti luogotenenziali evitando esagerate interpretazioni e conseguenti reclami.

Le nuove disposizioni impartite non faranno mutare minimamente le cose: continueranno a soggiacere al regime di arbitrio che da quattro anni ha ridotto i «figli di Roma» al rango di una tribú di cannibali della Papuasia.

I dottrinari del diritto costituzionale discutono sulla formula che definisca lo Stato italiano. È lo Stato italiano parlamentare, costituzionale, assoluto? O contempera brillantemente in una sintesi, riflesso delle qualità eminentemente pragmatiche del popolo nostro, tutto ciò che di buono è risultato dalle esperienze democratiche degli altri popoli? Lo Stato italiano, attraverso l'esame della guerra, ha finalmente rivelato la sua intima essenza: esso è lo Stato di Pulcinella, è il dominio dell'arbitrio, del capriccio, dell'irresponsabilità, del disordine immanente, generatore di sempre piú asfissiante disordine. Negli Stati assoluti esiste un solo autocrate, depositario della sovranità e del potere: nel paese di Pulcinella gli autocrati si moltiplicano per generazione spontanea: la tribú dei segretari e sottosegretari di Stato è un semenzaio di poteri autocratici, ognuno dei quali opera per conto proprio, fa, disfa, accavalla e distrugge, distrugge la ricchezza nazionale; sono autocrati i prefetti, i sottoprefetti, i questori che unificano la farragine di disposizioni, circolari, decreti nel proprio buon piacere; i censori che, scelti col criterio della beneficenza, per assicurare una decorosa vecchiaia ai falliti del giornalismo e della burocrazia, mangiano la foglia... sonniniana-conservatrice e tagliano e deturpano l'Avanti! preoccupandosi solo di perpetuare il loro canonicato e i lauti appannaggi correlativi: i generali, i delegati, i questurini. Ognuno di questi «servitori» del potere esecutivo ha trasformato la sfera della sua azione in una satrapia indipendente dalle leggi generali, in uno Stato nello Stato, dove l'abuso e il sopruso sono la quotidiana attività, che travolge e dissolve le tradizioni, la sicurezza, gli interessi cosiddetti legittimi, le gerarchie sentimentali e autoritarie, i rapporti sociali.

Attraversiamo la fase critica del processo dissolutivo dello Stato capitalista, costretto dagli avvenimenti a strafare quando è incapace al semplice fare, che interviene nella sfera d'azione delle private iniziative e determina solo confusione, turbamento, arresti di sviluppo, che proclama a gran voce libertà e ordine, e trema per ogni parola eterodossa, per ogni affermazione teorica di principio. Lo Stato italiano è lo Stato di Pulcinella, dove nessuno comanda perché un'infinità di irresponsabili comandano, dove nessuno crea, perché gli incompetenti riddano attorno agli stipendi e alle sinecure, dove il domani è buio perché non esiste un'attività generale organizzata che segua rettilineamente una via conosciuta. È il paese del disordine permanente, della censura permanente, dello stato d'assedio permanente, anche se decreti e disposizioni particolari annunziano, confermano, ripetono, avvertono, assicurano. Esiste piú uno Stato? Esistono piú leggi generali? Esiste piú una gerarchia d'autorità che effettivamente riesca a ottenere obbedienza dai subalterni? Pulcinella trema; egli ha sentito rumore e il terrore bianco gli ha fermato il cuore, gli ha spezzato i tendini, gli ha atrofizzato il cervello.






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60 Non firmato, Avanti!, ediz. piemontese, 30 gennaio 1919.





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