Alcuni compagni di Torino e
della regione piemontese (dove specialmente la nostra rassegna è diffusa) ci
informano che il lavoro di propaganda da loro svolto per la diffusione dell'Ordine
Nuovo tra gli operai e contadini, non dà quei risultati permanenti che essi
vorrebbero, perché molti compagni trovano che gli articoli da noi pubblicati
sono «difficili». Dalle conversazioni avute con questi amici dell'Ordine
Nuovo, abbiamo tratto queste conclusioni: — Psicologicamente, il periodo
della propaganda elementare, cosiddetta «evangelica», è superato. Le idee
fondamentali del comunismo sono state assimilate anche dai ceti piú arretrati
della classe lavoratrice. È incredibile quanto abbia contribuito a ciò la
guerra, la vita di caserma e la necessità in cui si è trovata la gerarchia
militare di sviluppare una sistematica ed assillante propaganda anticomunista,
che ha diffuso e inchiodato nei cervelli piú refrattari i termini elementari
della polemica ideale tra capitalisti e proletari. I primi princípi debbono
ormai ritenersi sottintesi: dall'«evangelo» bisogna passare alla critica e alla
ricostruzione. Le esperienze comuniste di Russia e di Ungheria attraggono
irresistibilmente l'attenzione. Si è avidi di notizie, di dimostrazioni logiche
(siamo pronti in Italia? saremo all'altezza del nostro compito? quali errori è
possibile evitare? ecc.), di critica, di critica, di critica, e di concetti
pratici sperimentali. Ma qui si rivela la povertà di cultura politica — nel
senso di esperienza «costituzionale» — del popolo italiano: il Parlamento
italiano è stato sempre una cosa morta; mai in Italia si sono avute grandi
battaglie tra le istituzioni popolari dello Stato (Camera dei deputati, enti
locali) e le istituzioni rappresentanti la Corona o le classi piú conservatrici
(Senato, Ordine giudiziario, potere esecutivo), che si sono invece verificate
in Inghilterra e in Francia.
Questa crisi in cui si dibatte
il proletariato italiano, preso tra l'ardente desiderio di sapere e
l'incapacità di soddisfarlo individualmente, deve essere e può essere risolta.
E può essere e deve essere risolta col metodo che è proprio della classe degli
operai e contadini, col metodo comunista, col metodo dei Soviet. La conquista
delle otto ore lascia un margine di tempo libero che dev'essere dedicato al
lavoro di cultura in comune. Bisogna convincere gli operai e i contadini che è
loro interesse sottoporsi a una disciplina permanente di cultura, e farsi una
concezione del mondo, del complesso e intricato sistema di relazioni umane,
economiche e spirituali, che dà una forma alla vita sociale del globo. Questi
Soviet di cultura proletaria dovrebbero essere promossi, presso i circoli e i
fasci giovanili, dagli amici dell'Ordine Nuovo e diventare focolari di
propaganda comunista concreta e realizzatrice: vi si dovrebbero studiare i
problemi locali e regionali, vi si dovrebbero raccogliere elementi per
compilare statistiche sulla produzione agricola e industriale, per conoscere le
necessità urgenti, per conoscere la psicologia dei piccoli proprietari ecc.
ecc.
Riflettano i compagni su queste
considerazioni: la rivoluzione ha bisogno, oltre che di eroismo generoso, anche
e specialmente di tenace, minuto, perseverante lavoro.
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