Noi
che siamo stati e siamo internazionalisti di fatto, lo risaremo domani anche di
diritto, perché non è possibile che i socialisti tedeschi e tanto meno quelli
francesi, inglesi e russi, che hanno accettato in casa loro il fatto della
guerra, vogliano condannare noi.
Cosí Guido Podrecca nella sua
conferenza al salone Ghersi, tutta striata di quella leggerezza e di quel
facilonismo ciarlatanesco che fu una delle cause maggiori del suo tramonto
dalla vita politica e della sua morte, ahimè quanto precoce. Perché Guido
Podrecca dimentica che anche prima della guerra egli era stato seppellito con
tutti gli onori, che la tiratura del suo foglietto anticlericale era
spaventosamente discesa, e che ormai in Italia a prenderlo sul serio non erano
rimasti che i sagrestani e i parroci di campagna, che dall'alto del pulpito
tuonavano contro l'anticristo al cospetto delle folle esterrefatte. Il
proletariato ormai educato alla esperienza viva e palpitante della lotta di
classe, ne aveva abbastanza di questo falso profeta che con tutta la
superficialità fatua di una cultura da spazzaturaio, continuava nel vecchio
anticlericalismo smidollato e di maniera, mostrando nel prete l'eterno nemico,
l'unico nemico, falsando incoscientemente la storia e intorpidando il limpido
corso delle lotte sociali. Chi aveva superato tutti i Bevioni, tutti i
Castellini e i Piazza del giornalismo giolittiano nello sparar grosso sulla
fertilità, sulla feracità della terra promessa libica, non aveva piú diritto di
appartenere alla famiglia del proletariato italiano, e la sua espulsione, breve
e recisa, non suscitò rimpianti né echi di dolore. Il ramo secco cadeva
dall'albero vigoroso per esaurimento delle linfe vitali e il fuoco fatuo
vaneggiante nelle sue barzellette di cattiva lega sul marito dell'amica, veniva
riassorbito dalla grassa terra dei camposanti. Era passato il tempo che il
socialismo, pur di trovar presa nelle masse disorganizzate, si trastullava con
tutti gli scolaticci degli scandali da sacco nero, e bussava e picchiava
disperatamente a tutti gli usci e si disperdeva nei blocchi demomassonici pur
di potersi affermare, pur di far scivolare nel tumulto piazzaiolo la propaganda
di un principio suo, tutto suo. Oramai il processo di individuazione era
compiuto, e incominciava quello di isolamento, di opposizione a tutti i cugini
di primo, secondo, terzo grado che s'aggrappavano alla trionfalmente robusta
nuova personalità. E Podrecca e soci furono tagliati fuori, e passarono alla
preistoria, al caos, al regno dell'indistinto. La loro voce arriva ormai fiacca
e scialba alle nostre orecchie, come una voce di oltretomba. Il giudizio è
inappellabile, onorevoli vittime dell'intransigenza e del domenicanismo
socialista. Continuate pure a frugare nelle cloache con la fiocina del
ciccaiolo, per la pesca di scandaletti di sacrestia, a blaterare contro la Kultur tedesca,
contro Kant, contro tutti quelli che sono troppo in alto perché le unghiette
vostre di bambini imbizziti possano scalfire. Continuate ad attaccarvi al rogo
di Giordano Bruno per farne sprizzare qualche favilla di popolarità. Appunto
Giordano Bruno ha insegnato che si deve essere implacabili contro gli
spropositanti, e che quando si vuole ottenere uno scopo e si vuole far
trionfare una verità, bisogna isolarsi ed essere intransigenti e domenicani.
|