Personalmente
e anche per conto di molti altri, approvo la proposta del compagno Pellegrino
per l'istituzione di un'Associazione di cultura fra i compagni torinesi e non
torinesi qui residenti.
Credo
che, nonostante il momento poco favorevole, essa possa effettuarsi benissimo.
Sono molti i compagni che per immaturità di convinzioni, e per insofferenza
dell'opera minuta che è necessario svolgere, si sono allontanati dalle
organizzazioni per lasciarsi trascinare ai divertimenti. Nell'Associazione
troverebbero un soddisfacimento ai loro istintivi bisogni, troverebbero un
posto di riposo e di istruzione che di nuovo li affezionerebbe al movimento
politico, all'ideale nostro.
E
da questa iniziativa, alla quale i compagni tutti vorranno dare il loro
appoggio, potrebbe avere anche una soluzione il problema dei compagni inscritti
alle sezioni lontane, mai risolto appunto per la difficoltà di trovare un campo
di comune interesse nel quale svolgere un'attività.
L'Avanti! torinese ha
accolto con simpatia la proposta Pellegrino e le adesioni che essa ha
suscitato. Il Botto in questa sua lettera ha degli accenni di grande interesse,
che crediamo opportuno sviluppare e presentare ordinati all'attenzione dei
compagni.
A Torino manca una qualsiasi
organizzazione di cultura popolare. Dell'Università popolare è meglio non
parlare: essa non è mai stata viva, non ha mai avuto una funzione che
rispondesse ad un bisogno. È d'origine borghese, e risponde ad un criterio vago
e confuso di umanitarismo spirituale: ha la stessa efficacia degli istituti di
beneficenza, che credono con un piatto di minestra soddisfare ai bisogni
fisiologici dei disgraziati che non possono sfamarsi e muovono a pietà il
tenero cuore di lor signori.
L'associazione di cultura quale
i socialisti dovrebbero promuovere, deve avere scopi di classe e limiti di
classe. Deve essere un istituto proletario, con caratteri finalistici. Il
proletariato, a un certo momento del suo sviluppo e della sua storia, si
accorge che la complessità della sua vita manca di un organo necessario e se lo
crea, con le sue forze, con la sua buona volontà, per i suoi fini.
A Torino il proletariato ha
raggiunto un punto di sviluppo che è dei piú alti, se non il piú alto d'Italia.
La sezione socialista, nell'attività politica, ha raggiunto una individualità
ben distinta di classe; le organizzazioni economiche sono forti; nella
cooperazione si è riusciti a creare una istituzione potente come l'Alleanza
cooperativa. A Torino pertanto si capisce che sia nato e sia piú sentito il
bisogno di integrare l'attività politica ed economica con un organo di attività
culturale. Il bisogno di integrazione nascerà e si imporrà anche nelle altre
parti di Italia. E il movimento proletario ne acquisterà in compattezza e in
energia di conquista.
Una delle piú gravi lacune
dell'attività nostra è questa: noi aspettiamo l'attualità per discutere dei
problemi e per fissare le direttive della nostra azione. Costretti
dall'urgenza, diamo dei problemi soluzioni affrettate, nel senso che non tutti
quelli che al movimento partecipano si sono impadroniti dei termini esatti
delle questioni e pertanto, se seguono la direttiva fissata, lo fanno per
spirito di disciplina e per la fiducia che nutrono nei dirigenti, piú che per
un'intima convinzione, per una razionale spontaneità. Cosí avviene che, a ogni
ora storica importante, si verificano gli sbandamenti, gli ammorbidimenti, le
beghe interne, le questioni personali. Cosí si spiegano anche i fenomeni di idolatria,
che sono un controsenso nel nostro movimento, e fanno rientrare dalla finestra
l'autoritarismo cacciato dalla porta.
Non esiste la convinzione ferma
diffusa. Non esiste quella preparazione di lunga mano che dà la prontezza del
deliberare in qualsiasi momento, che determina gli accordi immediati, accordi
effettivi, profondi, che rafforzano l'azione.
L'associazione di cultura
dovrebbe curare questa preparazione, dovrebbe creare queste convinzioni.
Disinteressatamente, cioè senza aspettare lo stimolo dell'attualità, in essa
dovrebbe discutersi tutto ciò che interessa o potrà interessare un giorno il
movimento proletario.
Inoltre, esistono dei problemi,
filosofici, religiosi, morali, che l'azione politica ed economica presuppone,
senza che gli organismi economici e politici possano in sede propria discuterli
e propagandarne le soluzioni proprie. Essi hanno una grande importanza. Sono
essi che determinano le cosí dette crisi spirituali, e ci mettono tra i piedi,
ogni tanto, i cosí detti «casi». Il socialismo è una visione integrale della
vita: ha una filosofia, una mistica, una morale. L'associazione sarebbe la sede
propria della discussione di questi problemi, della loro chiarificazione, della
loro propagazione.
Sarebbe risolta in gran parte
anche la questione degli «intellettuali». Gli intellettuali rappresentano un
peso morto nel nostro movimento, perché in esso non hanno un compito specifico,
adeguato alla loro capacità. Lo troverebbero, sarebbe messo alla prova il loro
intellettualismo, la loro capacità di intelligenza.
Realizzando questo istituto di
cultura, i socialisti darebbero un fiero colpo alla mentalità dogmatica ed
intollerante creata nel popolo italiano dalla educazione cattolica e gesuitica.
Manca nel popolo italiano lo spirito di solidarietà disinteressata, l'amore per
la libera discussione, il desiderio di ricercare la verità con mezzi unicamente
umani, quali dà la ragione e l'intelligenza. I socialisti ne darebbero un
esempio attivo e fattivo, contribuirebbero potentemente a suscitare un nuovo
costume, piú libero e spregiudicato dall'attuale, piú disposto all'accettazione
dei loro princípi e dei loro fini. In Inghilterra e in Germania esistevano ed
esistono delle potentissime organizzazioni di cultura proletaria e socialista.
Nell'Inghilterra è specialmente nota la Società dei Fabiani che aderiva
all'Internazionale. Ha come suo compito la discussione profonda e diffusa dei
problemi economici e morali che la vita impone o imporrà all'attenzione del
proletariato, ed è riuscita a porre al servizio di questa opera di civiltà e di
liberazione degli spiriti una gran parte del mondo intellettuale e
universitario inglese.
A Torino, dato l'ambiente e la
maturità del proletariato, potrebbe e dovrebbe sorgere il primo nucleo di
un'organizzazione di cultura prettamente socialista e di classe, che
diventerebbe, col partito e la Confederazione del lavoro, il terzo organo del
movimento di rivendicazione della classe lavoratrice italiana.
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