Lo scioglimento della
Costituente, subito dopo la sua prima assemblea, non è solo un episodio di
violenza giacobina, come piace raffigurarlo ai giornalisti che non hanno ancora
compreso nulla di quanto sta succedendo in Russia.
La Costituente era il
mito vago e confuso del periodo prerivoluzionario. Mito intellettualistico,
continuazione nel futuro delle tendenze sociali che si potevano cogliere nella
parte piú appariscente e superficiale delle confuse forze rivoluzionarie di
prima della rivoluzione.
Queste forze si sono chiarite e
definite in gran parte, e sempre meglio vanno chiarendosi e definendosi. Esse
stanno elaborando spontaneamente, liberamente, secondo la loro natura
intrinseca, le forme rappresentative attraverso le quali la sovranità del
proletariato dovrà esercitarsi. Queste forme rappresentative non sono
riconosciute nella Costituente, in un parlamento cioè di tipo occidentale,
eletto secondo i sistemi delle democrazie occidentali. Il proletariato russo ci
ha offerto un primo modello di rappresentanza diretta dei produttori: i Soviet.
Ora la sovranità è ritornata ai Soviet. Definitivamente? La mancanza assoluta
di informazioni su ciò che si pensa e si sostiene in proposito negli ambienti
proletari russi, non permette alcuna risposta.
Conosciamo solo l'esteriorità
degli avvenimenti, non ne conosciamo l'intimo spirito che li avviva. Vediamo
nello scioglimento della Costituente solo l'apparenza violenta, il colpo di
forza. Giacobinismo? Il giacobinismo è un fenomeno tutto borghese, di minoranze
tali anche potenzialmente. Una minoranza che è sicura di diventare maggioranza
assoluta, se non addirittura la totalità dei cittadini, non può essere
giacobina, non può avere come programma la dittatura perpetua. Essa esercita
provvisoriamente la dittatura per permettere alla maggioranza effettiva di
organizzarsi, di rendersi cosciente delle intrinseche sue necessità, e di
instaurare il suo ordine all'infuori di ogni apriorismo, secondo le leggi
spontanee di questa necessità [tre righe e tre quarti censurate].
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