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Antonio Gramsci Scritti politici I IntraText CT - Lettura del testo |
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L'intransigenza di classe e la storia italiana47
La Stampa pubblica ancora due articoli sul «dissidio socialista». La Stampa insiste sul carattere puramente «culturale» e informativo di queste sue pubblicazioni. O disinteresse mirabile, o francescana buona volontà di informare ed educare la nazione italiana! Ma non insistiamo. Preoccupiamoci della solida sostanza dei fatti, delle conseguenze reali che possono avere per la vita politica e per la storia italiana gli atteggiamenti dei gruppi interessati alla polemica tra gli intransigenti e i relativisti del nostro partito. Praticamente, La Stampa è venuta in ausilio al gruppo parlamentare. L'offensiva contro gli intransigenti è condotta in modo abile, con la sorniona destrezza che è caratteristica dei giolittiani. Gli articoli della Stampa sono scritti da un «simpatizzante», condizione utile per addormentare il senso critico nei lettori proletari del giornale. Sono scritti da un uomo d'ingegno, esperto nel linguaggio critico marxista, un uomo di cultura superiore, scaltrito nella sottile arte del distinguere, del graduare i concetti secondo la piú recente filosofia idealista. Il «simpatizzante» è diventato, per naturale logica delle cose e dei valori, il teorico dei collaborazionisti. Dai tre articoli finora pubblicati, sciamano a profusione i motivi polemici, i nessi di pensiero, gli schemi logici che saranno utilizzati in articoli, ma specialmente nella conversazione privata, a sostegno della tesi relativista. Crediamo perciò necessario sottoporre a una critica minuziosa tutto il complesso della dimostrazione. Dovremo esser lunghi, purtroppo, ma i lettori di buona volontà che ci seguiranno fino alla fine, si convinceranno che ne valeva la pena, si convinceranno che la polemica tra la direzione dell'Avanti! e i collaborazionisti supera l'angusto dominio di una scaramuccia sulla tattica parlamentare, sulla disciplina di partito, ed è il preludio di una formidabile battaglia in cui sono impegnati [una riga censurata] una ventina d'anni della prossima storia italiana. Il nucleo centrale della disputa è questo, secondo le parole che La Stampa pone in bocca ai relativisti: I partiti interventisti vanno mano a mano impadronendosi di tutti i poteri, di tutti i meccanismi dello Stato, presidiandoli e controllandoli direttamente e indirettamente. Essi, inoltre, si valgono di questo controllo sui poteri dello Stato, di questa progressiva «annessione» della potenza statale ai loro partiti — sino al punto di identificare la organizzazione stessa dello Stato con la loro organizzazione di partito — per indebolire, disarticolare, ridurre all'impotenza lo strumento politico della classe lavoratrice, che è il Partito socialista. Cosí ragionano i collaborazionisti, e La Stampa plaude. Perché del fenomeno «annessionistico» prime e sole vittime sono Giolitti e il suo partito, perché il fenomeno «annessionistico» è l'inizio per l'Italia di una nuova forma di governo, che presuppone uno Stato di classe, dinanzi al quale tutti i partiti borghesi sono uguali, in uguali condizioni di partenza. È l'inizio di un'èra democratica, nata non per la buona volontà di uno o dell'altro partito, ma per l'inesorabile logica degli avvenimenti. Il privilegio governativo giolittiano è intaccato: un altro partito è riuscito a stare al potere piú di quanto era presumibile, e sta cercando di insediarvisi stabilmente. La logica della storia, in simili casi, ha portato a questo risultato ottimo (la storia dei partiti in Inghilterra insegni): sotto i colpi della concorrenza spietata di due partiti ugualmente forti, che temono il predominio l'uno dell'altro, lo Stato s'alleggerisce del suo fardello di funzioni ingombranti, l'amministrazione si discentra, la burocrazia attenua la sua tirannide, i poteri si rendono indipendenti. Lo Stato perde la sua impalcatura feudale, dispotica, militaresca e si costituisce in modo che sia impossibile la dittatura di un capopartito, ma ci sia sempre la possibilità dell'alternarsi, del succedersi al potere di chi rappresenta l'essenziale delle forze politiche ed economiche del paese, che pertanto vedrà dare impulso alle sue energie naturali e spontanee sorte dall'attività economica, e non dilatare morbosamente i ceti parassitari, che dalla politica muovono per l'attività economica, che nel superprivilegio trovano l'unica loro ragione di esistenza.
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p. - 47 Non firmato, Il Grido del Popolo, 18 maggio 1918. |
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