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Antonio Gramsci Scritti politici I IntraText CT - Lettura del testo |
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Il lavoro di propaganda70
Alcuni compagni di Torino e della regione piemontese (dove specialmente la nostra rassegna è diffusa) ci informano che il lavoro di propaganda da loro svolto per la diffusione dell'Ordine Nuovo tra gli operai e contadini, non dà quei risultati permanenti che essi vorrebbero, perché molti compagni trovano che gli articoli da noi pubblicati sono «difficili». Dalle conversazioni avute con questi amici dell'Ordine Nuovo, abbiamo tratto queste conclusioni: — Psicologicamente, il periodo della propaganda elementare, cosiddetta «evangelica», è superato. Le idee fondamentali del comunismo sono state assimilate anche dai ceti piú arretrati della classe lavoratrice. È incredibile quanto abbia contribuito a ciò la guerra, la vita di caserma e la necessità in cui si è trovata la gerarchia militare di sviluppare una sistematica ed assillante propaganda anticomunista, che ha diffuso e inchiodato nei cervelli piú refrattari i termini elementari della polemica ideale tra capitalisti e proletari. I primi princípi debbono ormai ritenersi sottintesi: dall'«evangelo» bisogna passare alla critica e alla ricostruzione. Le esperienze comuniste di Russia e di Ungheria attraggono irresistibilmente l'attenzione. Si è avidi di notizie, di dimostrazioni logiche (siamo pronti in Italia? saremo all'altezza del nostro compito? quali errori è possibile evitare? ecc.), di critica, di critica, di critica, e di concetti pratici sperimentali. Ma qui si rivela la povertà di cultura politica — nel senso di esperienza «costituzionale» — del popolo italiano: il Parlamento italiano è stato sempre una cosa morta; mai in Italia si sono avute grandi battaglie tra le istituzioni popolari dello Stato (Camera dei deputati, enti locali) e le istituzioni rappresentanti la Corona o le classi piú conservatrici (Senato, Ordine giudiziario, potere esecutivo), che si sono invece verificate in Inghilterra e in Francia. Questa crisi in cui si dibatte il proletariato italiano, preso tra l'ardente desiderio di sapere e l'incapacità di soddisfarlo individualmente, deve essere e può essere risolta. E può essere e deve essere risolta col metodo che è proprio della classe degli operai e contadini, col metodo comunista, col metodo dei Soviet. La conquista delle otto ore lascia un margine di tempo libero che dev'essere dedicato al lavoro di cultura in comune. Bisogna convincere gli operai e i contadini che è loro interesse sottoporsi a una disciplina permanente di cultura, e farsi una concezione del mondo, del complesso e intricato sistema di relazioni umane, economiche e spirituali, che dà una forma alla vita sociale del globo. Questi Soviet di cultura proletaria dovrebbero essere promossi, presso i circoli e i fasci giovanili, dagli amici dell'Ordine Nuovo e diventare focolari di propaganda comunista concreta e realizzatrice: vi si dovrebbero studiare i problemi locali e regionali, vi si dovrebbero raccogliere elementi per compilare statistiche sulla produzione agricola e industriale, per conoscere le necessità urgenti, per conoscere la psicologia dei piccoli proprietari ecc. ecc. Riflettano i compagni su queste considerazioni: la rivoluzione ha bisogno, oltre che di eroismo generoso, anche e specialmente di tenace, minuto, perseverante lavoro. |
p. - 70 Non firmato, L'Ordine Nuovo, 12 luglio 1919, sotto la rubrica «Cronache dell'Ordine Nuovo». |
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