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Antonio Gramsci Scritti politici I IntraText CT - Lettura del testo |
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Per un'associazione di cultura35
Personalmente e anche per conto di molti altri, approvo la proposta del compagno Pellegrino per l'istituzione di un'Associazione di cultura fra i compagni torinesi e non torinesi qui residenti. Credo che, nonostante il momento poco favorevole, essa possa effettuarsi benissimo. Sono molti i compagni che per immaturità di convinzioni, e per insofferenza dell'opera minuta che è necessario svolgere, si sono allontanati dalle organizzazioni per lasciarsi trascinare ai divertimenti. Nell'Associazione troverebbero un soddisfacimento ai loro istintivi bisogni, troverebbero un posto di riposo e di istruzione che di nuovo li affezionerebbe al movimento politico, all'ideale nostro. E da questa iniziativa, alla quale i compagni tutti vorranno dare il loro appoggio, potrebbe avere anche una soluzione il problema dei compagni inscritti alle sezioni lontane, mai risolto appunto per la difficoltà di trovare un campo di comune interesse nel quale svolgere un'attività. Bartolomeo Botto
L'Avanti! torinese ha accolto con simpatia la proposta Pellegrino e le adesioni che essa ha suscitato. Il Botto in questa sua lettera ha degli accenni di grande interesse, che crediamo opportuno sviluppare e presentare ordinati all'attenzione dei compagni. A Torino manca una qualsiasi organizzazione di cultura popolare. Dell'Università popolare è meglio non parlare: essa non è mai stata viva, non ha mai avuto una funzione che rispondesse ad un bisogno. È d'origine borghese, e risponde ad un criterio vago e confuso di umanitarismo spirituale: ha la stessa efficacia degli istituti di beneficenza, che credono con un piatto di minestra soddisfare ai bisogni fisiologici dei disgraziati che non possono sfamarsi e muovono a pietà il tenero cuore di lor signori. L'associazione di cultura quale i socialisti dovrebbero promuovere, deve avere scopi di classe e limiti di classe. Deve essere un istituto proletario, con caratteri finalistici. Il proletariato, a un certo momento del suo sviluppo e della sua storia, si accorge che la complessità della sua vita manca di un organo necessario e se lo crea, con le sue forze, con la sua buona volontà, per i suoi fini. A Torino il proletariato ha raggiunto un punto di sviluppo che è dei piú alti, se non il piú alto d'Italia. La sezione socialista, nell'attività politica, ha raggiunto una individualità ben distinta di classe; le organizzazioni economiche sono forti; nella cooperazione si è riusciti a creare una istituzione potente come l'Alleanza cooperativa. A Torino pertanto si capisce che sia nato e sia piú sentito il bisogno di integrare l'attività politica ed economica con un organo di attività culturale. Il bisogno di integrazione nascerà e si imporrà anche nelle altre parti di Italia. E il movimento proletario ne acquisterà in compattezza e in energia di conquista. Una delle piú gravi lacune dell'attività nostra è questa: noi aspettiamo l'attualità per discutere dei problemi e per fissare le direttive della nostra azione. Costretti dall'urgenza, diamo dei problemi soluzioni affrettate, nel senso che non tutti quelli che al movimento partecipano si sono impadroniti dei termini esatti delle questioni e pertanto, se seguono la direttiva fissata, lo fanno per spirito di disciplina e per la fiducia che nutrono nei dirigenti, piú che per un'intima convinzione, per una razionale spontaneità. Cosí avviene che, a ogni ora storica importante, si verificano gli sbandamenti, gli ammorbidimenti, le beghe interne, le questioni personali. Cosí si spiegano anche i fenomeni di idolatria, che sono un controsenso nel nostro movimento, e fanno rientrare dalla finestra l'autoritarismo cacciato dalla porta. Non esiste la convinzione ferma diffusa. Non esiste quella preparazione di lunga mano che dà la prontezza del deliberare in qualsiasi momento, che determina gli accordi immediati, accordi effettivi, profondi, che rafforzano l'azione. L'associazione di cultura dovrebbe curare questa preparazione, dovrebbe creare queste convinzioni. Disinteressatamente, cioè senza aspettare lo stimolo dell'attualità, in essa dovrebbe discutersi tutto ciò che interessa o potrà interessare un giorno il movimento proletario. Inoltre, esistono dei problemi, filosofici, religiosi, morali, che l'azione politica ed economica presuppone, senza che gli organismi economici e politici possano in sede propria discuterli e propagandarne le soluzioni proprie. Essi hanno una grande importanza. Sono essi che determinano le cosí dette crisi spirituali, e ci mettono tra i piedi, ogni tanto, i cosí detti «casi». Il socialismo è una visione integrale della vita: ha una filosofia, una mistica, una morale. L'associazione sarebbe la sede propria della discussione di questi problemi, della loro chiarificazione, della loro propagazione. Sarebbe risolta in gran parte anche la questione degli «intellettuali». Gli intellettuali rappresentano un peso morto nel nostro movimento, perché in esso non hanno un compito specifico, adeguato alla loro capacità. Lo troverebbero, sarebbe messo alla prova il loro intellettualismo, la loro capacità di intelligenza. Realizzando questo istituto di cultura, i socialisti darebbero un fiero colpo alla mentalità dogmatica ed intollerante creata nel popolo italiano dalla educazione cattolica e gesuitica. Manca nel popolo italiano lo spirito di solidarietà disinteressata, l'amore per la libera discussione, il desiderio di ricercare la verità con mezzi unicamente umani, quali dà la ragione e l'intelligenza. I socialisti ne darebbero un esempio attivo e fattivo, contribuirebbero potentemente a suscitare un nuovo costume, piú libero e spregiudicato dall'attuale, piú disposto all'accettazione dei loro princípi e dei loro fini. In Inghilterra e in Germania esistevano ed esistono delle potentissime organizzazioni di cultura proletaria e socialista. Nell'Inghilterra è specialmente nota la Società dei Fabiani che aderiva all'Internazionale. Ha come suo compito la discussione profonda e diffusa dei problemi economici e morali che la vita impone o imporrà all'attenzione del proletariato, ed è riuscita a porre al servizio di questa opera di civiltà e di liberazione degli spiriti una gran parte del mondo intellettuale e universitario inglese. A Torino, dato l'ambiente e la maturità del proletariato, potrebbe e dovrebbe sorgere il primo nucleo di un'organizzazione di cultura prettamente socialista e di classe, che diventerebbe, col partito e la Confederazione del lavoro, il terzo organo del movimento di rivendicazione della classe lavoratrice italiana. |
p. - 35 Non firmato, Avanti!, ediz. piemontese, 18 dicembre 1917. |
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