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IX. Esame del §§ VI,
VII, VIII, dell'Atto di Accusa. - Pag. 113.
«Nè, come per sè stesso
poco è vago di parole il Commercio, così egli si era rimasto
a dimostrarmi la sua
benevolenza con vuoto suono di favella, chè mi aveva profferto
largamente qualunque
somma pei bisogni della patria avessi riputata necessaria.»
A dimostrare la
temperanza civile del signor Guerrazzi, l'animo suo disposto ad ogni più umile
ufficio, purchè utile al bene della sua Patria, e come si fosse largamente
meritate le profferte e le lodi de' suoi concittadini, si riporta il seguente
Documento del signor Avv. Dell'Hoste758, dal quale resulta
com'ei si offerisse perfino a fare da segretario al signore Guinigi, onde
comporre le turbolenze livornesi. Così narra Valerio Massimo che Epaminonda si
adattò a sostenere l'impiego di soprastante alla nettezza delle strade di Tebe,
rendendo, con la splendidezza dell'opera e la modestia dell'animo, onoratissima
una carica che aveano voluto imporgli per umiliarlo759.
«Stimat.mo
Sig.r Cancelliere Guidotti.
Benchè i miei commessi
di Studio mi avessero assicurato di avere, nei sette mesi del mio arresto
politico, puntualmente eseguito il mio ordine, di abbruciare anche i più
indifferenti carteggi che non fossero di affari meramente legali, non già per
riguardo mio, ma unicamente per togliere di mezzo le carte inutili, nella
riordinazione dei miei fogli, nulladimeno, per adempire alla promessa che ieri
le feci, io ho consumata oggi inutilmente tutta la giornata in cercare il
viglietto Guerrazzi del dì 15 settembre 1848, a cui alludeva la lettera che al
medesimo io risposi in detto giorno, e che ella mi contestò ieri per incarico
della Direzione Criminale di Firenze.
Sono dolente che anche
quel biglietto sia stato dai miei commessi distrutto, ma mi consola il pensare
che il signor Gonfaloniere Francesco Ruschi, ed il già Ministro dell'Interno
signor cavaliere Donato Samminiatelli, lo lessero in quello stesso dì 15
settembre 1848. Intanto io scrissi in detto giorno al Guerrazzi in quella mia
lettera, che io ero rimasto edificato del di lui contegno, inquantochè egli
spontaneamente dicevami, che esso si sarebbe adattato a fare anche da commesso
al Guinigi, se lo rimandavano come Governatore a Livorno, imperocchè egli
dichiarasse di non conoscere altra idea che questa per ristabilire il buon
ordine in detta città.
Questo mi sono creduto
in dovere di scrivere a VS. in ordine all'invito che ieri alla fine del mio
esame facevami, di verificare se il detto biglietto Guerrazzi, de' 15 settembre
1848, esistesse tuttora presso di me.
E con tutto il rispetto
mi dichiaro
Suo Devotiss.° Servo
Avv.°
Antonio Dell'hoste.»
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