XV.
Motivo dei Repubblicani
nel nominarmi membro del Governo Provvisorio.
È chiarito pertanto per
prove manifeste, come io esperto del voto della massima parte dei Toscani, e
reverente a quello, mi fossi dichiarato contrario alla Repubblica. Questo
sapevano da tempo remoto i nemici del Principato; e non potevano ignorare
neppure come questo mio concetto scendesse da esame diligente di fatti, non da
mutata voglia, compiacendo a cupidità di potere o a comodo privato. La voce
pubblica, come già avvertiva, diceva con particolare benevolenza proseguirmi il
Principe, nè mancavano persone intime in Corte, che siffatta voce
confermassero. Non vedevano i partigiani cosa che potesse farmi vago di
mutamenti; all'opposto ne vedevano moltissime che me dovevano rendere
affezionato al Governo Costituzionale. Considerando tutto questo, pensarono,
che, lasciatomi andare libero, prima di tutto non piccolo discredito avrebbero
toccato i loro disegni; e poi temerono che i Costituzionali facilmente si
sarebbero riuniti intorno a me come a centro, ed io, rilevando lo smarrito
coraggio di questi, disciplinassi la Opposizione, e quanto macchinavano rendessi
impossibile, o almeno pieno di ostacoli. Io non voglio dire che si apponessero
al vero nello attribuirmi tanto credito nel Paese; imperciocchè le passioni
riscaldino i cerebri, e, secondo il consueto, vedano gli oggetti troppo più
grossi di quello che veramente essi sieno; nonostante non andavano errati del
tutto: ed invero, il sentimento universale, impressionato da serie continua di
dichiarazioni, me reputò sempre amico del Governo Costituzionale. Malgrado le
perfide arti di lunga mano apparecchiate per farmi venire in odio alla gente169, e malgrado gli atti estorti da prepotenza
ineluttabile di uomini e di casi, vedremo i buoni Cittadini riporre in
me fino negli ultimi tempi piena fiducia, che reprimendo ogni eccesso,
preservando da eventi luttuosi il Paese, senza sangue, senza vergogna, senza
scosse violente l'antico ordinamento restaurassi170.
Il Partito repubblicano, diretto non mica da gente grossa, ma sì invece acuta e
arrisichevole, non consentì mai, che le uscissi di mano, disegnò ridurmi in sua
potestà per adoprarmi a modo suo, separarmi da tutti, circondarmi,
sorvegliarmi, spingermi a suo senno, coartarmi... Dove io fuorviassi... guai a
me!
Io non mi sento
abbastanza Visconte per usurparmi il privilegio di assassinare senza coscienza
come senza pudore la fama altrui.
Guardimi il cielo da
pensare, che i Capi di parte repubblicana macchinassero disegni di sangue. No.
Ma ogni fazione ha la sua morchia, e da questo fondaccio si è visto sorgere
sempre qualche uomo perverso; e le minacce suonavano feroci; e le parole
ardenti accendono gli spiriti a cose immani, e le passioni politiche pervertono
ogni sentimento morale. Il fato di Pellegrino Rossi stava lì a spaventare i più
arditi.
Il partito preso dai
Repubblicani a mio riguardo apparisce dal volermi Capo o Membro del Governo
Provvisorio, non pure inconsulto, ma repugnante e contendente. Niccolini, che
fu gran parte delle deliberazioni del Circolo nella notte dell'8 febbraio, può
egli supporsi che non abbia informato i convenuti del mio aborrimento dalle
macchinazioni loro? Può credersi che loro tacesse i miei rimproveri e l'acerba
repulsa? Certo non è da credersi; e allora egli deve avere proposto lo
espediente che a me medesimo, con fronte aperta, manifestò, di costringermi a
viva forza. D'altronde la violenza ormai era sistema del Circolo, e vedremo più
tardi come le fosse lasciata per regola di condotta. - Se, falsando i fatti, si
voglia sostenere che me ne andassi volenteroso a concionare il Popolo in
piazza, certamente queste verità non si potranno conoscere; ma se si ritenga,
come è vero, che il Popolo invadente le Camere, il Popolo giù per le vie me
solo chiedeva, a me imperiosamente di mostrarmi ordinava, ed avvisato che
ricusava obbedire, e dell'audace risposta - io sto nell'Assemblea, mandava per
la seconda volta una turba molto, più numerosa della prima a rinnuovare il
comando con tanto furore, che il Vice-Presidente Zannetti,
Pensoso
più d'altrui che di sè stesso,
prorompeva negli accenti: «Il Popolo non si
frena; andate e predicate rispetto alla vita, rispetto alle proprietà;» se si
ritenga, dico, che mi trovai portato di peso giù in piazza, sbattuto e
abbattuto; se si ritenga, che sospettosi inquisitori mi si cinsero alla vita, e
che furibondi ordinatori mi tennero in perpetua pressura, allora si comprenderà
che i Repubblicani mi portarono al Campidoglio sì, ma per precipitarmi dalla
Rupe Tarpea.
Chiunque sia, comecchè
mediocremente versato nella storia delle commozioni popolari, conosce che i
Partiti, allora quando scelgono un Capo, nol fanno già per darsi padrone, ma sì
per avere un servo171; e dove niente niente
e' baleni ad eseguire i comandamenti loro, lo spezzano. Di qui avviene che
uomini reputati onnipotenti, inciampando in un filo di paglia, stramazzino:
ora, siccome di casi siffatti non fu penuria ai dì nostri, non importa addurre
esempj. L'Accusa non ha cercato, e non gl'importava trovare, cosa che io
conosco, ed è: che se il 12 aprile non sopraggiungeva, una cospirazione, che si
chiamava repubblicana, si era formata per rovesciarmi e per trucidarmi172. Da questa parte io mi guardava, ma la rovina
venne dall'altra parte dalla quale non mi badava, o nella quale riponeva
fiducia di conforto e di aiuto. E di ciò, a suo tempo, saranno addotti i motivi.
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