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Francesco Domenico Guerrazzi
Apologia della vita politica

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  • APPENDICE.
    • A   VII. Tumulti quando incominciassero. - Pag. 37.
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APPENDICE.

 

A

 

VII. Tumulti quando incominciassero. - Pag. 37.

 

«Il Consiglio, - non obliando la miserabile condizione nella quale, per effetto dei mutamenti politici, era caduta la Toscana, - deliberava unanime questa dichiarazione di fiducia, formulandola così: «Siamo grati agli espedienti che il Governo si affrettò di adottare.» - Non era anche venuta l'ora dell'ingratitudine

 

Con quali intenzioni il signor Guerrazzi salisse al Ministero, e perdurasse in quello, si ricava dalle seguenti lettere, di cui le prime due dirette al cavaliere Niccolò Puccini; la terza ad egregia Donna lucchese, che il Prefetto di Lucca prima di rimettere fece copiare, e in copia conservò; l'ultima confidenziale al prelodato signor Prefetto.

 

«Amico.

Tu molte cose hai indovinato: altre no. La troppa acutezza sfonda il foglio. Io quando scherzo ragiono come te; ma in questo mi sento superiore a te: che credo in più e migliori cose, come, a modo di esempio, nella capacità del Popolo a diventare superiore a quelli che lo hanno superato. Mi raccomandi giustizia; io ti assicuro che il tuo amico mostrerà sempre giustizia e generosità. Scusami la brevità. Tu se' discreto, e pensa che non istò in prigione per avere tempo di scrivere a lungo. Addio.

Firenze, 27 ottobre 1848.

Affez.mo F.-D. Guerrazzi.

Al Cittadino Niccolò Puccini. - Pistoia

 

«Amico Carissimo.

Sai tu? le lettere mie saranno brevi, in istile di XII Tavole. - Per ora fo bene? Tu gridi: bravo Cecco! - Perchè dai di occhio ai tuoi poderi; e finchè faccio gli affari vostri, io vo d'incanto. Sta benone. Il Ministero canaglia non parti che ritenga del gentiluomo più che non credevano? Lasciamo gli scherzi, frutto fuori di stagione. Io vado innanzi secondo la mia coscienza, che, comunque inasprita, fu sempre onesta e buona. Se io non potrò dire come Pericle sul termine della vita, cioè: non avere mai offeso nessuno; spero potrò affermare non averlo offeso senza giustizia. E sta sano, mandandomi democratici deputati, - se più tardi non li volete avere escamisados.

Firenze, 16 novembre 1848.

Affez.mo F.-d. Guerrazzi.

All'Ill.mo signore C. Niccolò Puccini

 

«Signora.

Tre cose voleva Del Re, e le ha ottenute:

Si mutasse in parte lo Stato maggiore della Civica. - Io lo aveva già mutato tutto, ponendone a capo Lelio Guinigi con moltissimi rispettabili e amati cittadini.

Si comprimessero le Fazioni. - Io comprimerò qualunque Partito inesorabilmente, - Bigionisti e Riformisti, e lo vedrà.

Si procurasse il bene di Lucca. - Lucca è carissima nostra sorella, e non abbiamo mai confusi i buoni Lucchesi con i pochi faziosi, Bigionisti, che fanno chiasso e lo perchè non sanno; Riformisti, che si agitano per avere impieghi che non avranno mai. - Pace, concordia e giustizia internamente, gloria italiana fuori. - Credo la Deputazione sia rimasta contenta: forse qualche individuo della medesima no: che ne pensate voi?

Firenze, 3 del 49.

Aff.mo A.° Guerrazzi

 

«Signor Prefetto di Lucca.

A. C.

Desidero vedervi presto: venite più presto che potete; superata la prima prova, il Ministero ha speranza di salvare anche quelli che l'odiano. Non sono quello che fui; non dirò che morì gran parte di me; ma se posso, voglio costringere i nemici, se non ad amarmi, ch'è impossibil cosa, almeno a rendermi giustizia. Addio.

10 gennaio 1849.

Guerrazzi

 

 

 




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