Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Francesco Domenico Guerrazzi
Apologia della vita politica

IntraText CT - Lettura del testo

  • CONSIDERAZIONI GENERALI.
    • XV.   Motivo dei Repubblicani nel nominarmi membro del Governo Provvisorio.
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

XV.

 

Motivo dei Repubblicani nel nominarmi membro del Governo Provvisorio.

 

È chiarito pertanto per prove manifeste, come io esperto del voto della massima parte dei Toscani, e reverente a quello, mi fossi dichiarato contrario alla Repubblica. Questo sapevano da tempo remoto i nemici del Principato; e non potevano ignorare neppure come questo mio concetto scendesse da esame diligente di fatti, non da mutata voglia, compiacendo a cupidità di potere o a comodo privato. La voce pubblica, come già avvertiva, diceva con particolare benevolenza proseguirmi il Principe, nè mancavano persone intime in Corte, che siffatta voce confermassero. Non vedevano i partigiani cosa che potesse farmi vago di mutamenti; all'opposto ne vedevano moltissime che me dovevano rendere affezionato al Governo Costituzionale. Considerando tutto questo, pensarono, che, lasciatomi andare libero, prima di tutto non piccolo discredito avrebbero toccato i loro disegni; e poi temerono che i Costituzionali facilmente si sarebbero riuniti intorno a me come a centro, ed io, rilevando lo smarrito coraggio di questi, disciplinassi la Opposizione, e quanto macchinavano rendessi impossibile, o almeno pieno di ostacoli. Io non voglio dire che si apponessero al vero nello attribuirmi tanto credito nel Paese; imperciocchè le passioni riscaldino i cerebri, e, secondo il consueto, vedano gli oggetti troppo più grossi di quello che veramente essi sieno; nonostante non andavano errati del tutto: ed invero, il sentimento universale, impressionato da serie continua di dichiarazioni, me reputò sempre amico del Governo Costituzionale. Malgrado le perfide arti di lunga mano apparecchiate per farmi venire in odio alla gente169, e malgrado gli atti estorti da prepotenza ineluttabile di uomini e di casi, vedremo i buoni Cittadini riporre in me fino negli ultimi tempi piena fiducia, che reprimendo ogni eccesso, preservando da eventi luttuosi il Paese, senza sangue, senza vergogna, senza scosse violente l'antico ordinamento restaurassi170. Il Partito repubblicano, diretto non mica da gente grossa, ma sì invece acuta e arrisichevole, non consentì mai, che le uscissi di mano, disegnò ridurmi in sua potestà per adoprarmi a modo suo, separarmi da tutti, circondarmi, sorvegliarmi, spingermi a suo senno, coartarmi... Dove io fuorviassi... guai a me!

Io non mi sento abbastanza Visconte per usurparmi il privilegio di assassinare senza coscienza come senza pudore la fama altrui.

Guardimi il cielo da pensare, che i Capi di parte repubblicana macchinassero disegni di sangue. No. Ma ogni fazione ha la sua morchia, e da questo fondaccio si è visto sorgere sempre qualche uomo perverso; e le minacce suonavano feroci; e le parole ardenti accendono gli spiriti a cose immani, e le passioni politiche pervertono ogni sentimento morale. Il fato di Pellegrino Rossi stava lì a spaventare i più arditi.

Il partito preso dai Repubblicani a mio riguardo apparisce dal volermi Capo o Membro del Governo Provvisorio, non pure inconsulto, ma repugnante e contendente. Niccolini, che fu gran parte delle deliberazioni del Circolo nella notte dell'8 febbraio, può egli supporsi che non abbia informato i convenuti del mio aborrimento dalle macchinazioni loro? Può credersi che loro tacesse i miei rimproveri e l'acerba repulsa? Certo non è da credersi; e allora egli deve avere proposto lo espediente che a me medesimo, con fronte aperta, manifestò, di costringermi a viva forza. D'altronde la violenza ormai era sistema del Circolo, e vedremo più tardi come le fosse lasciata per regola di condotta. - Se, falsando i fatti, si voglia sostenere che me ne andassi volenteroso a concionare il Popolo in piazza, certamente queste verità non si potranno conoscere; ma se si ritenga, come è vero, che il Popolo invadente le Camere, il Popolo giù per le vie me solo chiedeva, a me imperiosamente di mostrarmi ordinava, ed avvisato che ricusava obbedire, e dell'audace risposta - io sto nell'Assemblea, mandava per la seconda volta una turba molto, più numerosa della prima a rinnuovare il comando con tanto furore, che il Vice-Presidente Zannetti,

 

Pensoso più d'altrui che di sè stesso,

 

prorompeva negli accenti: «Il Popolo non si frena; andate e predicate rispetto alla vita, rispetto alle proprietà;» se si ritenga, dico, che mi trovai portato di peso giù in piazza, sbattuto e abbattuto; se si ritenga, che sospettosi inquisitori mi si cinsero alla vita, e che furibondi ordinatori mi tennero in perpetua pressura, allora si comprenderà che i Repubblicani mi portarono al Campidoglio sì, ma per precipitarmi dalla Rupe Tarpea.

Chiunque sia, comecchè mediocremente versato nella storia delle commozioni popolari, conosce che i Partiti, allora quando scelgono un Capo, nol fanno già per darsi padrone, ma sì per avere un servo171; e dove niente niente e' baleni ad eseguire i comandamenti loro, lo spezzano. Di qui avviene che uomini reputati onnipotenti, inciampando in un filo di paglia, stramazzino: ora, siccome di casi siffatti non fu penuria ai dì nostri, non importa addurre esempj. L'Accusa non ha cercato, e non gl'importava trovare, cosa che io conosco, ed è: che se il 12 aprile non sopraggiungeva, una cospirazione, che si chiamava repubblicana, si era formata per rovesciarmi e per trucidarmi172. Da questa parte io mi guardava, ma la rovina venne dall'altra parte dalla quale non mi badava, o nella quale riponeva fiducia di conforto e di aiuto. E di ciò, a suo tempo, saranno addotti i motivi.

 

 






p. -

169 Importa grandemente osservare in quante guise e con quanta perseveranza si fossero adoperati pessimi agitatori al fine avvertito. Non essendovi pervenuti, deliberarono afferrarmi per perdermi più tardi. Certo avrebbero amato piuttosto calpestarmi subito; ma le perfide insinuazioni non avevano partorito fin qui frutto bastantemente copioso. A pag. 148 di questa Apologia riportai le infamie della Vespa generosa, e del Popolano reprobo.

Fino dal novembre 1848 spargono voce, avere io mutato casacca, ed essere diventato capace di tirare sul Popolo; per lo che ebbi a scrivere per telegrafo a Livorno il 30 novembre: «Che cosa dicono di tirare sul Popolo? Da quando in qua sono io diventato parricida? Prudenza e vigore, e togliete ogni credito ai guastamestieri.»

Nel 5 decembre 1848, per telegrafo raccomando diffidassero dei rumori, «che spargonsi con leggerezza o con malizia contro di me.»

Nel 6 decembre 1848 gli agitatori fanno arrestare a Livorno i cannoni caricati per Firenze, col sospetto che dovessero usarsi a reprimere i turbolenti; io scrivo per via di telegrafo: «E che? Si teme che noi li vogliamo per mitragliare Livorno? Mancherebbe anche questa!»

«Il Popolo intende che i cannoni non si levino da Livorno, non avendo bisogno di sotterfugi.» - (Dispaccio telegrafico da Livorno, 6 decembre 1848.)

«P. accompagnato da una Deputazione mi ha detto: scriva che il Popolo non dorme.» - (Dispaccio telegrafico da Livorno, 6 dicembre 1848.)

«Circola a stampa, ed è affisso pei muri della città, un foglio ove si avverte il Popolo a stare in guardia, e a non permettere che i cannoni sieno trasportati altrove. Guardati, vi si dice, è un trabocchetto!» - (Dispaccio telegrafico da Livorno, 12 dicembre 1848.)

Fogli avversi si rinnuovano a Livorno, e la mattina del 23 si stracciano. - (Dispaccio telegrafico del 23 dicembre 1848.)

Torres, e le persone che si rammentano nei varii Dispacci da Livorno dal 6 al 24 dicembre 1848, si riaffacciano a Livorno per concitarmi contro lo sdegno del Popolo.

Di lettere anonime, minatorie la mia prossima strage durante il Ministero, ne avrei potuta comporre una collezione; me apertamente traditore chiamavano.

Insomma a tanto giunsero le inique arti, che, dopo avere incontrato nelle tardissime ore della notte appostato un uomo con la carabina sotto il pastrano, i miei amici mi persuasero a non avventurarmi più oltre, e S. A. ebbe la bontà di farmi apparecchiare alcune stanze in Palazzo Vecchio.

Queste erano le arti e le insidie durante il Ministero; più tardi quelle durante il Governo Provvisorio.



170 Di questo fatto basti per tutte la prova delle 12 Circolari mandate ai sigg. Capponi, Serristori, Capoquadri, Lenzoni, Ricasoli, Zannetti ec., con le quali s'invitavano a conferire meco a questo scopo. Ma di ciò altrove.



171 La popularitè veut esclaves ceux qu'elle semble choisir pour idoles, scrive Luigi Blanc parlando del Necker; - (T. 2, pag. 467; Parigi, 1847; e Luigi Blanc in fatto di moti rivoluzionarii è giudice competente.



172 Tolga Dio che io per difendermi accusi quei dessi che mi macchinavano contra; ma non posso astenermi da osservare con amarezza, che di questo fatto dovevano essere rimaste traccie abbastanza palesi per chiarirlo a mio vantaggio.... Ohimè! Tale non era lo scopo dell'Accusa.





Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License