Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Francesco Domenico Guerrazzi Apologia della vita politica IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
B
VIII. Di una insinuazione dell'Atto di Accusa, che mi dà luogo a chiarire le sofferte ingiurie per parte della Polizia. - Pag. 75.
«Questo Partito.... da me ardiva pretendere un atto di contrizione delle colpe commesse, poi si contentava di un atto di fede, che gli servisse di modello per confrontarvi in ogni tempo la mia futura condotta.... Intanto il Governo, liberati i compagni della mia prigionia, riteneva me, che avevo dichiarato non volere uscire, dove alla mia fama non si desse convenevole riparazione.»
Delle trattative intorno a tale argomento, degli artifizii del Partito avverso, delle premure degli amici, onde il signor Guerrazzi uscisse finalmente del carcere, porgono testimonianza diversi Documenti, dei quali basteranno al lettore le due Lettere che qui riportiamo.
«Amico Carissimo. Avrei desiderato ricevere altre lettere da te, per aver notizie di tua salute. - Sento, è vero, con piacere, che sei sano, grazie alla tua coscienza e filosofia; ma ben sai che i caratteri di un amico sono cari agli occhi, e più al cuore. Ogni giorno si dice che vieni: pure io dubito, che il tuo ritorno possa ritardare ancora. Corre voce, che qui vogliano accoglierti con festa, e mi dispiace, perchè così facendo si potrebbe forse recare danno alla città ed a te. - Io dico a tutti coloro che si chiamano amici tuoi, che si astengano da qualunque dimostrazione clamorosa, e ti lascino, per così dire, passare inosservato; ma non sono essi che bisogna trattenere; è la plebe, e con quella mal si ragiona. - Credo che non mi porrai nel numero dei soffocatori, ma dei prudenti; perchè mentre faccio a tutti tale raccomandazione per amore della patria e dell'amico, non saprei mai impedirti di procurarti una decorosa e legale giustificazione; e so che non sei capace di cercarne una diversa. È giusto che si conosca chi ha errato; ma ciò deve farlo la legge, e non gli esaltati, ai quali potrebbero unirsi i tristi, che pur troppo devono esservi fra noi. - Ora
Le leggi sono, e ognun pon mano ad esse.
Se qualche volta ti ho consigliato, ho sempre avuto in mira l'utile tuo; e la lunga amicizia che esiste fra noi ti è pegno sicuro. Nell'attuale stato di cose, stimerei ben fatto, quando sarai per tornare, che con tacito permesso superiore, che credo non ti sarebbe negato, ti facessi precedere da un avviso, pregando, anzi intimando chi si vanta tuo amico, a non fare clamore alcuno, dicendo loro, che anzichè esserti di giovamento, potrebbero pregiudicarti; che questa non sarebbe espressione di amicizia, ma desiderio di nuocerti; che i tempi sono gravi, e l'unico e santo pensiero di tutti deve essere il bene reale della patria; che queste divisioni d'individui non devono convertirsi in divisioni generali; che vi sono leggi tutelanti ogni cittadino; che non hai bisogno di soccorso per difendere il tuo onore; - con tutto quel più che puoi e sai dire. Fallo, ed opererai sanamente, e ti sarà vantaggio. Sappi che corrono da parte a parte lettere anonime di minaccie. Previeni qualunque occasione a cui potresti servire di pretesto, e forse con tuo danno. - Io non vedo altro mezzo: - se il tuo senno te ne suggerisce uno migliore, adopralo pure, purchè produca lo stesso effetto. Armati di pazienza, e aspetta. Ho sentito con piacere che sei disposto a fare un sacrifizio alla patria ponendo tutto in oblio, purchè il Governo conosca soltanto da qual parte stava l'inganno. - Te ne ringrazio, perchè comprerei la pace nostra a caro prezzo. Rispondimi. Il tuo amico ti augura bene, e ti abbraccia. Livorno, 29 febbraio 1848. Gaetano Paganucci. Al sig. D. F. Domenico Guerrazzi. Nel Falcone. - Portoferraio.»
«Amico Carissimo.
Livorno, 19 marzo 1848. Stamattina non abbiamo potuto concludere nulla, perchè essendovi stata una dimostrazione per lo Statuto romano, non abbiamo potuto riunirci. - Però alcuni fra noi sono di parere di aspettare la tua risposta; altri di fare subito l'istanza, perchè al Governo piacerebbe averla, ed il Popolo sollecita da ogni parte. - Credo che forse aspetteremo; ma tu non tardare a scrivere. - Ti dico però francamente, e da vero amico, che bisogna accettare. - Il modo sta in te, vale a dire, che puoi scrivermi lettera, dicendo (in sostanza): «che i tuoi principii furono sempre costituzionali; fede le opere tue; che l'istituzione della Guardia ti è simpatica, come lo è a tutti.» - La forma ed il resto, ognuno lo vede a modo suo. - In quanto a consentire per l'abolizione del processo politico, puoi dire, come è vero, che questo è un sacrifizio che ti si chiede; che sei sicuro del trionfo; ma che a sollecitazione non tanto degli amici, quanto di tutti, e in vista di togliere ogni occasione di discordia alla patria, ti rassegni, pronto sempre a fare in vantaggio di essa ec. ec. ec. - Dì quello che ti pare. - Se vuoi, farò stampare la tua risposta. - Peraltro ti soggiungo, che non è momento da esitare. - La pace in città esiste; ma può essere precaria; e Dio ci guardi. - Vedi: ha perdonato la famiglia dell'ucciso. - I tuoi compagni di prigionia non dissentono. Per la verità non posso dirti nulla di R***, perchè non gli parlo; ma credo che seguirà il vostro esempio; - e poi, egli è forestiero. - Ripeto, e ripeterò sempre, che bisogna sacrificarci, certi che il premio di quest'opera verrà presto. - Se volessi o potessi dirti quanto è accaduto e accade; quanti intoppi si incontrano; quanti disinganni in ogni verso; quante cose non s'intendono, ec., empierei dei volumi. - Conchiudiamo; rispondimi subito, se non l'hai fatto, e secondo il desiderio di tanti amici che ti vogliono bene. Il Governatore aspettava oggi una risposta; ma non siamo andati da lui, nè ci andiamo, prima di avere tue lettere. Si avvicina la sera, e vado in Piazza a sorvegliare per la pace, cosa che occupa i tanti buoni che sono fra noi. Addio. Ci rivedremo presto. Affezion.mo Amico Paganucci. Ti giuro sul mio onore, e non lo giuro invano, che se consenti a tornare a Livorno subito, e non vi è altro mezzo che quello che ti suggerisco, la città avrà pace; diversamente, torniamo indietro una settimana, cioè al tremendo dubbio di una guerra cittadina. - Vedi quale responsabilità ti assumi! L'amicizia mi costringe a palesarti il vero. Al signor F. Domenico Guerrazzi. Nel Falcone. - Portoferraio.»
E mentre gli si domandava oblio della offesa patita, ed ei lo dava, l'Accusa per questi fatti ha coraggio di scrivere: «che il signor Guerrazzi ha interessato la grazia!....»
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |