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Giulio Tanini
Storia della federazione italiana lavoratori del Mare

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  • Cap. III.   AGITAZIONE PER GLI EQUIPAGGI DELLA SOCIETA' DI NAVIGAZIONE «PUGLIA» (1913)
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Cap. III.

 

AGITAZIONE PER GLI EQUIPAGGI DELLA

SOCIETA' DI NAVIGAZIONE «PUGLIA»

(1913)

 

 

La «Puglia» era una società marittima sovvenzionata i cui equipaggi avevano un trattamento inferiore rispetto a quelli delle altre compagnie similari. Giulietti pensò di eliminare questa differenza e di collaudare il sistema di fermare le navi, rispettando la legge. Allora non esisteva il diritto di sciopero: fermare una nave nel momento della partenza era grave reato. Gli scioperi marittimi del 1901 e dei 1906 non erano andati bene, perchè gli equipaggi avevano abbandonate le navi e quindi alle prese con la disoccupazione e col bisogno, con il crumiraggio e con le sanzioni penali.

Giulietti escogitò il sistema del fermo legale delle navi. Sembrò una cosa da niente, ma fu la chiave di volta che aperse le porte alle vittoriose agitazioni da lui condotte. Perchè gli altri non l'hanno fatto prima?

Ideato questo sistema, bisognava applicarlo. La agitazione contro la «Puglia» fu il banco di prova. Ognuno può comprendere con quale animo Giulietti si accinse al cimento. Gli uomini in generale sono ancora molto, ma molto disarmonici. L'invidia, la malafede, il tradimento vengono sovente fuori. Non di rado l'amico t'inganna o ti colpisce nella schiena sotto l'influenza di passioni egoistiche.

Giulietti ha ragione di diffidare perchè sovente è stato tradito, per avere preteso lealtà, onestà e fede nei suoi collaboratori. Desidera trattarli come fratelli, ma devono essere onesti. Incontra sui propri passi gente diversa: chi fa il puritano ed è invece un miserabile; chi fa l'onesto ed invece cerca d'imbrogliare; chi finge di schivare le cariche ed invece le vuole; chi si dichiara leale ed invece intriga e complotta. Miserie umane! Giulietti va avanti in virtù della convinzione di difendere la causa dei marittimi, ed è sicuro che chi farà del male si smaschererà con le proprie mani.

Se può, aiuta tutti. Non offende, ma respinge l'offesa e contrattacca. Non odia nessuno. È fornito di una intuizione non comune, che gli permette di orizzontarsi.

Iniziando la lotta contro la «Puglia» si portò a Bari da dove diresse le operazioni con accorgimento.

Tutto dipendeva dall'esito del primo fermo. Navi in partenza. Il comandante ordina di salpare. Il primo ufficiale gli riporta che un fuochista ha la febbre e che bisogna sbarcarlo. Va a bordo il medico della Capitaneria, che ordina lo sbarco dell'ammalato. Non si trova in tutta l'Italia un altro fuochista per sostituire lo sbarcato.

Trattandosi di nave sovvenzionata, esistono tabelle d'equipaggiamento bene precisate. Poichè l'equipaggio non è completo come la tabella prescrive, la nave non può partire e perciò trovasi legalmente fermata.

A terra però vi sono moltissimi fuochisti marittimi, pronti per l'imbarco. La Compagnia, volendo, può trovare sulla piazza il fuochista per sostituire l'ammalato; ma per avere il fuochista, di cui ha bisogno, occorre che accetti di applicare a tutti i suoi equipaggi quello che la Federazione dei marittimi ha chiesto.

Il Governo, constatato che si trattava di una lotta sindacale contenuta nell'ambito della legge, si mantenne neutrale.

Alla prima nave, così legalmente e semplicemente fermata, seguirono i fermi delle altre. Entro un mese Giulietti da Bari fermò tutta la flotta della «Puglia». Le navi vennero bloccate nei porti dove si trovavano o arrivavano, e vennero tutte fermate all'atto della partenza.

Gli invidiosi, i maligni non poterono fare nulla. Gli equipaggi, sulle prime, restarono un meravigliati, ma appena intuirono l'operazione ed ebbero coscienza della sicurezza della manovra, diventarono entusiasti. Alla fine la «Puglia» fu costretta a concedere tutto quello che la Federazione dei marittimi aveva chiesto. Il successo di Giulietti è stato completo e solare.

Durante la lotta non mancarono coloro che, ricordando le sconfitte del 1901 e del 1906 subìte dai marittimi, avrebbero desiderato che altrettanto accadesse circa gli equipaggi della «Puglia».

Ogni mezzo è buono per gettare bastoni fra le ruote, ed eccone un esempio chiaramente visibile. Una bella mattina, mentre più acuta era la battaglia del blocco a Bari, e precisamente il primo marzo 1913, il giornale del proletariato genovese, «Il Lavoro», pubblicò un comunicato incitante a NON aiutare con sottoscrizioni i marittimi in lotta.

La Redazione del «Lavoro» era stata colta di sorpresa. Da chi? Certamente da elementi che si annidavano ancora dentro la Federazione, ma che non potevano sopportare il rigido controllo amministrativo imposto da Giulietti. Essi avevano piacere che egli fosse sconfitto, dimenticando che, perdendo, perdevano più di tutto i marittimi. Naturalmente Giulietti li affrontò subito da par suo, regolandoli per bene.




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