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Giulio Tanini
Storia della federazione italiana lavoratori del Mare

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  • Cap. XI.   LA «TRADITRICE» E IL CONTRATTACCO FEDERALE ALLA FINE DELLA SERRATA ARMATORIALE - MOLTI FERMI DI NAVI (Giugno 1914)
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Cap. XI.

 

LA «TRADITRICE» E IL CONTRATTACCO

FEDERALE ALLA FINE DELLA SERRATA

ARMATORIALE - MOLTI FERMI DI NAVI

(Giugno 1914)

 

 

Abbiamo detto a suo tempo che gli Armatori avevano fatto di tutto per riuscire a scindere le forze di Giulietti, creando una organizzazione «gialla» composta di Ufficiali di macchina e di coperta e che a tal fine si erano perfino rivolti al centro di Camogli.

Perdurando da molto tempo la serrata armatoriale delle «carrette», Giulietti, visto che l'Associazione «gialla» o secessionista degli Ufficiali diventava una offesa sempre più molesta alla unione dei marittimi, prese la decisione di dominarla dall'interno della medesima per poi demolirla. Chiamò a raccolta i suoi migliori e organizzò l'infiltrazione in campo avversario, mandando ad iscriversi nella «gialla» la più grande quantità possibile di ufficiali fedeli. Raggiunta la maggioranza, provocò il 22 giugno 1914 la Assemblea della traditrice associazione. Riuscì imponente. I traditori non avevano mai visto tanti soci, tra i quali c'era anche Giulietti. La discussione, svoltasi con il capo dei «gialli», fu interessante, ma in queste discussioni è difficile battersi con Giulietti.

Egli infatti trascinò dalla sua parte tutti; nella parte opposta infatti rimase soltanto il capo dei krumiri.

L'Associazione fecemalista passò così nelle mani della Federazione Marinara, che la assorbì completamente, sciogliendola.

Sia per questo fatto, sia perchè i noli incominciavano a salire, gli Armatori decisero la fine della serrata e annunciarono determinati miglioramenti agli equipaggi. Poichè erano esigui questi miglioramenti, la Federazione dei marittimi passò al contrattacco ricorrendo al blocco delle navi. Vennero così fermati molti piroscafi da carico tra cui:

«Fido» - «Giovanni G.» - «Enrico Parodi» - «Schelling» - «Carmen» - «Armida» - «Angelica Accame» - «Maria Madre» - «Vinci» - «Lauria» - «Spiga» - «Astrea» - «Nitor» - «Jupiter» - «Ermione» - «Poviga» - e tanti altri, ma sempre ed esclusivamente del settore delle «carrette», quindi il traffico nel porto continuava a funzionare liberamente per le navi sovvenzionate e per tutte quelle da passeggieri.

 

Imponente solidarietà.

 

Il movimento sindacale marittimo, benchè limitato alle navi da carico, fu imponente. Tutti sapevano che gli equipaggi delle navi da carico erano male trattati. Poichè la stampa armatoriale inveiva ferocemente contro questa nostra santa battaglia, intervennero al nostro fianco con atto di fraterna solidarietà i giornali di estrema sinistra come: «Avanti», «Il Lavoro», «Sempre Avanti», «La Propaganda», «Il Dovere», «Il Piccolo», «La Romagna Socialista», «Il Piccone», «La Scintilla», «Il Fuoco», «L'Avvenire», «Gli Scamiciati», «Speranze e Tempeste», «L'Avanguardia», «La Giustizia», «La Libertà» e cento altri, i quali dichiararono su tutti i toni che, se il Governo avesse tentato di soffocare con la reazione l'agitazione dei Lavoratori del Mare, tutto il proletariato italiano sarebbe sceso in piazza a prezzo di qualsiasi sacrificio.

Infatti, la Camera del Lavoro di Genova lanciò per mezzo del suo segretario generale, Ludovico Calda (d'accordo con tutti i lavoratori), il seguente appello alla solidarietà operaia, in data 31 luglio 1914, e a questo grido umano allibirono tutti i tiranni e gli sfruttatori della classe marinara, vilipesa, sfruttata e dolorante.

 

 

 

L'APPELLO DI CALDA

31 Luglio 1914

 

«La Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro di Genova e di Sampierdarena:

Dopo avere accordato, senza neppure discutere, il doveroso suo appoggio alla Federazione Marinara che tende sempre a rivendicare il diritto a una vita migliore per una numerosa quanto benemerita categoria di proletari:

Confida che le locali AutoritàGovernative, Portuarie, Comunali – vorranno risparmiare a Genova e al suo porto danni maggiori che sarebbero inevitabili qualora si persistesse nella violazione delle pubbliche libertà, a beneficio di una delle parti in conflitto – quella armatoriale – che è la più ricca, e conseguentemente la più provvista di mezzi di lotta.

In ogni modo, lieta di trovarsi in questa circostanza completamente d'accordo con i Sindacati delle Organizzazioni Portuali, mette in guardia tutta indistintamente la classe lavoratrice contro il reclutamento di personale chiamato a tradire gli interessi di chi compie sacrifici per la difesa del proprio pane: e, augurando che un dignitoso accordo intervenga presto a por fine al conflitto fra la Gente di Mare e la classe padronale, invita tutti i Lavoratori del Porto a tenersi in armi per riunirsi e deliberare qualunque azione si rendesse necessaria ai fini di mantenere e consolidare le conquiste civili realizzate con lo sciopero generale del 1900 e con le susseguenti battaglie, nonchè ai fini della solidarietà di classe, che costituisce uno degli scopi basilari della organizzazione operaia».




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