Cap.
XVII
IL PRIMO MARINAIO
D'ITALIA
LE NAVI AI
MARINAI
L'Italia fu ed è
una terra che dette al mondo infinite generazioni di marinai; tutta
la sua costa, raccolta entro se stessa come una lingua di terra
misteriosa, si getta fra i due mari, staccandosi da un masso
gigantesco sprizzato fuori dalle viscere del pianeta, le Alpi, che
dovrebbero proteggere la più bella, la più nobile delle
configurazioni geodinamiche. Eppure da quelle gibbosità
spaventevoli, tedeschi, francesi, spagnoli, bavari, unni, vandali,
goti, longobardi, calarono giù entro questa florida landa e vi
banchettarono lautamente.
Questa divina fetta
di grassa terra – che l'Appennino divide in due giardini, che
le acque dei più dolci fiumi quali il Po, l'Adige, il Ticino e
il Tevere, bagnano con una perenne linfa di opulenza, non conobbe mai
la forza di sè e ne fu gloriosa nei tempi, per conquiste,
libertà comunali, arti, canti divini dei suoi grandi poeti,
Virgilio, Dante, Ariosto, Tasso e Leopardi, se sentì nelle sue
splendide città gl'inni della forza conquistare il mondo coi
Romani, i mari coi suoi ammiragli siculi, napoletani, pisani,
genovesi e veneziani, se potè vantare, su tutte le terre del
mondo, uomini come Colombo, Giovanni da Verazzano, Marco Polo, Caboto
– fu sempre schiava, e solo diventò libera quando, dalle
fumanti ruine di Milano, di Brescia, di Palermo, non vide posternati
i tiranni.
Passarono su questa
terra mille eserciti di vandali ed i musei d'Europa conservano con
estrema gelosia i capolavori di Michelangelo, del Cellini, di
Raffaello, del Tiziano. In Italia rubarono a man salva Carlo Magno,
Carlo V, i due Napoleoni, Francesco Giuseppe e tutti i ladroni che
calarono dalle nebbiose e fredde terre del nord.
Ma, per fortuna
d'Italia, nacque un giorno nell'azzurra Nizza un biondo figlio di
marinaio. Ha i capelli d'oro, gli occhi color del cielo, le guance e
la barba di Cristo: ha in cuore tutte le stelle del cielo. Fanciullo,
salva la vita al suo simile, ristretto nelle mani di un maestro
presto fugge, imbraccia un remo, congiura contro i re, è
condannato a morte.
Comincia il suo
pellegrinaggio attraverso il mondo, conquista città, libera
schiavi negri e bianchi, a lui devono tre Repubbliche la gloria
d'invitte vittorie, due regni, la libertà i popoli
tirannizzati.
Con mille eroi,
salpa una splendida notte, in cui par che più brilli
allettatrice, la sua stella – Arturo – da un negro
scoglio ligure e in mezzo ai perigli di crociere nemiche, sbarca a
Marsala, vola a Calatafimi e a Palermo e pianta la rossa camicia tra
le fiamme e le bombe, le barricate e la morte.
I Poeti l'hanno
chiamato l'Ettore di Montevideo, il Camillo di Roma, l'Argonauta di
Marsala, l'Eroe dei due Mondi, il Leone di Caprera. I preti lo
dissero il Filibustiere, il Corsaro, l'Anticristo, il Bandito,
l'Avventuriero. Noi – marinai d'Italia – lo chiamiamo il
nostro Gran Padre: il Redentore!
Tutta la razza, la
storia, la civiltà, il passato, il presente ed il futuro sono
condensati in questo gran figlio del mare, del mare nostro.
E Giulietti, nel
nome di Garibaldi, volle infine che i nostri marinai spezzassero le
loro catene e che il mare che circonda la nostra terra fosse
veramente nostro.
Giulietti volle che
la famiglia marinara fosse degna di Garibaldi, volle che il sestante
dell'ufficiale e la pala del fuochista, l'alta geniale scienza del
Comandante e la innocente fede del mozzo si sposassero in un comune
dovere, in un mutuo rispetto, in una comune speranza, in una forza
organizzata che viva ed avvinca. Fondò la «Garibaldi»,
antesignana e maestra nelle conquiste sociali degli uomini per la
libertà e per la fratellanza umana.
Per formarsi un'idea
concreta del principio su cui è stata fondata la «Garibaldi»,
Società Cooperativa di Navigazione, pubblichiamo l'opuscolo
illustrativo scritto da Giulietti.
Eccone il testo:
RAGIONI
FONDAMENTALI
«Lo scopo
della Federazione dei Lavoratori del Mare è quello di ottenere
un graduale continuo miglioramento morale ed economico dei naviganti
e degli altri lavoratori, cioè di tutta la classe lavoratrice.
«Ma il
miglioramento economico e morale a cui voi, Lavoratori del Mare,
avete diritto per la vita che fate, non si può raggiungere
lottando solamente contro gli armatori.
«Ogni
aumento paga è seguito, quasi sempre, dall'aumento dei prezzi
dei generi di consumo. Guadagnate di più, ma spendete di più,
perchè la roba costa di più.
«Per
rompere questo circolo vizioso bisogna che dal campo della
produzione, dello scambio e della distribuzione dei prodotti siano
eliminati gli intermediari che non sono utili ed eliminarli nel senso
di farli lavorare con voi per il benessere comune. Finchè vi
saranno degli intermediari al servizio dei quali dovrete lavorare
come se foste merce da noleggio, non potrete mai avere tutto il
frutto del vostro lavoro: una parte di esso è giocoforza,
coll'attuale ordinamento, che vada a costoro.
«Per
eliminare questo inconveniente è necessario che i lavoratori
non abbiano più bisogno dell'opera e dei mezzi di quegli
intermediari; bisogna, in altri termini, che arrivino a possedere gli
strumenti ed i mezzi di lavoro che quelli posseggono.
«I valori
corrispondenti agli strumenti e ai mezzi di lavoro (fra i quali il
più importante è la terra) sono chiamati capitali.
Naturalmente chi li possiede prende il nome di capitalista, il quale,
generalmente, non è mai lui che li adopera, ma li fa adoperare
dagli altri, cioè dai lavoratori che perciò sono anche
chiamati, in gergo sociale, «salariati».
«La Società
nella quale viviamo si può pertanto ritenere divisa in due
grandi classi: di capitalisti e di salariati.
«Fra queste
due classi c'è un po' di cianfrusaglia che fa da cuscinetto e
che è destinata a scomparire con la fusione delle medesime in
una sola classe di produttori. Questa riunione in una di queste due
classi anzidette è il punto centrale della questione: il punto
cui deve costantemente mirare ogni dirigente di organizzazioni di
lavoratori.
«Finchè
queste due classi saranno divise, avremo sempre la lotta di classe
fra i capitalisti da una parte e i lavoratori dall'altra; lotta
fratricida che ad ogni costo bisogna eliminare, ma che purtroppo ad
ogni costo bisogna fare, finchè quelle due classi esistono per
ottenere che chi lavora sia sfruttato il meno possibile da chi non
lavora. Inoltre, finchè le due classi non saranno fuse in una
sola, avremo le guerre: i capitalisti, mediante la organizzazione
bancaria di cui dispongono, e per mezzo della quale svolgono la loro
attività, spingono le rispettive nazioni a guerre terribili
attraverso il gioco della sfrenata ed avida concorrenza, nella quale
per forza di cose si trovano ingolfati per l'accaparramento di
mercati, di colonie e affari consimili, come precisamente è
avvenuto con la guerra europea scoppiata il 4 agosto 1914. Guerra
originata dal fatto che il capitalismo germanico, sentendosi più
forte degli altri, perchè spalleggiato da una organizzazione
militare ultrapotente, voleva per mezzo della sua alta banca invadere
il campo dei mercati internazionali sui quali imperava il capitalismo
inglese e francese con le rispettive banche. Finchè le due
classi sociali di capitalisti e di salariati saranno divise, avremo
tutti i mali sociali che travagliano l'attuale società:
militarismo, nazionalismo, miseria, analfabetismo, trust bancari e
giornalistici. Orribile spettacolo contro le meravigliose e perfette
leggi della natura. Gli uomini invece di vivere come fratelli si
uccidono a vicenda; corrono verso il baratro della morte sotto la
spinta di narcotici sociali messi in circolazione per servire il Dio
dell'oro, per assicurare ad una classe il predominio sull'altra, ad
un impero il comando sul resto del mondo.
«Per
eliminare questi mali bisogna fondere in una sola grande famiglia le
classi sociali. La loro fusione sarà fatta quando gli
strumenti ed i mezzi di lavoro, cioè i capitali, saranno nelle
stesse mani dei lavoratori. Quando questo sarà avvenuto,
cadranno come per incanto le barriere doganali e gli innaturali
confini. Ai regni, dai troni di sangue, subentrerà il regno
del lavoro.
«Una nuova
èra comincerà per l'umanità rinnovellata. Il
ciclo dell'animalità nel quale ancora ci dibattiamo fra le
ritorte dell'indigenza e dell'oscurantismo sarà chiuso.
«In ogni
casa il pane ed il libro saranno a disposizione di tutti. Bisogna
dunque dar mano con tutte le forze dell'animo e del cuore a fondere
in una sola le classi sociali.
«Questa
fusione in Russia avvenne in maniera violenta. La trasformazione
sociale nel vasto impero moscovita, non essendo stata preceduta dalla
necessaria preparazione (fino a ieri vi ha governato lo czar), si
effettuò attraverso i bagliori sinistri della guerra civile.
«Nel vostro
campo, o lavoratori del mare, gli strumenti ed i mezzi di lavoro sono
rappresentati da navi. Per effettuare la trasformazione sociale
desiderata, occorre che voi arriviate a possedere le navi. Per
mettervi in grado di possederle, senza ricorrere all'arrembaggio
della guerra civile, che 99 volte su 100 costituisce un disastro per
tutti, ho ideato la «Garibaldi».
«Lo Statuto
ed il funzionamento di questa Cooperativa si informano ai concetti
sopra esposti, cioè alla Redenzione del Lavoro e dei
Lavoratori, alla Pace ed al benessere di tutta l'umanità. La
nostra divisa è e dovrà essere: Amore per tutti,
odio per nessuno.
Origine
«La guerra
europea è scoppiata il 4 agosto 1914 per necessità e
concorrenze capitalistiche. I Lavoratori, come quelli che alla guerra
sono destinati a pagare maggiore contributo di sangue, tentano
impedirla per mezzo della loro Internazionale. Non vi riescono perchè
è ancora debole. Ma la guerra, scatenata dalla frenesia del
capitalismo tedesco, è un gioco pericoloso anche per tutto il
sistema sociale nel quale il capitalismo funziona, è una
guerra che può segnare la disfatta di tutti i capitalismi nel
caso che il militarismo tedesco venga sconfitto, e ciò perchè
ogni capitalismo poggia sul militarismo e il militarismo tedesco è
il modello, il centro, la regola di tutti gli altri militarismi. La
sconfitta del militarismo tedesco, oltre ad essere la sconfitta del
capitalismo tedesco, apre la strada alla sconfitta generale degli
altri capitalismi e alla conseguente vittoria di tutti i lavoratori.
«Così
abbiamo creduto e così sta avvenendo.
«Per
contribuire alla sconfitta del capitalismo tedesco, senza della quale
il vecchio sistema si sarebbe rafforzato, la Federazione Marinara,
dopo d'aver fatto tutto quello che poteva e che doveva fare per
impedire lo scoppio della guerra – e dopo di avere constatata
l'impossibilità da parte dei Lavoratori d'impedirla –
decise di parteciparvi. Circa tale partecipazione o intervento lanciò
un manifesto intitolato «Guerra alla Guerra», dal quale
risulta che la Federazione Marinara intravide fin d'allora la
possibilità (mediante e in conseguenza della guerra stessa) di
trasformare la Società in maniera conforme alle aspirazioni
dei Lavoratori.
«L'appello
fu da voi, Marittimi, accolto con entusiasmo. Fedeli al comune
programma, avete dato tutti voi stessi alla grande causa. Affrontaste
volontariamente i sacrifici e le dolorose conseguenze della guerra
sottomarina, della guerra in trincea, nell'aria, comunque e
dappertutto. Le vostre perdite sono enormi. Molte le vedove,
moltissimi gli orfani dei compagni travolti, scomparsi, caduti per
sempre.
«Man mano
che la guerra volgeva al tramonto, la luce di una nuova èra
spuntava sugli orizzonti insanguinati: cadevano in frantumi corone,
troni, imperi; re e imperatori fuggivano lungo la via dell'esilio.
Non poteva essere diversamente! Ogni azione ha il suo frutto; ogni
sacrificio ha il suo premio. Il Capitalismo, generatore della guerra,
con la guerra stessa passa di sconfitta in sconfitta, e questo
processo di trasformazione è più inoltrato nelle
Nazioni dove il capitalismo maggiormente soffocava i diritti dei
lavoratori.
«Esse sono
sconfitte per le prime nel feroce gioco della guerra, ed in
conseguenza la trasformazione sociale, che ormai è in marcia
per tutta l'Europa e per tutto il mondo, si svolge in esse in modo
violento. Gli altri Stati cercano di ricorrere ai ripari per sbarrare
il passo alla marcia trionfante del lavoro contro il capitale; ma i
loro sforzi sono inutili, poichè quella trasformazione è
fatale, è spinta innanzi dalle raffiche che la guerra tremenda
ed orrenda ha sollevato.
Inizio
«Per cura
del Governo Italiano viene costituita verso la metà del 1918
una commissione chiamata del «Dopo Guerra» con l'incarico
di studiare i mezzi necessari per far passare la Nazione dallo stato
di guerra a quello di pace senza gravi perturbazioni.
«Nella
qualità di vostro rappresentante, sono chiamato a
parteciparvi. Fedele al nostro programma propongo, nella seduta che
la diciannovesima sezione di quella commissione tenne a Roma il
17-8-1918, che i Lavoratori del Mare siano messi in condizioni di
gestire per proprio conto il naviglio nazionale. La Commissione,
mentre discute la proposta, rolla come nave colpita da mare a
traverso; poi l'accetta approvando un ordine del giorno dal quale
riporto:
«La sezione
accoglie infine con grande simpatia e raccomanda vivamente al Governo
la proposta del rappresentante dei Lavoratori del Mare che una parte,
anche modesta, delle navi come sopra ottenute (cioè dagli
alleati) sia amministrata dagli equipaggi costituti in Cooperativa».
«Due giorni
dopo, quell'ordine del giorno viene presentato da una commissione di
quella diciannovesima sezione all'Onorevole Presidente del Consiglio
dei Ministri, il quale trova geniale la proposta del rappresentante
dei Lavoratori del Mare e dichiara che il Governo l'appoggerà
con piacere. Infatti, la «Gazzetta Ufficiale» del
23-8-1918 pubblica un D. L. Luogotenenziale, n. 1149, che contiene
disposizioni molto interessanti per lo sviluppo ed il funzionamento
della Marina Mercantile. L'Art. 10 di questo decreto dice:
«La
gestione di piroscafi acquistati dallo Stato sarà di regola
affidata agli Armatori a condizioni da stabilirsi dal Ministro dei
Trasporti, con preferenza agli Armatori che abbiano perduto navi a
causa di guerra. Detta gestione potrà anche essere affidata
dal Ministro dei Trasporti a Società Cooperative di Gente di
Mare legalmente costituite, che offrano idonee garanzie di regolare
esercizio».
Costituzione.
Senza perder
tempo si passa alla costituzione della Cooperativa che si decide
chiamare «Garibaldi» in omaggio al leggendario Eroe
marinaro della Camicia Rossa. Garibaldi marinaio non è ancora
bene conosciuto. Pochi sanno che Garibaldi ha fatto quello che ha
fatto appunto perchè fu uomo di mare. Garibaldi è il
primo marinaio d'Italia. La sua storia, la sua opera, le sue azioni,
le sue battaglie devono essere conosciute da tutti i naviganti. Il
Leone di Caprera è una stella che illumina e indica la rotta
che la nave federale deve percorrere. Col suo nome si è
battezzata a dovere la nostra Cooperativa. La cerimonia inaugurale
ebbe luogo a Genova il 18 settembre 1918 a bordo del transatlantico
«Giuseppe Verdi» con l'intervento di numerose
rappresentanze degli equipaggi delle navi in porto.
L'atto
costitutivo (comprendente anche lo Statuto Sociale) venne
letto, approvato e firmato tra immenso entusiasmo e con le formalità
prescritte dalle legge.
Finanziamento - Proposta radicale.
Con lo statuto,
approvato a bordo del «Giuseppe Verdi», il patrimonio
sociale doveva formarsi mediante azioni da 25 lire da acquistarsi dai
soci sino ad un massimo di 5.000 lire ciascuno. A tutto il febbraio
1919 i fondi erano discreti, ma non sufficienti. Si era fatto un bel
passo, ma non basta camminare, bisogna correre. Per finanziare in
breve tempo e con certezza la Cooperativa, ho creduto opportuno
d'approfittare dell'agitazione marinara, svoltasi dal 5 febbraio al
29 marzo 1919 in Genova con l'arresto del piroscafo «San
Gennaro», agitazione terminata con 37 deliberazioni, prese
d'accordo fra le parti in lotta. La trentasettesima riguarda la
«Garibaldi» ed è così formulata:
«La
Federazione Marinara domanda che l'aumento, portato alla indennità
mensile del caro viveri del personale navigante con la deliberazione
n. 3, anzichè venire pagato agli aventi diritto sia, col
consenso di questi ed a loro nome e conto, investito in azioni della
Cooperativa «Garibaldi» della gente di mare.
«Il
rappresentante del Governo e quello dell'armamento accolgono con
simpatia tale proposta che mira alla elevazione della classe
marinara.
«Di
conseguenza resta di comune accordo stabilito che l'aumento
dell'indennità, di cui sopra, sarà accreditato agli
interessati, ma il pagamento ne resterà sospeso in attesa che
possa essere disciplinato legalmente l'investimento delle somme
relative in azioni della «Garibaldi».
«L'Assemblea
è chiamata a pronunciarsi su questa proposta. Per
l'applicazione di tale deliberazione occorreva, o marittimi, il
vostro benestare. Per averlo foste chiamati in Assemblea con un
comunicato, pubblicato su «Il Lavoro» del 5-4-1919, nel
quale annunciavasi:
«Questa
sera alle ore 20, nel salone della Vecchia Borsa (Loggia di Banchi)
in Piazza Banchi, avrà luogo una Assemblea federale marinara
straordinaria dei Lavoratori del Mare federati, per comunicazioni
della Segreteria sulla agitazione svoltasi dal 5-2 al 29-3 1919, e
per deliberare in merito alla proposta d'investire in azioni della
Cooperativa «Garibaldi» il miglioramento per caro viveri,
ottenuto con la stessa agitazione».
Questo annuncio
era accompagnato dal seguente commento:
«Occorre
dunque il consenso degli interessati per l'investimento delle somme
anzidette. L'Assemblea di stasera è chiamata a pronunciarsi
pro o contro. Sarà una Assemblea numerosissima. Vi
parteciperanno tutti gli equipaggi delle navi in porto: dal
comandante al mozzo, dal capo macchinista al carbonaio, dal
commissario al piccolo di camera. Gli ufficiali radiotelegrafisti
saranno legalmente rappresentati. La famiglia marinara si troverà
riunita al completo e prenderà la decisione che meglio crederà
opportuno.
«Qualunque
essa sia, sarà rigorosamente applicata ed osservata. Se, come
crediamo, l'Assemblea desidererà che l'aumento ottenuto per
caro viveri sia investito in azioni della «Garibaldi»,
tale decisione sarà considerata come se presa da tutta la
Gente di Mare. Così prescrive la disciplina federale, così
prescrive qualsiasi disciplina regolante la vita di un'organizzazione
conscia dei suoi doveri e dei suoi diritti. Chi del resto non vorrà
sottostare alle deliberazioni della maggioranza, potrà fare
come meglio crederà. Naturalmente, gli altri conserveranno lo
stesso diritto; vale a dire nessuno potrà obbligarli di avere
per compagno di lavoro a bordo di una nave una persona che, per cieco
egoismo o per qualsiasi altra ragione, si rifiuti di apprestare il
suo concorso per la redenzione economica, civile, morale di tutta la
classe marinara.
«Del resto,
non è giusto che chi la pensa diversamente debba essere
boicottato o sbarcato con violenza, e perciò gli altri, cioè
la maggioranza, per non usare violenza alla minoranza e per non
andare in mare con persone di troppo diverso sentire, preferiranno
sbarcare. Se poi l'Armatore, vistosi nella impossibilità di
far partire la nave, perchè essa con una o solo due persone a
bordo non è in grado di riprendere la navigazione, sarà
costretto a sbarcare queste due persone, nessuno potrà dire
che queste due persone siano state boicottate.
«Ma anche
questa ipotesi difficilmente si avvererà».
La proposta
d'investire in azioni della «Garibaldi» il miglioramento
ottenuto, essendo ottima sotto tutti i punti di vista, incontrerà
il plauso di tutta la gente di mare, come del resto ha incontrato
quello del Governo e degli Armatori».
Decisione sovrana.
«L'Assemblea
ha luogo e riesce imponente. Vi partecipano gli equipaggi delle navi
in porto. Alla magnifica «adunata» spiego che in
conseguenza della guerra sono in corso profonde, inevitabili
trasformazioni sociali e dove più sarà forte la
differenza tra il vecchio ed il nuovo remige, più violenta
sarà la tempesta sociale destinata a spazzar via le
ingiustizie, le miserie del passato; che dove la differenza di
dislivello sarà eccessiva fra il sistema della Società
che tramonta e quello della Società che risorge, l'opera di
trasformazione sarà caratterizzata da una prima fase violenta,
distruttiva, gravissima, tremenda: guerra civile: orrenda cosa da
deprecarsi, da evitarsi, da scongiurarsi – potendo –
sempre; e per evitarla bisogna, finchè si è in tempo,
diminuire meglio che si può quel dislivello.
«Affermo
che i Lavoratori del Mare hanno il dovere di mettersi (e le altre
classi sociali hanno pure l'interesse di farsi soppiantare dai
lavoratori grado a grado) in condizioni di amministrare per conto
loro il naviglio nazionale. Avverto che, se verrà accettata la
mia proposta, lo Statuto della «Garibaldi» sarà
cambiato in maniera: che ogni socio avrà marcato su apposito
libretto le somme versate; che appena potrà la Cooperativa
restituirà ai soci le predette somme, mediante gli utili che
essa ricaverà dall'esercizio dei piroscafi. Avverto altresì:
«Che il
compenso agli amministratori della Cooperativa sarà fissato
non dallo Statuto, ma volta per volta dall'Assemblea Sociale, tenendo
presente la massima che la Cooperativa, non distribuendo dividendo a
nessuno, non potrà mai dare ricompense a quelli che
l'amministrano;
«Che perciò
con l'andare del tempo, avendo ogni socio ricevuto indietro le somme
che ha versato alla Cooperativa, le navi della medesima apparterranno
all'intiera classe marinara e funzioneranno per il bene dei
Lavoratori del Mare, della Marina Mercantile e dell'Umanità.
«Con queste
spiegazioni, l'Assemblea, in piedi, unanime, commossa, approva con
entusiasmo di versare alla «Garibaldi», fino alla
concorrenza di 5.000 lire per ogni navigante, il massimo consentito
dalla legge sulle cooperative, tutto l'aumento dell'indennità
per caro viveri, conseguito con l'agitazione svoltasi dal 5 al 29
marzo 1919.
NORME FONDAMENTALI
PER LA REGISTRAZIONE
E DESTINAZIONE DEI
VERSAMENTI
«Con
lettera del 7 aprile 1919 comunico ai rappresentanti delle
Federazioni degli Armatori l'esito della magnifica Assemblea. Il 18
aprile 1919 fra quei rappresentanti e quelli della Vostra Federazione
si concorda la seguente trentottesima deliberazione:
«In
relazione alle deliberazioni n. 3 e 37 delle conclusioni fra i
rappresentanti delle Federazioni Armatori Liberi e Armatori Italiani
e quelli della Federazione Nazionale del Mare, sotto la presidenza
dei rappresentanti di S. E. il Ministro dei Trasporti, resta di
comune accordo convenuto che la indennità caroviveri stabilita
con deliberazione n. 3 nelle quote di:
L. 45 per la
bassa forza;
» 50
per gli Ufficiali;
» 60
per i Comandanti e Capi Macchinisti,
sarà fatta risultare a contratto di
arruolamento.
«Tali quote
verranno liquidate a parte con distinte speciali, compilate in
triplice copia, conforme modulo allegato, di cui una resterà a
mano dell'Armatore, l'altra sarà consegnata alla Cooperativa
Garibaldi e la terza resterà a bordo.
«L'ammontare
di tali quote, spettanti a tutto il personale imbarcato, sarà
dall'Armatore della nave versato ad ogni fine viaggio o di periodo
alla Cooperativa «Garibaldi», la quale rilascerà
quietanza liberativa.
«S'intende
che con tale versamento l'Armatore, e la Federazione Marinara lo
riconosce, avrà adempiuto all'integrale esecuzione delle
deliberazioni 3 e 37 e resterà esonerato da ogni ulteriore e
qualsiasi responsabilità verso tutti gli interessati.
«A cura
della Cooperativa «Garibaldi» ciascun individuo dovrà
essere provveduto di uno speciale libretto personale con tutte le
indicazioni atte a stabilirne l'identità sul quale saranno
registrati tutti i versamenti fatti alla Cooperativa «Garibaldi»,
sia direttamente che dall'Armatore per conto dell'interessato stesso.
«L'Ufficiale
di bordo, incaricato delle paghe, dovrà all'atto della
liquidazione delle paghe, eseguire sui libretti individuali le
necessarie registrazioni conformi alle indicazioni contenute nelle
distinte di versamento da compilarsi per conto dell'Armatore.
«Le
dichiarazioni trascritte sul libretto personale dovranno essere
firmate. Per il personale di Stato Maggiore a disposizione e per
quello di Stato Maggiore o di bassa forza ammalato, durante il
periodo di malattia a carico dell'Armatore, il versamento alla
Cooperativa «Garibaldi» delle quote, per conto del detto
personale, sarà fatto mensilmente con distinte a parte e le
registrazioni sui libretti individuali saranno fatte a cura degli
uffici dell'Armatore, il tutto analogamente a quanto stabilito per il
personale imbarcato».
STATUTO
«Il 3
maggio 1919 ha luogo la seconda assemblea della «Garibaldi»
per modificarne lo Statuto secondi il nuovo orientamento. Riesce
imponente ed a unanimità di voti approva le necessarie
modifiche».
CONCLUSIONE
«Colla
trentottesima deliberazione il finanziamento della «Garibaldi»
è garantito. L'attuale Società, piena di triboli, di
miserie, d'ingiustizie, è caratterizzata da due classi sociali
in perenne lotta fra loro ed in pieno disfacimento, per lasciare
posto ad un'altra che non consenta nè servi, nè
padroni, nè sfruttati, nè sfruttatori. In questa nuova
Società gli uomini, costituendo una sola classe di produttori,
non saranno più divisi da competizioni economiche, non si
mitraglieranno a vicenda, non si contenderanno il pane col becco e
coll'artiglio come uccelli di rapina, ma si ameranno come fratelli
osservando le leggi naturali, le sole che siano giuste: leggi uniche,
perfette, perchè scaturenti dalla Forza misteriosa
dell'Infinito che regola l'Universo».
Genova, Maggio
1919
G. Giulietti
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