Cap. XX.
ELETTO A
DEPUTATO
Nel mese di novembre
1919 si preparava il rinnovamento della Camera. Il Parlamento dovette
ritemprarsi con uomini nuovi, con forze giovanili capaci di tener
testa alla velleità nazionalista, che dopo la vittoria,
ottenuta per l'efficacia di valorosi uomini appartenenti a tutte le
classi, alzò la testa per imporsi come eroi della sesta
giornata, strozzini inveterati, e stendeva la mano, anzi le cento
mani di Briareo per afferrare i profitti derivanti dalla guerra
gigantesca. Questi imboscati avrebbero meritato di salire alla gogna
e non di sedere su uno scanno di Montecitorio. Le elezioni politiche
si presentavano favorevoli al partito del proletariato. Vari blocchi
s'erano già formati, e uno dei primi, quello del lavoro.
La Federazione
marinara non poteva fare a meno di tentare di mandare alla Camera il
suo rappresentante e Giulietti fu inserito nella lista del partito
del lavoro, capeggiato dall'On. Canepa. Poichè l'avversario
tentò imbrogliare o confondere le carte, la Federazione
marinara diramò il seguente appello chiarificatore:
«Compagni,
«Col
pretesto della lotta elettorale i nostri avversari mirano a dividere
le nostre forze, a demolire le basi fondamentali della nostra
organizzazione, ad ostacolare, se non ad impedire, lo sviluppo ed il
funzionamento della nostra «Garibaldi»: speranza e
simbolo della nostra redenzione.
«A corto di
ragioni, si scagliano contro il nostro segretario responsabile perchè
comprendono che, se da libero cittadino ha fatto quello che sappiamo
e che abbiamo visto non temendo nè insidie, nè
avversioni, nè diffamazioni, nè contrarietà
occulte o palesi, nè tentativi criminali e criminosi contro la
di lui persona, da rappresentante nostro alla Camera dei Deputati
egli terrà alta la bandiera della nostra fede e ci condurrà
ad altre radiose conquiste, assicurandoci la diretta gestione delle
navi, bagnate dal vostro sudore e tante volte santificate dal
sacrificio dei compagni scomparsi nei gorghi dell'infinito mare.
IL NOSTRO
INTERVENTISMO
«Certi
avversari attaccano la nostra azione pro Fiume: dimenticano che è
la naturale conseguenza del nostro interventismo. Se siamo
intervenuti in favore dei serbi, assaliti dall'ex impero austriaco,
dei belgi, massacrati dalle orde del militarismo tedesco, dei russi,
accerchiati dal capitalismo europeo-americano, perchè non
dovevamo fare altrettanto in favore dei fratelli fiumani?
«Lavoriamo
e combattiamo, non a parole ma a fatti, contro ogni viltà ed
ogni prepotenza; lavoriamo e combattiamo per la libertà dei
popoli, per la redenzione degli oppressi.
«Consideriamo
la guerra come il peggiore male che possa travagliare e decimare
l'umanità. Ma la guerra scoppia non per il capriccio d'un
monarca o d'un capo partito, ma per motivi economici, causati
dall'attuale ordinamento sociale, basato sul privilegio di classe e
sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
«Solo
quando i sindacati di mestiere saranno capaci di gestire per loro
conto la produzione, il trasporto e la distribuzione delle cose
necessarie alla vita, il germe della guerra sarà eliminato.
«Finchè
non si sarà arrivati a questo, se scoppierà una guerra,
sarà impossibile e quindi inutile appartarsi. Bisogna invece,
se i lavoratori, o i loro partiti, o le loro organizzazioni non
avranno la forza d'impedirla, affrontarla in maniera da contribuire
alla sconfitta del militarismo predominante.
«Così
ha fatto la nostra federazione.
«In seguito
al feroce ultimatum dell'Austria alla Serbia, all'invasione del
Belgio e alla guerra sottomarina, siamo intervenuti contro il
militarismo tedesco al grido di «Guerra alla guerra per la
libertà dei popoli e dei lavoratori!». Il nostro
manifesto, così intitolato, diceva fra l'altro:
«Lavoratori
del mare, la nostra azione, in questo momento, deve tendere a
stroncare la guerra preparata e voluta dal militarismo tedesco.
Perchè questa azione sia efficace non basta gridare: «Abbasso
la guerra», bisogna marciare in guerra contro la guerra
provocata dall'Austria e dalla Germania; bisogna avere il coraggio
d'insorgere, con qualunque mezzo; e nello stesso tempo col mezzo più
efficace e più pratico contro quello che è il centro e
la regola del militarismo europeo e mondiale. Popolo marinaro, sorgi
ed insorgi e come fuoco purificatore divampa, ruggi e gli imperi
centrali e qualsiasi altro impero distruggi».
«Durante la
guerra abbiamo compiuto il nostro dovere come cittadini e come
lavoratori. Ed abbiamo fatto bene. Se avesse vinto la Germania, tutto
il mondo sarebbe caserma. Saremmo ritornati ai tempi delle congiure
del 1821 e del 1848.
«Non siamo
ancora in bonaccia. Il ciclone della guerra ha lasciato un mare lungo
e morto che durerà molto tempo; ma con la sconfitta del
militarismo tedesco sono in cammino le sconfitte di tutti gli altri
militarismi e del capitalismo internazionale.
«Dobbiamo
perciò essere contenti ed orgogliosi di quello che abbiamo
fatto.
«Ed è
in virtù di questa nostra opera che la voce del nostro
rappresentante, sia di fronte al Governo che di fronte ai
capitalisti, ai falsi patrioti, ai lestofanti d'ogni genere, ha oggi
una certa autorità.
«Giuseppe
Giulietti parla ed agisce per noi, in nome nostro, dei nostri figli,
delle nostre famiglie; chi offende lui, offende noi, offende
sopratutto la memoria dei compagni nostri travolti nei gorghi del
mare e della guerra.
«Fieri
della nostra condotta, della nostra opera, della nostra vita di
sacrifizio e di lavoro, ai nemici di ieri, che oggi ci fanno l'amico
per avere il nostro voto, risponderemo a dovere. Ricordiamoci che
abbiamo dovuto battagliare di continuo per migliorare le nostre
condizioni! Ricordiamoci che per unificare le Casse Invalidi abbiamo
dovuto ricorrere a due scioperi generali; e, per ottenere i recenti
miglioramenti pei vecchi ed invalidi compagni, abbiamo dovuto
minacciare, non una ma cento volte il blocco di tutte le navi, ed
infine catturare il piroscafo «Persia», carico di
munizioni contro il popolo russo e dirottare questa nave a Fiume,
compiendo così, con un colpo solo, cinque buone azioni in
favore:
del popolo
italiano;
del popolo russo;
del popolo
fiumano;
dei principi di
libertà e di giustizia minacciati e delle nostre pensioni.
«Sì,
il CORSARAMENTO del piroscafo «Persia» è
particolarmente simpatico, perchè con esso e con le precedenti
fermate dei piroscafi «Fedora», « Rodosto» e
«Nippon», abbiamo ancora una volta dimostrato che
lavoriamo di cuore per impedire che la Russia ritorni sotto il regime
degli Czar e per assicurare a quel proletariato completa e vera
indipendenza.
LE MENZOGNE DEGLI AVVERSARI
«I giornali
al servizio dei trust marittimi-bancari, o di settarie combinazioni
elettorali, scrivono: che minacciamo l'attività della marina
mercantile italiana perchè, secondo loro, chiediamo paghe
superiori a quelle usate dalla marina mercantile inglese; che la
riforma della Cassa Invalidi non è opera nostra; che il
personale navigante di camera è stato escluso da detta
riforma; che abbiamo dato cinquantamila lire ai legionari fiumani e
niente ai metallurgici in sciopero; che a Genova, incuranti dei danni
che arrechiamo al Paese e al vettovagliamento della popolazione,
stiamo bloccando tutte le navi per ottenere dei voti elettorali; che
combattiamo i socialisti; che il nostro segretario non ha partecipato
alla guerra.
«TUTTO CIÒ
È FALSO – Non è vero che pretendiamo paghe
superiori a quelle usate dalla Marina Inglese. La verità è
che certi armatori desiderano guadagnar molto e... spender poco.
«Non è
vero che la riforma della Cassa Invalidi non sia stata ottenuta dalla
nostra Federazione e che non ne benefichi il personale di camera.
«Non è
vero che la nostra Federazione abbia dimenticato i nostri fratelli
metallurgici in sciopero. Chi ha messo in giro simile menzogna, e
continua a propagandarla per bassa speculazione elettorale, rende un
pessimo servizio alla causa dell'unione proletaria e favorisce le
oscure manovre dei trusts siderurgici bancari navali, i cui uomini e
giornali tirano a dividere le forze unite dei lavoratori. Ai
metallurgici abbiamo dato ventimila lire dopo venti giorni che ci
eravamo liberati da una agitazione, durante la quale avevamo dovuto
bloccare più di cento navi. Avremmo certamente aumentata
quella oblazione, se non fossimo stati offesi.
«Le nostre
cinquantamila lire pro-Fiume significano la nostra tangibile
solidarietà per la magnifica spirituale impresa dannunziana
contro l'affarismo bancario americano, che vorrebbe impedire
l'indipendenza del nostro Paese. E poichè il bene tira il
bene, dopo quelle nostre cinquantamila lire ai legionari Fiumani e il
corsaramento del «Persia» con la sua conseguente
bloccatura nel porto di Fiume, venne sanzionata la riforma della
nostra Cassa Invalidi, che ha arrecato ai vecchi ed invalidi marinai,
agli orfani ed alle vedove dei nostri morti compagni, un benefizio di
oltre cento milioni di lire ed assicurato ad ognuno di voi una
pensione adeguata ai tempi.
«Non è
vero che combiattiamo i socialisti. Apprezziamo e stimiamo la
dottrina socialista; apprezziamo e stimiamo i veri socialisti. Siamo
contrari alla prepotenza e alla viltà, al ricatto e al
tradimento di qualsiasi genere e specie.
«Non è
vero che nel porto di Genova siano state bloccate navi per motivi
elettorali. Il blocco esiste solo nella fantasia e nella paura dei
nostri avversari e dei loro giornali; paura di essere abbattuti;
paura di vedere uscire trionfante dalle urne il nome di Giulietti.
«Un
settimanale di Genova, organo della locale Sezione del Partito
Socialista, ha avuto l'impudenza di pubblicare che il Capitano
Giulietti ha voluto la guerra e non fu in guerra. Due bugie in una
sola affermazione. Giulietti non solo non ha voluto la guerra, ma
l'ha combattuta, e, per combatterla, è stato interventista e
combattente.
«La doppia
bugia di quel giornale dimostra la leggerezza di colui che lo scrive;
leggerezza da non confondersi col vero socialismo.
«Compagni,
in guardia, dunque, contro le tristi e complesse manovre che stanno
compiendo in questi giorni i nostri avversari. Attenti alle maschere
e alla teppa, che la borghesia getta in mezzo ai comizi elettorali
per seminare la discordia fra lavoratori e lavoratori e alle menzogne
che fa circolare sui giornali per screditare l'uomo che ci difende e
ci rappresenta. Attenti, perchè in quest'opera triste e
obliqua gli avversari usano armi violente e sleali. Contro le prime
abbiamo risposto a dovere col comizio che abbiamo tenuto a
Sampierdarena la mattina del primo novembre. Contro le seconde
rispondiamo coi fatti e coi risultati compiuti e conseguiti dalla
nostra Federazione.
«Compagni!
«Ricordiamo
che partecipiamo alla lotta elettorale col nome del nostro Segretario
e come protesta contro la denegata facoltà di farci votare
fuori residenza. Ognuno di voi faccia il proprio dovere!
«La riforma
ed il miglioramento dalla Cassa Invalidi devonsi esclusivamente alla
vostra Federazione. Votate per il vostro Segretario!
«Con la
nostra Cooperativa «Garibaldi» ci libereremo da ogni
schiavitù! Dobbiamo perciò essere solidali con colui
che l'ha ideata e che fra poco la farà funzionare.
Ricordiamoci quello che eravamo dieci anni fa e quello che siamo
adesso. Appoggiamo col nostro voto colui che ci ha sempre difesi!
«Per
combattere la camorra politica-bancaria-marittima di lestofanti
arricchitisi con la guerra, è necessario che i naviganti e gli
impiegati di aziende diano il voto al Segretario Responsabile della
Federazione Marinara».
«Professionisti,
Impiegati e Lavoratori d'ogni categoria!
«Ricordate
la efficace e pratica solidarietà del proletariato marittimo a
favore del proletariato russo. Dimostrateci la vostra, votando per il
nostro rappresentante, Capitano Giuseppe Giulietti, nostro
segretario, il cui programma non consiste nelle solite promesse
elettorali, ma nell'azione che ha sempre svolto e continuerà a
svolgere per una grande e libera Marina Mercantile, per
l'affratellamento dei popoli, per la redenzione economica e morale
dei salariati e degli oppressi, e per assicurare:
Pane e istruzione
ai giovani;
Pane e riposo ai
vecchi ed agli invalidi;
Amore e pace alla
sofferente e travagliata umanità
La Federazione
Italiana Lavoratori del Mare».
Anche in questa
lotta elettorale Giulietti riuscì vittorioso. Come è
noto, fu eletto a deputato ed entrò alla Camera come
rappresentante del partito del lavoro.
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