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Giulio Tanini
Storia della federazione italiana lavoratori del Mare

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  • NOTE SU GIULIO TANINI 29-7-1850 - 30-6-1921
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NOTE SU GIULIO TANINI

29-7-1850 - 30-6-1921

 

 

Di Tanini, i giovani, nulla sanno perchè su di Lui sono passati parecchi lustri di silenzio, come su tanti altri uomini di valore; ma noi, anziani, lo abbiamo bene negli occhi della mente e più nel cuore.

Quando Egli si dipartì – eravamo nel giugno 1921 – le contrade d'Italia andavano bagnandosi di sangue fraterno e la Sua voce grave e solenne s'alzò «tregua al sangue e pace al mondo, incoscienti!» scrisse e sen partì.

Il Suo viaggio a Staglieno, lo ricordiamo benissimo, fu l'ultima, imponentissima manifestazione di popolo lavoratore che l'accompagnò silenzioso e mesto, come presago della bufera che poi si scatenò furente e durò ben 23 anni! Meglio che Egli non abbia visto.

Quei tristi giorni s'assomigliano alquanto a quelli che viviamo ora ed è per naturale trasporto che ricordiamo con affetto e accoramento il buon Giulio, perchè se fosse con noi lancerebbe ancora alta la Sua rampogna contro i mestatori, i disgregatori, i faziosi di tutti i partiti. Perchè Tanini era veramente un Uomo libero: libero da preconcetti teorici, libero da convenzionalismi, liberissimo nel culto delle religioni, quindi al di sopra di tutte queste miserie umane che travagliano e dividono l'umanità, specialmente quando questa umanità abita la stessa Patria. Ebbe sì, le Sue sante ire; Egli si erse in versi taglienti contro le iniquità, contro le menzogne, contro lo sfruttamento del misero: per questi ebbe le più belle, le più alte, le più dolci parole.

Internazionalista: visse un po' in tutte le latitudini del globo ed imparò nella grande università della vita ad amare l'uomo quale prossimo e più che se stesso; imparò la tolleranza, imparò l'amore fraterno. Di questo mondo oscuro e sordo, Egli indovinò le armonie ascose e le Sue liriche ebbero accenti or delicati e dolci, or amari e violenti come il mare, ora tragici, ora sereni e questi contrasti, tralucevano sovente dai Suoi occhi cerulei grandi e meravigliosi.

Nell'anno 1913 s'incontrò con Giulietti che gli aperse fraternamente le braccia e gli spalancò le porte della Federazione Marinara. Con questa Tanini si fuse come un elemento naturale e potè finalmente pensare con una certa tranquillità a scrivere, a mettere sulla carta le memorie dei Suoi anni di «vita sbattuta come una nave da violente tempeste sul mare insidioso, senza però mai naufragare sulle scogliere delle basse passioni».

La Sua figura era tipica. Occhi rispecchianti il cielo e il mare immenso; sorriso dolce e aperto. La Sua testa incanutita era di un candido immacolato e tutta la Sua persona ispirava contemporaneamente confidenza e rispetto.

Fu anima profondamente mite ed altruista. Passò nel mondo come astro di prima grandezza illuminando di purissima luce propria il cammino arduo delle plebi, in ascesa verso migliori destini. Fu seminatore fecondo di bene, che sparse a piene mani. Difese instancabilmente i miseri, i doloranti della vita e fu pago della soddisfazione che ne viene dal dovere religiosamente compiuto. La Sua anima tese, come un sol respiro, alla redenzione delle classi povere, dando per esse cuore ed intelletto. Fu esempio vivente di rare virtù, fiore esotico, faro di luce inestinguibile.

Dapprima ardente repubblicano-mazziniano, divenne in seguito un apostolo delle grandi dottrine socialiste di cui fu profondo cultore e che propagò incessantemente con la penna e con la voce, contro tutti i convenzionalismi dei tempi, senza adattarsi nè piegare mai.

Tutta la Sua opera tese all'unione dei popoli senza distinzione di razza, casta, colore, poichè, diceva, una è origine, uno è il dolore, una deve essere la vita dei popoli in una intesa comune, onde rendere la vita gioiosa e degna di essere vissuta.

Preconizzava «l'unione dell'Europa»; come voleva Mazzini, in un'intesa di popoli liberi, spezzando gli antagonismi nazionalisti ed armonizzando gli interessi di tutti per tutti, in una vera repubblica federale Europea. E poi, diceva, non basta; bisogna giungere «all'internazionale dei popoli per opporsi all'internazionale capitalista. Bisogna tendere alla unità del mondo attraverso un'intesa di tutti i popoli. Il massimo apporto deve essere dato dalle organizzazioni operaie».

Era internazionalista perchè concepiva il mondo come una ed inscindibile unità composta di uomini fatti per intendersi, amarsi, lavorare, solidarizzare. Ma si sentiva Italiano perchè amava la Sua terra nativa, culla di martiri, di poeti, di eroi e di scienziati.

 

 

LA SUA OPERA SCIENTIFICA

 

Scrittore forbito, elegante e veemente, attuò nel giornalismo italiano e straniero un profondo e vasto diuturno sforzo intellettuale, svolgendo un programma di educazione ed elevazione spirituale delle classi lavoratrici.

Vero poliglotta, conosceva ben quattordici lingue. Si era approfondito inoltre nella chimica e nella fisica; inventò parecchie macchine fra le quali un apparecchio avvisatore di fiume in piena, un telefono altisonante il cui ricevitore dei fonogrammi poteva, in quell'epoca, udire da oltre dieci metri di distanza. Ideò pure un centralino telefonico automatico e un anemografo che donò a Francesco A. Lanza dell'Istituto Meteorologico di Montevideo. E a dimostrare che non solo le scienze esatte lo appassionavano, lo vediamo dedicarsi allo studio dei fiori e delle piante. È nel Brasile che studia, attraversando quelle grandi foreste, le proprietà medicinali di certe piante di quelle regioni: libro che affidò per la stampa a certo signor Avellino che finì, plagiando, per gabbarlo e negargli i diritti di autore.

Lavorò col Battelli all'Università di Pisa, col Righi e con lo Schiapparelli. Sotto la Sua direzione si costruirono in America ventitrè stazioni meteorologiche, e le Sue osservazioni di vent'anni furono documentate nei Bollettini meteorologici d'Italia.

Lasciò inedita un'importante opera di chimica ed uno dei più completi Formulari di Chimica inorganica.

Centinaia e centinaia di articoli, scritti in giornali italiani e stranieri, rilevarono una profonda conoscenza della materia. Con portentosa facilità espose i soggetti più ardui ed astrusi sia scientifici che letterari, porgendoli al pubblico senza arie professorali e con un garbo che raramente si riscontra negli scrittori di cose scientifiche.

Nella febbre del buono e del meglio seppe meditare lungamente, astrarsi, scrivere sui gravi problemi dell'esistenza.

Compose anche un libro sull'Avviamento allo studio della filosofia; lavoro piano accessibile a tutte le menti.

 

 

LA SUA OPERA LETTERARIA

 

In letteratura compose versi di un perfetto classicismo soffuso di modernità. La Sue opere principali sono: «Exingua Ingentis» raccolta di circa duecento sonetti; «Calatafimi» opera celebrante la grande epopea garibaldina; «Il lamento del poeta per un cipresso abbattuto», poemetto dai versi soavi pieno di nostalgica bellezza, vero gioiello della moderna poesia italiana.

E ancora scrisse di «Amilcare Cipriani» ed il ricavato offrì ai senza tetto; «Il dolore» dedicato ai senza tetto, «La Garibaldi», peanica marinara; «La Mazzini» peanica esaltante una nave garibaldina; «L'Ombra del Viandante» dedicata al poeta Ceccardo Ceccardi; «La Marcia dell'Ideale» inno dedicato ai lavoratori; «Giulio Pane», che è la Sua autobiografia. Opera amara e crudele lanciata con coraggiosa sincerità contro le abiezioni e le iniquità della bassa gora di questo secolo XX.

Egli fu sopratutto un umanista, un educatore delle masse. Non appartenne a Se stesso, ma al Suo apostolato. Scese nel cuore del popolo per tergerne le lacrime ed i dolori, per alleviarlo dalla fatica, per innalzarlo alla bellezza e alla dignità della vita.

Soprattutto insegnò con l'esempio, poichè riteneva che «l'esempio è la forza più bella dell'autorità».

 

 

Per questo, Giulio Tanini deve essere additato alla Gente di Mare come un esempio di purissimo italiano e di grande umanista. L'opera rivoluzionaria di Giulio Tanini raggiunse alte vette perchè si basò solo sulla bontà, sul metodo educativo, sulla serena denuncia della Società controllata dal capitale che tutt'ora regola ancora le sorti di buona parte dell'umanità.

Tanini non fu un rivoluzionario d'azione diretta, nè un tribuno, nè un trascinatore di folle, ma piuttosto un grande Maestro che si valse della Sua profonda cultura per gettare il buon seme della lotta attraverso la Sua opera letteraria.

Per questo, Egli è oggi, più che mai, presente fra i condottieri che guidano la marcia dei lavoratori verso la conquista di un regolamento sociale che darà per sempre Pace e serenità al Mondo.

 

GUIDO SCOLARI

 




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