Napoli, 15 Giugno 1922.
Carissimi
Amici,
Comprendo il movente nobilissimo che vi incita a ricordare il primo
anniversario della morte del nostro Vegliardo amatissimo, ma permettete ch'io
vi dica che, in questi momenti dolorosi per tutti i lavoratori, meglio si
onorerebbe la sua memoria oprando secondo i suoi insegnamenti. D'altra parte è
troppo arduo il problema di scrivere di Lui. Solo la penna di sommi scrittori,
come Hugo o Zola, potrebbe cesellare con pochi tratti la figura, la vita ed il
martirio del Grande scomparso, vero Apostolo e luce di amore.
Io che ebbi la fortuna di conoscerlo, di ammirarlo, di amarlo quale
Compagno di lavoro, ho potuto apprezzarne le rare virtù di purezza e la
fierezza di quell'anima buona, sì, ma ribelle a qualsiasi forma di servilismo,
anche superficiale, che spesso l'uomo deve accettare per necessità.
Quando tutti gli amici, veri o falsi, quando tutti coloro che
avrebbero potuto aiutarlo, si disinteressarono di Lui e della Sua onoratissima
miseria; quando anche coloro che lo avevano sfruttato nella sua intelligenza o
nel suo lavoro, lo abbandonarono; quando la superba Genova neppur s'accorse, come
era naturale, che quest'apostolo languiva lentamente nella miseria – Lui
mai chiese protezione – trovò un fratello che senza domandargli e senza esigere
nulla, gli stese la mano e lo sorresse.
Tanini, accettò di lavorare nella Federazione Marinara perchè quello
non era il posto dello schiavo, dello sfruttato, del venduto; ne fu contento
perchè poteva così dare un pezzo di pane alla sua modesta famigliuola senza
arrossirne e contemporaneamente poteva svolgere la sua attività in mezzo ai
lavoratori che Egli tanto amava e per i quali tanto aveva lavorato e patito.
Ed ecco che ho detto di Lui quanto ho saputo; certo meno di quanto si
potrebbe dire.
Io vorrei che i suoi insegnamenti ci fossero presenti in ogni ora
della nostra vita; vorrei che i suoi libri fossero in tutte le case, in tutte
le basse prue; che tutti sapessero – io per il primo – sacrificare una parte di
sè, come Lui seppe sacrificare tutto sè stesso, per il bene degli uomini.
Lavoratori tutti, Lavoratori del Mare, principalmente! Siate fieri di
aver avuto nelle vostre fila un tale Uomo. Amatelo. Stringetevi in un solo
amplesso di pace, di lavoro, di concordia. Amate come Lui amò l'Umanità, la
Patria, la Famiglia. Esse sono il trinomio eterno della vita. L'amore per esse
vi redimerà da ogni schiavitù; fugherà, come la luce fuga le tenebre, il vizio
e l'egoismo, che ancora incatenano l'Umanità e la fanno vittima di se stessa.
GENNARO STEFANILE
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