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Giulio Tanini
Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere

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  • "LA GARIBALDI"
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"LA GARIBALDI"

Peanica Marinara

 

 

Al Pioniere GIUSEPPE GIULIETTI

 

Ch'io ho veduto tutto 'l verno prima

il prun mostrarsi rigido e feroce,

poscia portar la rosa in su la cima.

Dante

 

Date le vele a la Fortuna e a i vènti,

sotto la rossa, libera bandiera,

la Garibaldi fila audace e fiera,

a i suoi cimenti.

 

Lieta, argentina, a lei squilla la diana,

ed a gran festa, da l'eccelse cime,

questa saluta ferrea sublime

forza italiana.

 

La bronzea fede de la nostra gente

che sacra al mare l'anima immortale,

si libra omai su l'infrenabil'ale,

eterna, ardente.

 

E tu, fratello, con la fronte eretta,

va de i mari a sfidar l'affronto e l'urto,

ché doma è l'onta de l'odiato furto,

e maledetta.

 

Guida t'è chi co 'l grand'amor profondo,

i ceppi rei de i suoi fratelli schiavi

fremendo infranse, e, de l'Idea, le chiavi

porgeva al mondo:

 

che predicò per te: – Dritto e Decoro –;

che, co 'l suo genio, una gran flotta audace

solcar vedeva in sogno, a cercar pace

e pìo lavoro:

 

che a i fanciuletti tuoi, a le pìe e sane

madri aspettanti, serenò il bel ciglio,

non più costrette a pàvido consiglio,

per rea dimane:

 

che i vecchierelli, già lassi e rejetti,

nudi, affamati, abbandonati e soli,

a la speranza ridonò, a i figlioli,

e a i dolci affetti.

 

Non più sgomenti, arsi da l'aspro gelo

su le calate de gl'ingrati porti,

il folto omnubirà, quasi già morti,

d'oblìo gran velo.

 

Miseri resti umani, a cui la vita

imperversò nel cuore aspra e crudele;

ahi, troppo, un'empia eredità di fele

covò infinita!

 

Chi surse, buono, a vendicar lor stenti –,

fratel nel duolo –, disse audace, – «È l'ora:

bastaGran Dio! –, redento è chi dolora:

su, fiere genti! –,

 

andiam, pe 'l mondo, con le fiamme in core

Bastiglie ad adeguar, franger catene;

pèra il ricordo reo di tante pene,

d'ogni dolore. –»

 

E le sfruttate e cieche anime amare

il tirannico giogo, a un tratto, scosso,

s'affratellar sotto l'ardente e rosso

simbol del mare.

 

E quindi – come un lampo, al gran cimento,

s'avventava la turba al Novo Fato,

francata a sempremai dal più spietato

diro tormento.

 

E il buon genio gridò, – «Eccolo il pane

di libertade e di giustizia; il mesto

reo deprechiam pensier del funesto

de l'ire insane;

 

e benedetti i Màrtiri, che saldi

in una Fede piena di bontà,

non vider, questa, per l'Umanità

tua Garibaldi!» –

 

 

PRIMO MAGGIO

M.C.M.XX




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