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Giulio Tanini
Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere

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  • IN MEMORIAM
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IN MEMORIAM

               

 

 

VALERIA VAMPA

 

Ricorre il primo anniversario della Sua Morte e la mia mente rievoca, in un tumulto di sensazioni, la bella e serena figura dell'Apostolo.

È già trascorso un anno e mi sembra d'udire tuttavia la Sua voce vibrante di fede, di vedere i Suoi grandi occhi azzurri pieni di vividi bagliori.

Lo ricordo e penso e leggo i suoi scritti: "Marinaro su' la Fronte" e "La Visione di Calatafimi" dedicata ai Mille leggendari dell'Epopea Rossa dell'Italico Risorgimento, ed altre opere sue elette. Quanta potenza d'intelletto, quale cumulo di svariate cognizioni, quale generosità e finezza di sentire, quale ardore di giustizia, di verità, di fratellanza concorde, di bene per il bene!

E vorrei che i giovani, sopratutto i giovani, che ancora non sono inquinati dal feroce egoismo imperante e dalle insulse menzogne convenzionalilarve vane che non coprono se non del brulicante putridume o perpetuano degli stantii pregiudizileggessero gli scritti di Giulio Tanini.

Vorrei li leggessero con tutta la loro anima piena di fresche e intense vibrazioni per tutto ciò che vi è nel mondo di più bello, di più puro, di più eletto, con tutto il loro cuore palpitante di fede, di speranza e d'amore.

Essi meglio d'ogni altro, potrebbero così assimilarne l'essenza spirituale, intendere le opere che unite costituiscono il testamento che lasciò ai contemporanei ed ai posteri, affinchè lo coadiuvino tenaci nella Missione sublime alla quale ha dedicato tutto stesso e che è quella di un più degno avvenire dell'Umanità.

Testamento prezioso che ne aureola la memoria di imperiture fronde d'alloro. Tanto più imperiture in quanto alla Sua gloria non si congiunse mai la fortuna, perchè la ricchezzasimile a femmina sciocca, capricciosa e venale, non si prodiga ai rigidamente onesti a coloro che con la penna incisiva, con l'azione sagace, con la lotta ardimentosa cercano smuovere dal fango Sociale dove s'impantana, e spesso si arresta, il carro dell'ascesa civile – non venne a orpellarlo di meschina grandezza, a gettargli dei razzi di effimero splendore che oltre su di Lui, potessero riflettersi su dei gonfi parassiti interessati.

*

* *

Fronde di alloro alla Sua cara e venerata memoria. Fronde sempre verdi e garofani rossi a profusione, simbolo di quella fiamma ideale, inestinguibile, che sprona il popolo nella sua progressiva redenzione. Quel popolo che Egli predilesse sopra ogni cosa.

 

Genova, nel Giugno 1922.

Udite, udite, il rugghio del leone.

Gabriele D'Annunzio.

 




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