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David Lazzaretti
Visioni e profezie

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  • LA GROTTA MURATA
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LA GROTTA MURATA

 

Il 12 novembre ebbi avviso dal Cursore di Montorio Romano, che il giorno appresso mi fossi portato dal Governatore di Palombara. Obbedii agli ordini e vi andai. Fui interrogato pochissimo dal Governatore, che mi trattò con parole di avvilimento, considerandomi come un mentecatto e di peggio, e mi ordinò che in termine di ventiquattro ore fossi uscito dai confini dello Stato Pontificio. Non risposi agli scherni, e promisi però di eseguire gli ordini, che mi disse erano venuti da Roma stessa.

Il giorno 14 insieme al Romito di S. Barbara per riverenza del luogo, ove accadde la celeste Conferenza, volli chiudere l'ingresso, e così ambedue ci mettemmo a fare un muro a secco chiudendo l'entrata della Grotta. La mattina del 15 partii da Montorio, e mi fermai al convento di S. Maria e dopo mezzo giorno presi la strada che va diretta a Corese. Quando vi fui vicino, era già buio, e all'improvviso sul mezzo della strada mi si fecero innanzi il solito Frate, e il giovane che mi era apparso nella Grotta. A tale incontro rimasi come di pietra, ritto e fermo al mio posto senza parlare. Essi così mi dissero «Uomo, ferma i tuoi passi, non senti che il tuo cuore ti chiama a retrocedereVeramente mi sentivo un gran dolore al cuore e non sapevo conoscere da che derivasse, tanto più che avendo trovato due lettere a Montorio della mia famiglia, ove mi si pregava di tornare in patria, me ne andavo volentieri per rivedere dopo lungo tempo la moglie e i figli. Il Frate così seguitò: «Ma basta: la tua obbedienza non merita rimprovero; ma devi sapere che devi tornare ad abitare la tua Grotta, perchè questo è il volere di chi ti comanda. Sono queste tutte insidie dei demoni miste alla poca fede degli uomini che tentano su di te. Essi tenterebbero di mettere in favola il tuo e il nome di Colui che regna, ed è perciò che per altro indeterminato tempo devi tornare ad abitare nella tua Grotta, poichè tante gravi ed importanti ragioni ti ci chiamano». E il giovane disse: «Sì, è divino l'annunzio che ti reca lui ed io. Sappi che innumerevoli sono le schiere che sono sortite dall'inferno per impedire la tua intrapresa. Ma ad onta delle loro insidiate brame, cadranno infine vinte dal mio braccio onnipotente». Ed il Frate soggiunse: «Tanti saranno i tentativi che faranno i demoni su di te. Ma guarda bene che da ora in avanti la tua fede non venga meno. Fino a qui la tua Missione non è stata rappresentata come si doveva, e non tanto di retto senno a motivo della troppa famigliarità che hai avuto cogli uomini. Ma d'ora in avanti poco avrai da conferire con loro».

Nel tempo che essi ragionavano, mi pareva di rifare la strada che avevo fatto, ma, senza accorgermi in un momento mi trovai davanti a una piccola Chiesetta, da dove sentivo uscire un ruscello di acqua. Io rimasi tutto meravigliato, e tanto più stupefatto, perchè nel mio ritorno e dove ci fermammo, ci circondava un chiarore che non sapevo da dove provenisse. Fermati davanti alla Chiesetta, il Frate mi disse: «Vedi, questa è l'abitazione di quel buon eremita che hai conosciuto nella tua Grotta, come colui che da me ti era stato predetto. Avverti però che non voglio che gli faccia conoscere che egli è tale, perchè così voglio. È d'uopo che ti porti nell'uscio di quella piccola casa, e avvisalo a nome tuo che domani venga a trovarti dove vi siete lasciati. Ma ti avverto di non farti vedere in nessun modo, e se volesse aprire la porta, pregalo che non l'apra, perchè così voglio, perchè fino ad un dato tempo non devi vedere alcun uomo in viso».

Udito ciò, feci la commissione, e quindi andai dietro ai conduttori, e non avevo fatto ancora dieci passi, che mi trovai davanti la Grotta. Di questo pure rimasi stupefatto. Allora il Frate mi disse: «Tu l'hai murata, ed hai fatto bene, così volevo, perchè d'ora in avanti non sia abitata più dai bruti, come è stato per molti anni a motivo dell'alterigia ed infedeltà degli uomini; mentre doveva essere restaurata, come luogo sacro e santo; e tale sempre più si è resa dopo la tua Conferenza che hai avuto in modo soprannaturale. Noi siamo al tuo fianco, ogni qual volta sia d'uopo».

Pregai e ripregai tutta la notte. Infine mi decisi di fare un tentativo per uscire dalla Grotta, facendo fra me questa riflessione, che cioè, se l'affare era veramente di Dio mi dovea togliere da questo intrico, giacchè sentivo dire in quella lettera che immediatamente partissi, se volevo evitare qualche grosso dispiacere. Finalmente mi decisi di andarmene, almeno per assicurarmi del fatto della mia famiglia. E quando non fosse stato vero, anche a costo di qualunque sacrificio, nuovamente sarei tornato alla mia Grotta.

La mattina del 27 novembre mi alzai tre ore avanti giorno, e vado al muro della Grotta al buio, per guardare dove dovevo manometterlo per uscire.

Appena avevo levato due o tre sassi, un lampo m'illuminò tutta la Grotta.

Io vedendo questo, lo presi per un qualche segno celeste; dismisi subitamente il pensiero di uscire, e mentre me ne tornavo al posto, dove dormivo, che era un angolo della Grotta in terra, dopo fatto il primo passo, cominciai a vedere un chiarore, come avessi veduto un lume dietro a me, al terzo passo sento una voce che mi dice: – Voltati uomo ed ascoltami. – A tale voce mi voltai con tutta la persona, e in questo mentre ripete il lampo, che mi abbagliò la vista di quel poco di chiarore che vi era e rimasi al buio perfetto.

Cessato l'abbaglio, veggo la Grotta tutta illuminata e distante da me davanti due passi il Frate delle mie visioni che se ne stava ritto ed immobile, e così mi disse: – Tu dunque tentavi la tua disobbedienza aizzato da quegl'insidiatori, dei quali tu non ignoravi gli astuti ritrovati, e pure ti avevo avvertito che non ci avessi prestato fede. Sappi che il risoluto tuo consiglio nel commoverti alla pietà della moglie e dei figli, altro non era che una finta apparenza per cimentarti e metterti alla prova. Io ti dico che non devi uscire di quì, finchè non avrai da me l'ordine, e la tua dimora in questa Grotta non sarà meno di quaranta giorni, e sappi che questi giorni di dimora in essa sono il riscatto di tanto sangue che si dovea versare per decreto di chi regna.

Un'altra volta avrai la rivelazione di tutto. Dunque avverti di non più tentare te stesso. In quanto alla famiglia vivi tranquillo, che per essa vi è chi pensa. E di nuovo ti dico che non ti faccia vincere dalle lusinghe degli uomini ispirati dalla malizia de' demonii.

Ti tentano tutto questo non solo per danno di te, ma per danno di tutto il tuo popolo. Dunque ubbidisci e vinci te stesso. – Così dicendo mi disparve dagli occhi, e un'altra volta rimasi al buio nella mia Grotta.

Ora veniamo a quello che m'accadde la notte del 19 dicembre. Sarà stata la mezzanotte circa e me ne stavo in un canto della mia grotta leggendo con piccolo lume che avevo. In questo frattempo sento un tuono così forte che credei qualche cosa fosse caduta nella mia Grotta. Nel medesimo tempo tirava un vento terribile; dopo il primo tuono ne tirarono altri cinque, e come dico, sembrava che fossero diretti nella mia Grotta. Quindi sento un settimo tuono (dall'uno all'altro ci passava l'intervallo di circa dieci minuti) e questo fu così forte, che io credei che il fulmine fosse proprio caduto dentro la Grotta, perchè vidi una striscia di fuoco in forma di razzo che percorse tutta la volta della Grotta. Mi coprii il viso con una piccola coperta che avevo sulle spalle esclamando:– Gesù e Maria aiutatemi. – Appena tirato il tuono, sento un colpo dentro la Grotta, come quando scoppia una mina. Io allora sempre più mi tiravo a nascondere, tutto rannicchiato dentro una buca che vi era. Dopo questo colpo sento un rombo come quando si ode il rumore di un divorante incendio, e non mi davo il coraggio di scoprirmi il capo per vedere che cosa fosse. Finalmente mi feci coraggio, e mi levai la coperta dalla faccia. Ahimè che veggo! Una fiamma di fuoco in mezzo alla Grotta, (esclamai di nuovo, Gesù e Maria aiutatemi) che sembrava una voragine e tutto pareva che andasse a fuoco. Alla mia esclamazione rispose una voce, che non potei conoscere da dove sortiva che diceva:

«Uomo non temer di nulla, chè questo fuoco non è disceso dall'alto per assorbirti, ma solo per darti quel calore e virtù che contiene. Alzati dal tuo giaciglio, dove tu stai impaurito e rannicchiato. Obbedisci alla voce che ti comanda, come obbedisti finora a chi ti ha rivelato per parte mia. Tu fosti guardato dall'alto fin dal tuo nascere e preci sono state a me dirette per l'adempimento del tuo mistero. Ora Colui che ha fatto tanto per te, ha bisogno dell'opera tua. Ma prima di principiarla, tu hai bisogno di Me, ma non Mi vedrai e non Mi potrai vedere, se non in Te, e da Te stesso poi saprai Chi sono. E quando Io sarò in Te, Tu non sarai più Te; non più troverai Te in Te; ma in Te troverai Me, e Me con Te. Farà il voler di Te chi in Te con Me farà il voler di Me, e il voler di Te con Me farai il voler di Me, che sarà il voler di Me, che sarà il voler di Te, ed il voler di Te sarà il voler di Te con il voler di Me, e Te non sarai più Te, perchè Tu sarai Me, quando Io sarò con Te, chè Te sarai con Me, che Tu con Me sarai Me con Te. E questo enimma scioglier non potrai, se non con Me, chè allora non sarai Te, perchè Io sarò con Te, Te. Or via fatti coraggio senza timore; vinci la viltà mondana, chè essa non è che un'ombra di sospetto. Da questa face avrai quella virtù che essa contiene. Avanzati dunque senza timore».

A questo strano fatto rimasi come confuso, e nello stesso tempo compresi che questo era il mistero più grande. Mi alzai dal mio posto e facendomi coraggio, fo tre passi in avanti e mi getto dentro senza pensare a guardare ad altro, facendo conto d'immolarmi vittima di quella voce che me lo comandava. Appena fui dentro la face, non sentii altro che salirmi un gran calore dalla pianta dei piedi fino alla testa, e nel medesimo tempo sento un so che in tutta la vita, come quando viene tirato addosso un liquido all'improvviso alle reni. Nell'atto stesso sparisce la face,ma la grotta restò illuminata, come se la face vi fosse ancora, e non si vedeva da dove venisse questa luce. Dopo lo scrollo nella vita sentii in me uno spirito, e subito compresi il mistero di quelle parole enimmatiche, che non capii affatto, quando la voce invisibile me le pronunziò. Oh potenza di Dio! esclamai. Voi vi dimostrate a me con questi terribili segni! Ah no! non mi arresterò mai nel darvi fede sotto qualunque forma mi vi manifesterete. Sì, in tutto vi riconosco, in tutto vi adoro. Sì, parlate pure, potentissimo Iddio, a me misero mortale e peccatore indegno, chè io vi ascolterò, vi obbedirò, farò tutto quello che vorrete, vi darò anche la vita; vi darò... ma che vi darò, mio Dio? Sempre vi darò tutto quello che mi avete dato. Ah! sì parlate, chè la mia obbedienza sarà cieca per voi; anzi ogni vostro piccolo rumore sarà per me un volgare linguaggio. Sì, sì farò tutta la vostra volontà. Sì, vi obbedirò, mio Dio. Ora conosco il mistero delle vostre parole. Ora comprendo la virtù di quella face; ora conosco quello che da me non era conosciuto, e che mai potevo conoscere. Oh santa face che mi hai dissipato le tenebre ove dormivo nel sonno del peccato e dell'ignoranza! Ma che dico, mio Dio? Sì, sono un peccatore; perdonate i miei falli, perdonatemi per pietà, parlate una sola parola che tranquillizzi il mio povero cuore. Mi basta un sol cenno del vostro perdono. Ma quella voce, quella face chi era? Chi sono? Ah misero me! che sogno? No, no, non sogno. Sono; chi? sono un misero, mio Dio, perdonatemi.

Mentre io stavo ginocchioni sforzandomi con queste espressioni, sembrandomi di essere in delirio, perchè non sapevo più conoscere me stesso, sento al tergo una voce che così mi dice: – Alzati uomo, sono stati rimessi i tuoi peccati; e quando colla tua cieca obbedienza ti sei gettato in mezzo alla face, non solo sono stati rimessi i tuoi peccati, ma hai ricevuto virtù soprannaturale. Da questo istante tu sei rinato al mondo a nuova vita, perchè da quella divina face sono state purificate le tue membra e il tuo senno. –

A queste parole subito mi alzai in piedi e mi voltai. Quando guardo, era il solito frate delle mie conferenze, vestito del medesimo abito di quando mi comparve sulla riva del mare nella barca, e teneva in mano quel volume che cavò dal masso delle tre fontane. Lo guardai stupito e pieno di terrore senza far parola. Esso seguita il suo discorso:

Sappi che pur io sono sceso a te per farti noto l'ultimo mio comando. Fin da questo istante. sarai guidato e sorretto dal calore che ha infuso in te quella face divina che ti ha penetrato dalle piante al cervello. La tua dimora è stata trasferita ad altri sette giorni e quattordici ore. I quaranta giorni ti erano stati assegnati per due misteri. Uno per gli anni che ti rimangono di vita e l'altro per risarcimento delle vittime che dovevano perire. La lista che riguardo su questo libro oltrepassa i quarantamila. Ora ti sovvengo di quello che altra volta ti accennai. – (aprendo il grosso volume) disse: – I giorni che hai dimorato qui all'obbedienza divina, sono stati, come ti ho detto, il risarcimento di tanto sangue che sparger si dovea sul tuo popolo. Fu revocabile questa sentenza orribile fra i decreti irrevocabili dell'Altissimo per mercè della gran Madre dell'Incarnato Uomo-Dio, e per le preci incessantissime di me, di tutta la mia Innumerabile schiera celeste e del tuo illustre sangue. In questo libro sono registrate le vittime e tutto quello che doveva avvenire in sì orribile scempio.– Apre nuovamente il grosso volume e soggiunse:

Quarantatremila erano le vittime che dovevano cadere. Quattromila i feriti mal condotti; trentanove i templi distrutti e debellati con buona parte dei religiosi. Quattordici le città messe a sacco dalla prevaricazione dei demonii aiutati dalla ferocia degli uomini, e fra paesi, castelli e villaggi ascendono alla cifra di quarantaquattro. Questo scempio dovea seguire sul tuo popolo, e non fu eseguito. Già i demonii principiavano le loro conquiste. Ma ad un sol cenno di Colei che ti protegge, si ritrassero pieni di furore e d'ira nel loro averno. L'Eterno si trova obbligato ad ogni suo volere, per cui in mercè di Lei fu revocabile l'orribile sentenza; ma è sempre in riserbo la sua vendetta sugli uomini profanatori del suo nome e del suo santuario. Di ciò da te stesso d'ora in avanti ne sarai convinto. Andiamo alla conclusione. Hanno arrecato altri vantaggi i giorni che tu hai dimorato in questa santa Grotta. Quelle quattordici ore di più dei quarantasette giorni hanno prodotto in te la massima delle opere di misericordia. E queste saranno una delle più belle conquiste che farai in onore di te e di Colui che ti protegge. Qui per ora non si tratta di esecuzione alcuna. Solo però sono stati trasferiti i tuoi mille discepoli ad altro tempo indeterminato a motivo che la fede degli uomini è ancora fredda. Ma per nuovi metodi infine sarà eseguito tutto quello che da me ti è stato riferito nel prato delle tre fontane. Per ora è d'uopo che ti ritiri colla tua famiglia e in seguito quello che dovrai fare, da te stesso lo conoscerai. Riferisci per ultimo in scritto tutto il rimanente del tuo accaduto a Colui che succede al mio posto, e manifestagli pure il pensiero che d'ora in avanti ti verrà su di lui e su tutti quelli che può concepire il tuo pensiero dell'avvenuto e dell'avvenire. E di quello che scrivi, danne sentore, agli uomini, e non pensare alle difficoltà dell'eseguimento. Ti sia di avvertimento che il tuo corpo non sia dominante del tuo spirito, che i tuoi sensi non abbiano altro fine che di adempire alla tua Missione; che il tuo udito ascolti sempre la voce della giustizia, che le tue pupille non guardino altro che la grandezza e la magnificenza di Dio: che i tuoi passi siano sempre diretti all'adempimento dei santi doveri di chi ti guida; che il tuo cibo sia parco a seconda la complessione del corpo, che il tuo sonno sia breve; che le tue preghiere siano incessanti, e nell'insieme che il tuo tenor di vita sia ritiratissimo dalla Società degli uomini. Cerca di essere doveroso verso la tua famiglia. Guarda, per quanto potrai, di studiare sulle cose di Dio. Ed infine sii rassegnato a tutto quello che ti avverrà in disagio di te e della tua famiglia, e la tua fede sia sempre viva. Guarda bene che in te sono accresciute quelle doti che non si ottengono dall'alto che per grazia speciale; ma ti sono accresciuti in proporzione gl'insidiatori coi quali e coi tuoi tre nemici avrai da combattere non poco. Ora ti lascio in balìa del calore che ti ha infuso quella santa face, ma però sempre su te saranno rivolte le mie pupille. Dunque hai inteso? Ci rivedremo al tuo ritorno nella terra dei grandi.

Detto ciò mi sparisce e nuovamente rimasi al buio nella mia Grotta.




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