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David Lazzaretti
Visioni e profezie

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  • ESORTAZIONE AI CONFRATELLI EREMITI
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ESORTAZIONE AI CONFRATELLI EREMITI

 

Iddio nella pienezza dei tempi coll'esaltamento di un uomo il più misero, ha voluto architettare da per stesso un'opera misteriosa e sublime di un connesso procedimento dalla Redenzione di nostro Signore Gesù Cristo coll'Aspettato delle nazioni, il Liberatore dei popoli, il rigeneratore dell'ordine morale e politico, il quale rappresenta una parte fra i popoli traviati e corrotti molto simile e fraternizzante a quella di nostro Signore Gesù Cristo, quando comparve nella pienezza dei tempi, come uomo fra gli uomini a dare il compimento alla sua divina Missione coll'adempimento di tante profezie che lo annunziavano fin da secoli più remoti, e così soddisfare l'assoluto volere di sua divina giustizia, onde placare lo sdegno suo, cagionato dalla molteplicità dei peccati degli uomini.

Eccoci, miei cari, ai tempi designati da Dio. Io sono qua sorto fra i popoli annunziando cose,tutte coincidenti ai tanti vaticini che additano vicino il tempo della venuta del celeste Liberatore, il Gran Monarca, il prediletto, il favorito di Dio, il terrore delle genti, il folgore della divina giustizia, il culmine della carità cristiana, l'amoroso padre di tutti.

Cosa pensano i buoni e religiosi credenti di me? Credono che io sia un uomo, designato da Dio per la maturezza dei tempi? Io non parlo di me, opero in me stesso, e dico di aver detto assai, e sufficiente parmi di far comprendere chi io mi sia, senza che il dica.

I disegni della providenza divina sono sempre condizionati all'esecuzione del comando e della Missione che impone Iddio a ciascuna delle sue ragionevoli creature, quali meno, quali più importanti; e ogni uomo può farsi degno di lui in essere cooperatore a qualunque suo preordinato disegno.

E se tutto questo è di fede, nessun uomo può dire: Io sono un mandato di Dio, io sono l'uomo che coincido ai segni di tanti vaticinii, ed altri esser non può, se non io. E dice: Ho sicura la mia missione e certa. E superbamente crede che Iddio da lui non possa dipartirsi volendo ed in altro trasferire la sua Missione.

Lo può, se il vuole, e dal superbo che si arroga il potere, si discioglie dai patti e dai legami, e lo disperde come polve al vento, e più non è quello ch'esser dovea dai segni vaticinati. Tutto questo esser potrebbe, se di noi non abbiamo bassa stima, conoscendoci un nulla avanti a Dio.

Torno a dirvi di me; ch'io mi sia, mi vedete e a suo tempo saprete chi io sia: ma necessita prima che vi uniate con me a pregare, che i nostri cuori siano umiliati avanti a Dio, e che facciamo perfetta contrizione dei nostri falli.

Io sono il più misero figlio tra i figli della colpa e sono colui che devo tra voi rappresentare le veci di Padre e di Maestro di educamento tutto morale e religioso. Per cui quanto maggiore è in me la Missione che non è in voi, altrettanto è la cura e il dovere in me di essere umile, prudente, operativo e pio, saggio e fervoroso nel santo servizio di Dio, vigile al sacrosanto dovere di carità, di amore e di giustizia. E se maggiore alla vostra è la mia Missione, altrettanto ho bisogno di voi, di essere da voi raccomandato caldamente nelle vostre e nelle mie preghiere a Dio, affinchè mi mantenga salda nella fede, non abbia timore de' miei nemici, non curi lo biasimo dei tristi, sappia sopportare con pazienza ogni amarezza interna ed esterna e insomma affronti ogni periglio della vita; e rassegnato in tutto al santo volere di Dio.

Miei cari, chi io mi sia, non vi è bisogno di dirlo: seguitemi nella mia intrapresa; armatevi unitamente a me di fede, di speranza, di carità e di quella carità fondamentale io dico, che se pospone, al ben comune, quella che il cuore umano impera in tutto, quella che al sacrificio è volontaria, che pure al male porge pietosa la mano amica, e ogni periglio affronta valorosa, tenace e indivisibile suora d'ella giustizia, e prediletta figlia del santo amor di Dio. Questa nel mio e nel vostro cuore abbia il suo impero, e poi voi mi seguite ed io vi seguo; ma prima necessita che addiveniate a me simili con distaccarvi da quei lacci che legano al sozzo e al tristo mondo del piacere del bello e dell'infame spirito di avarizia e di superbia.

La venalità dal vostro cuore sia sempre bandita. L'ozio e il vizio siano calpestati come il fango della terra, e l'iniquo e barbaro linguaggio della bestemmia e della maldicenza mai più si oda risuonare nelle vostre labbra, se di me volete essere amici e seguaci.

Io nulla vi promisi, vi prometto ora, per l'avvenire di grandezze e felicità terrene. , vi dissi è quel tesoro immenso, quel regno eterno, ove avremo il trono, la corona e la palma, che ci è dovuta dalle nostre sante fatiche, e dei sudori di vivo sangue che versato avremo per la causa della giustizia, e per aver fra i popoli ravvivata la fede, e inalberato per ogni parte della terra il santo vessillo di nostro Signore Gesù Cristo e riformato i popoli, e la Chiesa fiorente per tutto il mondo in un sol rito e in una sola fede, trionfanti degli idoli abbattuti, delle vinte eresie, dai falsi riti purgato il culto, e la corrotta Chiesa da un lucro infame e da un abuso indegno di prostitute e barbare dottrine, attinte dalla cattedra iniqua di Satana.

Eccovi, miei cari, il premio che io prometto ai miei seguaci. Il cielo è la nostra patria; Iddio è il nostro Re. La terra quaggiù fra noi miseri mortali non è che un'infima e povera laguna, pasto di vermi e di miserie piena. L'uomo in essa è un impasto di poca ed infeconda polve, e più che polve non è la sua grandezza. I troni, i regni della terra non sono che atomi di quella stessa polve, i quali svaniscono in un momento sulla faccia dei secoli.

Miei cari, se tutto quello che vediamo quaggiù di bello, di grande e di maestoso svanisce avanti a Dio, che cosa rimane di noi? La gloria sola rimane conseguita dal merito. E questa, mi direte, dove acquistare si può? Nelle fatiche di un'operosa vita, nel distacco delle umane passioni, e nel seguire l'insegnamento delle morali e religiose virtù coll'operativa carità cristiana.

Questa è la dottrina che io tramando a voi, e che io attinsi sovra quel santo legno, che vi additai della Croce, dov'è morto l'Uomo-Dio per la gloria dei giusti, e dove ha impresso a vivi caratteri di sangue i segni certi di ogni redenzione, di ogni scienza e virtù, di ogni giustizia e verità di fede. Chi mi vuol seguire, giuri su quella di essere servo di Dio, nemico del mondo, del demonio e della carne e campione di Cristo e della fede, e fedeli seguaci delle mie non poche sventure che mi avverranno, finchè vivrò nel mondo, e che retaggio saranno ai figli e seguaci miei, perchè io come essi siamo consacrati a consumar la vita sotto i disagi di sudor di sangue e di martirio per la causa comune di tutto il mondo.

Un cuor vile, un cuore freddo non può seguirmi: è d'uopo si ritiri da me chi non è degno di sì alta Missione, e poi per questi l'Egida santa non ha alcuna virtù, e al primo attacco del nemico ei convien che pera. Meglio fia per loro restar nel loro silenzio pria che perir da vili via facendo nella nostra intrapresa.

No, no, vi prego, se voi non siete ripieni di fede, di speranza e di carità, come vi ho detto, non vi esponete a un tal periglio. Prima pregate e perseverate nella dura prova della mia scuola. Da voi altro non chiedo che un assoluto distacco di tutte le vostre passioni, e un disinteresse totale dell'illecito lucro che a voi fu caro un tempo delle fallaci avidità terrene.

Le mie milizie sono ordinate nei vasti campi della pace e della concordia sotto il santo vessillo della verità e della giustizia. È un grave delitto del mio codice di disciplina il disertare dai doveri della prudenza e del rispetto. È reità di dimissione assoluta dai ruoli delle mie milizie l'insubordinazione e l'incuranza ai doveri del proprio ufficio. La gente di malumore è rigettata dal mio servizio, e ritenuta indegna di militare sotto la mia bandiera. Io sono amico di chi ama la pace, teme Iddio ed ama il suo prossimo.

Oggi che mi presento a voi, chi io mi sia, mi vedete, e non è d'uopo chiedere a me quello che non avete dritto di chiedere, cioè il prodigio, il miracolo, il veggente ed altre vili curiosità, tutte parto d'infedeltà, d'indiscretezza e di studiata malizia di Satana.

Le opere sono gli attestati che confermano la mia Missione e mi autorizzano a dover seminare frutti di ogni buon principio.

Le avversioni che fin qui ho avute, e mi prepara per l'avvenire il mondo, sono cose di poco rilievo di fronte a quel potere immenso, che io dissi più volte nei miei scritti, essere a me favorevole.

Io, miei cari, sono come un albero in cima a un monte, combattuto dai venti, e imperversato dalle tempeste, ma barbicato in forte e profondo terreno, che altro danno non risente dall'infuriare e imperversare dei venti, che maggiormente profondarsi nelle sue radici e dilatarsi colla vegetazione dei suoi frondosi rami. Tale sono io nell'avversione che a me fa il mondo.

La mia base è profonda, la mia sommità è elevatissima, e le mie fronde si spandono immensamente di giorno in giorno nella sua vegetazione, che l'ombra delle medesime fra poco sovrasta a tutte le altre piccole fronde che sotto di esse rimangono.

Da questo mio simbolico linguaggio potrete chiaramente comprendere che io non temo quello che temer dovrei, come uomo misero e tapino, il quale sono io. Il perchè non temo, il saprete a suo tempo e vedrete che io sono per voi quello che sono per Iddio. Tirate un velo sulle vostre fronti e non osate levarvelo, finchè degni non sarete di sì grande missione.

Più volte vi ho parlato in simil guisa, e a questo tuono di mia voce tremate, il veggio, ma bisogna che io vi dica che altro non è che un tremore di un timor che poco io stimo, perchè temete me e non temete Iddio, e chi Iddio teme, non ha timor di nulla, e nulla paventa colui che teme Iddio, perchè in Esso confida. Io temo immensamente Iddio, per cui di nulla io temo.

Ditemi voi: son le armi mie guerresche? hanno punta, hanno taglio, fanno fragore? sono micidiali forse e avide di sangue, come tutte le armi degli uomini? No: le mie armi sono armi, è vero, ma armi pietose, e terribili a un tempo, micidiali e distruggitrici anzi sono fòlgore, son fuoco divoratore di ogni empietà, d'ogni nequizia umana. Io altre armi non ho che la inesorabil verga della giustizia, altro fragor non porto fra i popoli che quello della pace e della concordia.

torno a ripetervi per la terza volta, ho spiegato il mio campo sotto la triplice insegna della fede, della speranza e della carità colla giustizia insieme.

Chimi vuol seguir, mi segua, ma valoroso sempre fino alla morte. E chi di tali virtù non è munito e pronto, si divida da me, lasci il mio campo, e non osi di entrare, io non cel voglio; ve lo impongo con assoluto comando a nome di Gesù. Io sono colui che a voi parlo in sua vece.




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