Vi era
un Re che aveva posto a ben governare il suo regno tanti amministratori, i
quali, con esattezza dovessero amministrare la Legge e la Giustizia, perchè egli volle andare a fare una
gita in terra straniera. Gli amministratori della Legge da principio mandarono
avanti le cose con precisione, come il Re aveva lasciato l'ordine. Ma il Re
tardò a venire per molto tempo, ed allora essi deliberarono di dividersi le
ricchezze del regno, dicendo che il Re era morto e più non tornava. E così
mandarono avanti l'amministrazione a modo loro con discipline e leggi tutte a
lor capriccio. Dopo passato molto tempo il Re volle tornare nel suo Regno, e
manda gli ambasciatori ai suoi ministri, perchè mettano in punto le loro
partite, poichè il Re voleva tornare. Si trovarono confusi i ministri a tale avviso,
e siccome avevano defraudato la
Legge, si turbarono e decisero di far morire gli
Ambasciatori, affinchè non portassero indietro altre notizie. Così fecero.
Vedendo il Re non tornarli, mandò un Figliolo, il quale si presentò ai ministri
dicendo loro: – Io sono il Figlio del Re; ha detto mio padre che mettiate in
ordine le partite del Regno, perchè vuol venire a riguardarvi
l'amministrazione;– ed essi tutti sconcertati deliberarono di farlo morire e
così caricandolo di mille improperii, lo misero a morte. Vedendo il Padre
perduto il Figlio, manda dodici altri ambasciatori, e questi pure li misero a
pezzi e li straziarono in tante guise. Il Padre vedendo questo, manda un'altro
Figliuolo suo, assai più furbo degli altri. Ei venne a fidarsi coi contadini e a
rimproverare la grande malignità degli amministratori, e loro getta in faccia
tutti i loro delitti, ma a questo pure destinano la morte: ma questo non si
ammazza, ma se anche venisse ammazzato dalla ferocia di questa gente, conviene
allora farsi avanti al Padre.
|