XIV.
La notizia della tragica morte di Mariano
Frigerio percosse di stupore quella vasta zona formicolante che si stende fuori
di porta Ticinese, dove il suicida era conosciuto da anni. I facchini di
Lorenzo Moro ne rimasero più impressionati di chiunque altro, e rammentando la
scena avvenuta tra Lorenzo e Mariano, ne dedussero che la morte di quest'ultimo
aveva avuto la sua misteriosa ragione in quel colloquio.
S'aprirono con amici, sottovoce; e il giorno
appresso, la notizia correva pel mercato:
- Povero Mariano! È stato il Moro ad
accopparlo!...
Lorenzo ignorava la voce che andava
serpeggiando; i negozianti di formaggio fecero una colletta per trasportar degnamente
il loro compagno, e ne seguirono il funerale; Lorenzo che v'intervenne, udì un
susurro, notò un confabulare inusitato quando egli comparve, e gli sembrò che i
suoi colleghi lo salutassero freddamente; ma non potè capirne nulla.
Confuso poi nel corteo, ascoltò qua e là qualche
frase dei discorsi che si facevano; non risonavan che elogi ed espressioni di
simpatia per il morto, quasicchè si fosse trattato di un eroe caduto sulla
breccia, spento nel perseguire un ideale inarrivabile.
E questo medesimo sentimento rilevò il giorno in
cui calarono in magazzino i suoi allegri mercanti. La vendita procedette meno
spedita del solito, in causa dei discorsi che si facevano appunto in quel
magazzino in cui s'era svolto il colloquio tra lui e Mariano, innanzi a quella
stadera, su cui Lorenzo s'era rovesciato pochi dì prima, come un bove colpito
dal maglio.
- Eh, che ne dice, signor, Moro? - fece uno dei
mercanti. - Via, via, se ne vanno tutti; prima il povero Scopa, ora il povero
Frigerio.... I tipi più allegri scompaiono, e restiamo noi, vecchie marmotte.
Colui che parlava era Tonino Boccadelli, uomo di
forme erculee e dal naso paonazzo; aveva in testa annodato, sotto il cappello,
un fazzoletto a colori, per ripararsi dal freddo l'inverno, per ripararsi dal
caldo l'estate; ed era avvolto in un mantellaccio nocciola, col pelo di lepre
intorno al bavero.
- Bravo giovane, quel Frigerio! - seguitava, -
allegro come un pesce, svelto, istruito, intelligente; egli poteva «bagnare il
naso» a tutti quanti per l'istruzione.... E vi ricordate...?
Allora, si snocciolarono gli aneddoti, e
ciascuno raccontò il suo; si rammentò anche la scena tra Scopa e Mariano,
quando quest'ultimo, accoccolato sulle casse, andava stuzzicando il suo amico.
- Pare impossibile! - esclamò Tonino Boccadelli.
- Scopa quel giorno disse a Mariano che si sarebbe bruciato le cervella, e
Mariano se l'è bruciate; Mariano disse a Scopa che sarebbe finito al reclusorio
di Pallanza, e Scopa è al reclusorio di Pallanza.... Andate mo' a scherzare!...
- Per fortuna non ha detto altro, quello
strologo di Mariano! - osservò qualcuno.
Lorenzo Moro ascoltava rassegnato con un sorriso
amaro sulle labbra, e non interloquiva, sperando che la parlantina dei clienti
si sarebbe saziata presto, e gli affari avrebbero potuto procedere. Intorno a
lui stavano i facchini, costretti essi pure ad andar più lenti; e alle sue
spalle era il commesso che notava.
Ma udendo l'osservazione del mercante, Lorenzo
diede un guizzo.
Non aveva detto altro Mariano?... Sì, che aveva
detto altro, giusto lì, davanti alla stadera, con gli occhi folgoranti d'odio e
di sarcasmo, con la voce che sibilava.... Aveva detto a lui, parola per parola:
«Morirai, sotto la tua morale; rimarrai schiacciato, sotto la tua morale da
villano arricchito!...»
- Su, - disse Lorenzo, scuotendosi. - Siamo qui
a far conversazione o a lavorare?... Avanti la roba; giù quegli emmenthal;
pronti a pesare....
- Eh, che furia! - esclamò Tonino. - Si discorre
del povero Frigerio.... Che le dispiace?...
- A me? - fece imprudentemente Lorenzo. - A me
importa un fico secco.... Se tutti i negozianti fossero come quello che
chiamate il povero Frigerio, Milano sarebbe un covo di mascalzoni....
I mercanti si guardarono in faccia, offesi, e
tacquero un istante; poi Tonino Boccadelli, che era il più autorevole, espresse
il pensiero di tutti:
- Non sta bene a parlare così. Non sta bene...!
Lorenzo curvo a tassellare una forma, diede una
crollata di spalle; ma l'altro continuò con la brutale franchezza degli uomini semplici:
- Non sta bene, perchè proprio un'ora fa, sul
mercato, si diceva che Mariano l'ha accoppato lei....
Lorenzo si drizzò con gli ocelli scintillanti,
quasi, fosse stato morso da una vipera:
- Io? - disse. - Io l'ho accoppato?... Siete
pazzi?... Io non gli ho fatto nè bene nè male.... Non so niente, io!...
- Ma sì, - incalzò l'altro inesorabile. - Non
dica che non sa niente, perchè lo stesso giorno in cui si è ucciso, il povero
Mariano ha avuto un colloquio con lei....
Si fece attorno un silenzio ansioso, e tutti gli
occhi fissarono il volto di Lorenzo Moro, diventato vermiglio, poi quasi
azzurrastro.... Lorenzo avanzò d'un passo contro Tonino, che lo sopravanzava di
tutta l'altezza, della testa:
- Io ho avuto un colloquio?... E può darsi....
Che cosa si è detto in quel colloquio?... Affari miei!... E voi siete qui per
sapere gli affari miei, o per comprare i miei formaggi?... L'ho accoppato
io?..! Sono stato galantuomo sempre, e voi lo potete dire.... Mariano tentò una
volta di rovinare me; e io non avevo da rovinare nessuno, perchè a rovinarsi ci
pensava lui.... Andiamo avanti?...
Girò l'occhio fosco attorno e ripetè:
- Andiamo avanti?
- Andiamo avanti! - disse Tonino Boccadelli. -
Dieci emmenthal, pasta morbida, senza sfoglia, cento chili in media....
Il lavoro riprese, e Lorenzo Moro riafferrò
l'ordigno da affondare nel fianco delle forme. Non parlò più alcuno; in brevi
momenti fu riguadagnato il tempo speso nelle chiacchiere; i facchini a piedi
nudi, sotto l'occhiata arcigna del padrone volavano; le pesate eran fatte con
celerità, le osservazioni laconiche; la merce scompariva e s'accatastava sul
carro in cortile.
Quando tutto ebbe termine, Lorenzo gettato il
ferro al suolo, si avviò senza salutare, per ritirarsi nel suo studio; ma
Tonino lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla:
- Neh, Moro, - egli disse, - facciamo la
pace!...
- Io non sono in guerra, con nessuno, - rispose
Lorenzo senza voltarsi.
- Andiamo a berne un gocciolo....
Sempre, da più parti, a ogni contratto, gli
veniva l'invito a bere; i suoi clienti e i suoi uomini di fatica bevevano
tutti, col pretesto di dar forza alle braccia. Egli rifiutava da anni, sentendo
che in quell'abitudine si nascondeva un pericolo, che l'illusione della forza
attinta dai liquori conduceva alla morte o all'ebetismo; e ricordava agli uni e
agli altri che se Scopa non avesse bevuto smodatamente, non sarebbe finito in
galera.
- Vengo! - egli disse risoluto.
Attraversarono tutti la via, ed entrarono dal
liquorista il quale aveva la sua bottega quasi rimpetto ai magazzini.
La comparsa di Lorenzo Moro produsse una
sorpresa grande. Il liquorista corse ad incontrarlo, abbandonando un istante il
banco ricoperto di stagno lucido, sul quale erano allineate intere serque di
bicchierini, e s'ammonticchiavano i vassoi di rame.
Tonino Boccadelli era superbo della sua
vittoria; aveva condotto il negoziante milionario tra quella gente e pareva
proteggerlo, iniziandolo ai segreti del mortifero piacere. Volle che gradisse
un liquore vermiglio, e poi uno bianco, e infine uno verde, per combinarsi
nella pancia il vessillo nazionale. E Lorenzo beveva, ridacchiando, preso da
un'allegria subitanea, contento dell'ossequio timoroso e quasi servile che gli
prestavano i mercanti più piccoli, non pochi dei quali eran suoi debitori, ed egli,
come diceva Tonino, avrebbe potuto farsene un boccone.
Nella camera angusta, con le tavole di legno
rozzo, la luce invernale entrava di sbieco, sinistramente; i bevitori
ammantellati si forbivano la bocca col rovescio della mano. Il bottigliere, il
quale si chiamava Carlotto, volle accendere le fiamme a gas, per onorare il
visitatore insperato, e la luce rossastra disegnando sulle pareti a tratti
giganteschi le figure dei clienti, e mescolandosi alla luce vivida che veniva
dalla strada, faceva più bizzarramente tetro il luogo di perdizione.
Lorenzo rese agli amici improvvisati un
trattamento uguale; nuovi vassoi comparvero con fiale multicolori, e i
bicchierini si riempirono. Le pipe furono accese; per l'aria si diffuse l'odore
del tabacco.
La porta s'apriva e si chiudeva di continuo, con
uno strepito di carrucole arrugginite; ogni poco qualcuno entrava, gettava una
moneta sul banco, tracannava la sua miscela; poi volgendosi e vedendo Lorenzo
Moro, faceva un gesto di maraviglia e andava ad ossequiarlo.
Finalmente Lorenzo si levò, e strette le mani
che gli si protendevano, uscì con passo incerto per tornare in istudio.
In mercato, l'indomani si parlava di
quell'avvenimento, e lo si raffrontava col suicidio di Mariano Frigerio.
- Si è ubbriacato, ieri, lo sapete? - dicevano
gli uni.
- È il rimorso, lo ha accoppato lui. È il
rimorso.
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