XXII.
- Ecco di che si tratta, - cominciò Lorenzo
stando in piedi, perchè temeva d'esser colto alle spalle dalla sonnolenza greve
che gli piombava addosso dopo il pranzo.
Erano nello studio; una camera semplice, con
l'impiantito di legno lucido e pochi mobili di cuoio, larghi e invitanti. In
una poltrona amplissima aveva preso posto Edoardo, che con una gamba
accavallata sull'altra, fumava la sigaretta.
- Quando ti sei trovato in bisogno, tu hai
respinto il mio aiuto, - disse Lorenzo. - Non ne ho mai capito la ragione, ma
non importa.... Ti rammento questo fatto, solo per dirti che non ti posso
imitare.
Edoardo alzò il capo, non riuscendo a
dissimulare una certa sorpresa.
- Ti stupisci? - disse ridendo Lorenzo, che
aveva notato il movimento dell'altro. - Ma sì; io non sono uomo da preamboli.
Ho bisogno di danaro e te lo chiedo.
- Danaro? - ripetè Edoardo. - Tu hai bisogno di
danaro?...
- Intendiamoci, - riprese Lorenzo. - Non ho
bisogno nè per oggi nè per domani, e non ho bisogno nè di dieci nè di ventimila
lire.... Ma prevedo che il bisogno s'affaccerà e forte....
- I tuoi affari vanno male? - domandò Edoardo
tranquillamente.
- Male! - confermò Lorenzo.
E sentendo che l'importanza e l'interesse
dell'argomento gli impedivano ormai d'addormentarsi, prese di sulla scrivania
la borsa del tabacco e la pipa, sedette egli pure in una poltrona dirimpetto a
Edoardo.
- Male, - seguitò, - perchè i clienti sono
canaglie e i miei impiegati sono stupidi. Gli uni non trascuran mai di
protestar la merce per ottener abbuoni sui prezzi di fattura; gli altri non
sanno trattar coi clienti più piccoli.... Poi, tu non ignori che ho molti
nemici e molti invidiosi, i quali parlan già in mercato di fallimento; questo
non giova al credito della Casa.... Io non ho potuto quest'anno fare il mio
solito viaggio in Isvizzera, e anche da ciò ho avuto danno....
- Perchè non hai fatto il tuo viaggio? - domandò
Edoardo con apparente bonomia.
- Occupazioni... - balbettò Lorenzo, che non
s'aspettava un interrogatorio. - Altre occupazioni.... Affari che mi
trattenevano qui....
- Dovevano essere di straordinario momento quegli
affari, - osservò Edoardo, - perchè tu sei andato in Isvizzera perfino quando
tuo figlio era in pericolo di vita.... A Friburgo, mi pare....
Lorenzo fece una smorfia e lasciò cadere sui
ginocchi un po' di tabacco di cui andava riempiendo la pipa.
- Già, non mi potevo muovere quest'anno, -
mormorò, - e non ho potuto fare buoni acquisti come le altre volte....
- E perchè i clienti sono diventati canaglie? -
domandò Edoardo.
- Come, perchè?
- Ma sì; non sono i tuoi clienti, i tuoi vecchi
clienti di Pietroburgo, di Londra, di Vienna, che ti hanno fatto ricco e hanno
preferito la tua ditta per tanto tempo alle altre?
- Certo, certo, ma ora son diventati fastidiosi,
pedanti, cavillatori....
- Guarda! E nello stesso tempo i tuoi impiegati
diventano stupidi!
Lorenzo non rispose. Avvertiva nella voce e
nella parola d'Edoardo un tono canzonatorio, che gli faceva l'effetto
dell'aceto sopra una piaga; e cuoceva dentro.
- E i facchini, - seguitò Edoardo, - diventano
anch'essi imbecilli o ladri.... Una metamorfosi completa, dalla quale non si
salva che il vecchio Fox, il mastino; è una bestia, e perciò si conserva onesto
e intelligente....
- Io non so, - interruppe Lorenzo, - perchè tu
voglia beffarti di me. Non ti ho condotto qui per ridere.
Il volto d'Edoardo mutò repentinamente come se
una maschera gli fosse d'un tratto caduta; e si fece severo, con quella
cicatrice che gli attraversava la fronte e che aggiungeva terribilità
all'aggrottar delle ciglia.
- Non rido! - egli disse. - Sei tu che vuoi
ridere narrandomi storielle! Sei tu che ti prendi beffe di me, parlandomi di
occupazioni e d'affari che non esistono.... Tu accusi gli altri, i clienti e
gl'impiegati; e hai tra gli impiegati uomini come Paolino Tornaghi, una perla!
Tu cerchi la causa della tua prossima rovina nella maldicenza e nell'invidia?
Ma chi ha più di me invidiosi e maldicenti? E che mi fanno? E in che possono
nuocermi?... La verità si è che tu ti sei messo alla pari del più lurido beone,
e che vivi nella bettola, e ti ubbriachi tutti i giorni.... Chi deve allora
portarti rispetto? Chi può attendere agli affari che tu trascuri? I tuoi nemici
ti vogliono morto; è naturale, è buona guerra, non devi lagnartene.... I tuoi
clienti mal serviti ti abbandonano; è giusto.... Il solo trionfatore in questa
baraonda è il padrone della taverna che sta dirimpetto ai tuoi magazzini.... È,
come si chiama? Carlotto!... Carlotto lavora a divorarti vivo e a mandare in
aria la tua azienda. È incredibile che tu non te ne accorga! Vedo che tu sai
ragionare lucidamente ancora; e non ragioni quando si tratta di te e del tuo
avvenire?
Lorenzo aveva caricata la pipa e accesala ne
traeva con beatitudine larghe boccate di fumo azzurrognolo, del quale seguiva
con l'occhio le spire in aria.
- Bella predica, - egli disse, apatico. - Ma io
non ho bisogno di parole. Ti ho chiesto danaro per più tardi.... Qui sta il
nocciolo.... Ora aspetta che ti spieghi sotto qual forma io penso in potresti
recarmi aiuto....
- È inutile, caro Enzo, - interruppe Edoardo, -
sotto nessuna forma non ti aiuterò più.
- Tu dici?... - ripetè Lorenzo, facendo un balzo
sulla poltrona.
- Dico che non ti aiuterò più, nè come semplice
sovventore, nè come socio. Non ho danaro da gettare sulla strada. Una somma
data a te sarebbe perduta. Un capitale apportato come quota di società sarebbe
ugualmente perduto, perchè io non sono pratico del tuo commercio.... Dovrei
lasciare a te la direzione e tu dirigeresti la società, bevendo l'assenzio da
Carlotto.... Non sono lepre per questi tiri!...
Edoardo aveva pronunziato quelle parole con
intera freddezza, accendendo una seconda sigaretta, e guardando l'altro, che si
agitava sulla poltrona come avesse avuto, sotto, uno strato di carboni accesi.
Lorenzo si alzò, andò a chiudere la porta che
immetteva nel corridoio, per la quale potevano sfuggire le voci; stette in
ascolto un istante, poi in punta di piedi tornò verso Edoardo, lo toccò sulla
spalla e gli disse sotto voce:
- Pensa ad Aquileio!
Edoardo non sapendo comprendere, non osando imaginare,
si girò sulla poltrona a fissare trasecolato Lorenzo.
- Sì, pensa ad Aquileio! - ripetè questi, sempre
a mezza voce. - Se le cose procederanno come ora, Aquileio non troverà un
centesimo, non una casa, non un tetto, quando avrà l'età della ragione.
- Io? - esclamò Edoardo. - Io devo pensare ad
Aquileio?
Si fissaron negli occhi duramente, un attimo.
- Tu! - risposo Lorenzo. - Tu devi pensare....
Tu!... Aquileio è tuo figlio...!
Edoardo saltò in piedi, fremendo, con un atto di
ripulsa e di protesta; ma l'altro gli mozzò la parola in bocca.
- Aquileio è tuo figlio!... Lasciamo le
commedie, caro Edoardo!... Qui nessuno ci vede nè ci ascolta.... Tu sei stato,
sei forse ancora l'amante di mia moglie! Non far gesti, non ti muovere; è
ridicolo! Contro ogni tua parola sta Aquileio stesso, che è il tuo ritratto;
stanno mille indizii sicuri, dei quali posso citarti, ad esempio, il rifiuto da
te oppostomi quando volevo darti danaro. Sei un gentiluomo, e dal marito
dell'amante un gentiluomo non può accettare un soldo; portargli via danaro e
moglie sarebbe troppo! Lasciamo le commedie, ti dico! Io so tacere; ho taciuto
sempre, tacerò sempre; perchè non voglio diventare uno zimbello, e
l'appellativo di becco non mi quadra.... Ma qui, a quattr'occhi, una volta per sempre,
mi sarà lecito di dirti che da tempo so ogni cosa, e che se tu credessi di
piantarmi le corna e di farla franca, t'inganneresti a partito!... Fuori di
qui, nessuno deve sospettar nulla mai, perchè io voglio difendere il mio buon
nome fino all'ultimo; ma ora, tra noi due, intendo vuotare il sacco, e ti
accorgerai che sono meno babbione di quanto supponevi.... Ah! Mariano ti voleva
bene?... Ti ricordi quella sera in cui tu difendevi la sua memoria? Bravo!...
Il giorno stesso era venuto da me, il tuo egregio amico, e perchè non gli ho
dato danaro, mi ha avvertito che tu mi facevi le fusa con Morella e che in
seguito a una sapiente collaborazione mi avevate regalato un figlio!... Bel
caso, non è vero?... Chi era più stupido, quella sera, tu o io?... Tu che
t'intenerivi sulle sventure del buon Mariano Frigerio, o io, che sapendo tutto,
mi contentavo di sorridere e di compatirti...? Nessun altro sarebbe riuscito a
padroneggiarsi con tanta facilità, devi convenirne! Devi convenire che io sono
men bestia di quel che paia!... E ho taciuto sempre, intendiamoci, anche quando
bevevo.... Se tu non parli e sono certo non parlerai, quel segreto me lo
porterò via con me; perchè becco, te lo ripeto, becco non voglio comparire, e
non comparirò mai!... Non parlare, te ne prego; non fare gesti: so che stai per
giurare o per mentire; è tuo obbligo; devi difendere Morella.... Ma te ne
esonero...! L'onore di Morella è sotto la mia tutela, perchè è il mio; sarei io
il primo a schiaffeggiare colui il quale osasse dubitarne!... Ma questo per il
mondo.... Qui il mondo non c'è; non ci son che delle sedie, innanzi alle quali
non abbiamo doveri cavallereschi.... Sta a sentire. Aquileio è tuo figlio....
Tu neghi, ma ciò non conta.... È tuo figlio; e io ti dico: pensa ad Aquileio!
Gli affari si metton male.... Riconosco che io non potrò correggermi.... mi
sono spinto troppo avanti, e all'assenzio ci tengo.... Vedi che ragiono
lucidamente, come tu osservavi poco fa.... Lucidamente.... Con l'assenzio non
si scherza.... Io ho bisogno di danaro e di energia, due prestiti che tu puoi
farmi. Il mio commercio non è difficile, e con l'occhio che tu hai, puoi
impadronirtene in breve. Del resto, se non vuoi metterti, tu personalmente, a
capo dell'azienda, non sarà difficile trovare un buon gerente amministrativo
che tu sorveglierai.... Questa che ti propongo è la salvezza, per me e per mio
figlio, anzi per tuo figlio.... Spero che non rifiuterai.... Io sono braccato
da tutte le parti, e un soccorso è urgente; potrebbe venire anche più tardi, ma
allora dovrebbe essere più forte, perchè le crepe sarebbero più larghe....
Ragiono lucidamente?... Non credere che il danaro sarebbe gettato dalla
finestra; la casa che ho fondato è ancora vitale, e con un colpo di spalla se
ne può raddrizzar la facciata. I miei vecchi compratori non domandan di meglio
che di tornare, e come tu dicevi giusto, ho fra gl'impiegati qualche brav'uomo
capace di miracoli.... Auf.... non mi è mai toccato di parlar così a lungo!...
Aspetta; ancora poche parole: non difendere Morella, non mentire, non dire che
Aquileio è mio; ho le prove del contrario; si farebbe una discussione odiosa e
antipatica.... Parliamo d'affari e cerchiamo d'intenderci su questo punto e di
studiare insieme il modo di combinare la società. Ti mostrerò cifra per cifra,
lire e centesimi, la situazione dell'azienda.... Anzi non ti mostrerò nulla,
perchè io mi ci secco, ormai; ma farà tutto Paolino Tornaghi, che è il mio uomo
e capisce le cose.... Dunque, parliamo d'affari.... All'onore di Morella penso
io; so che è onesta e fedele, una moglie esemplare, e che Aquileio è mio, e mi
somiglia.... Questo è sottinteso.... Guai se non fosse sottinteso!... Tu non
parlerai, io non parlerò.... Silenzio.... Io figurerò come il più felice dei
mariti.... Mi preme.... Dunque le tue discolpe, le tue proteste, le tue
chiacchiere arriverebbero in ritardo, perchè il primo a credere all'illibatezza
di Morella sono io, e il momento delle confidenze è chiuso.... Parliamo
d'affari!...
Egli aveva esposto il suo discorso a sbalzi,
interrompendosi, stringendo un braccio d'Edoardo, fissandolo, ghignando,
sorridendo; e alla fine si lasciò piombare esausto nella poltrona, e si asciugò
il sudore che gli bagnava copioso la fronte.
Edoardo Falconaro dritto in piedi e
pallidissimo, lo considerò un attimo; poi disse con calma:
- Sta bene. Mandami Paolino, domani alle cinque.
- Domani alle cinque, - ripetè Lorenzo. -
Avvertilo tu per telefono, perchè potrei dimenticarmene. Intanto considero
l'affare concluso?
Edoardo lo squadrò, tacendo.
- Considero l'affare concluso? - domandò
nuovamente Lorenzo, a cui le palpebre si appesantivano.
- Concluso, - affermò Edoardo. - A una sola
condizione....
- Quale? Non m'inventerai condizioni
impossibili?
- Non ho l'abitudine d'imbrogliare. La
condizione è questa: che tu non ti occupi più di Farfui, che egli non esista
per te, che la tutela e l'educazione del bambino siano interamente affidate a
sua madre.
- È detto! - gorgogliò Lorenzo fra i denti.
Seguì una pausa, durante la quale Edoardo fissò ancora lungamente l'altro, che
s'era steso nella poltrona sfinito.
- E attento, Enzo! - riprese Edoardo. - Se tu
mancherai a questo patto....
- Non mancherò, - brontolò Lorenzo.
- La punizione sarà spaventevole! - concluse
Edoardo Falconaro con un lampo negli occhi.
Ma l'altro aveva reclinato il capo sul petto e
cominciava a russare.
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