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Luciano Zuccoli
Farfui

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA.
    • IV.
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IV.

 

L'atto di Morella Moro, che a tavola aveva rifiutato una rosa a Edoardo Falconaro e poi quasi pentita gliel'aveva recata dal giardino, un atto in cui Lorenzo e fors'anco gli altri avevan visto la scaltrezza della civetteria, non significava se non l'avversione cocente che Morella sentiva per Edoardo.

Le cortesie di cui lo faceva segno erano il portato d'uno sforzo assiduo, d'una persistente vigilanza sopra se medesima, perchè a nessuno avrebbe voluto mostrar l'antipatia che nutriva in cuore per il più fido e più potente amico di suo marito. Ella non ignorava che la fortuna di quest'ultimo era dovuta in gran parte a Edoardo, il quale, come agente di cambio, consigliava e guidava Lorenzo nei suoi giuochi di Borsa. Non solo, ma a Lorenzo in un momento di gravi difficoltà aveva dato in prestito somme notevoli permettendogli di fronteggiare e di fiaccare la concorrenza che gli facevano altri mercanti, e dandogli maniera d'ingrandire quei magazzini di formaggio e di burro fuori porta Ticinese, che in un corto giro di anni lo avevan fatto ricco.

Questo pensiero la crucciava di continuo, quasicchè il lusso in cui ella poteva adagiarsi fosse opera d'un intruso. E stranamente anche si diceva che se Edoardo non avesse aiutato Lorenzo, questi sarebbe stato un mediocre, forse un fallito. e il padre di lei, Tito Bardi, non l'avrebbe costretta a sposare per fini di materiale cupidigia il grosso uomo, che le era sempre spiaciuto, che non aveva mai potuto amare, che la urtava di continuo con la sua volgarità, con le sue opinioni senza ala e senza delicatezza.

I beneficii di Edoardo verso l'amico erano molteplici. Anche quel giorno, a tavola, Morella aveva udito parlare della catastrofe d'una Casa commerciale e del consiglio di Edoardo, che aveva ritratto Lorenzo dalla iattura d'incappare in quel fallimento e di perdervi molto danaro. Aveva udito Lorenzo esaltar la saviezza, e la preveggenza dell'agente di cambio, ch'ella aveva chiamato ironicamente «profeta».

Il profeta aveva trent'otto anni, e Lorenzo oltre quaranta, e tuttavia il primo dominava l'altro con polso tranquillo e fermo. Quando Lorenzo voleva agir di sua testa, agiva alla chetichella, nel mistero, come un ragazzo, pregando non si facesse parola a Edoardo; e sempre, fatalmente, ciò che Lorenzo pensava e compieva senza il parere dell'amico, era uno sproposito; così la compera della casa Frigerio.

Morella non poteva disconoscere che l'educazione d'Edoardo era fine, l'intelligenza acuta, sagace la pratica del mondo. Ma gliene voleva, perchè l'inferiorità di suo marito diventava, innanzi a Edoardo, quasi intollerabile, e sembrava alla donna che uno guidasse l'altro con un senso di degnazione e di pietà, di cui ella si sentiva offesa per Lorenzo.

Aveva intraveduto in Edoardo uno di quegli uomini che non agiscono mai per impeto o per subitaneo giudizio, ma lungamente e pazientemente maturata una decisione, la traducono in fatti, a qualunque costo. Ciò significava lo sguardo del Falconaro, quello sguardo degli occhi grigi entro i quali passava ben di rado una luce calda; Morella vi aveva trovato con sicuro intuito un'ostinazione prodigiosa e un coraggio inflessibile, che la turbavano.

Le sarebbe piaciuto di apprendere qualche smarrimento, qualche errore di lui; la sua forza la indispettiva. Aveva più volte udito parlare della vita che conduceva tra ballerine e femmine galanti, tra gaudenti e giuocatori, ma non le era mai avvenuto d'udire che avesse amato o sofferto, che si fosse mostrato debole e malfermo.

Un giorno, confusamente, s'era detto che una grande sciagura l'aveva colpito, ma la giovane non ne aveva avuta altra notizia, perchè d'improvviso Edoardo s'era allontanato da Milano, aveva viaggiato, ed era tornato molto tempo appresso.

Era tornato, chiuso e freddo come prima. E anche questo sapeva male alla donna, perchè Edoardo non aveva chiesto conforto consiglio al marito di lei, al quale porgeva consiglio e conforto; prova evidente che il Falconaro giudicava Lorenzo un dappoco, un pupillo, un fanciullo da sorreggere, non un uomo che nei rovesci potesse dargli qualche consolazione.

Tutto ciò le pareva tacitamente ingiurioso, e si maravigliava che non paresse anche a Lorenzo. Ma questi era soggiogato dall'amico pel quale sentiva un'ammirazione piena ed entusiastica. In certi casi dubbii egli recava un argomento unico e inconfutabile: «Lo ha detto Edoardo». E nessuno poteva più replicare.

Sarebbe stato assurdo tentar di sottrarre Lorenzo al fascino di quel terribile amico; pericoloso dimostrare a quest'ultimo la contrarietà ingiusta ch'egli risvegliava, solo perchè forte. L'opera di lui era attenta e benefica; di nulla si poteva rimproverarlo; non abusava della confidenza di cui godeva in casa dei Moro, e con la giovane moglie di Lorenzo sempre si mostrava garbato, e tuttavia irreprovevole.

Consigliere e guida nel labirinto degli affari, Edoardo non aveva mai cercato di farsi in Lorenzo un compagno di piaceri; lo lasciava alla sua vita di famiglia, e nei divertimenti aveva altri amici.

Morella doveva confessarsi che per questi motivi, egli meritava rispetto, e consapevole del proprio torto, non riuscendo a domare la cieca antipatia, si studiava di mascherarla con arte infaticabile, dando a tutti l'illusione di essere una schietta amica del Falconaro.

Egli stesso v'era caduto; prima e unica al mondo, la donna aveva saputo ingannarlo; gli occhi di lui, pur leggendo molte cose riposte in quell'anima femminile, non vi avevan letto l'avversione e l'ira contenuta a fatica.

Lorenzo si trattenne in campagna l'intera domenica, ed ebbe la mala ventura d'inacerbire nuovamente Morella, raccontando dopo pranzo alcune barzellette licenziose, di cui la scurrilità era piuttosto nella parola che nel fatto narrato.

Nulla offendeva la giovane come la salacità del linguaggio; provava la disgustosa impressione che suo marito la denudasse in pubblico, e ne soffriva quasi fisicamente. Ma invano ella richiamava ogni volta Lorenzo a miglior contegno; egli era di quegli uomini, i quali, opinando che la donna maritata possa imperturbabile prestare orecchio ai discorsi più sboccati, ai motti più inverecondi, alle novelle più lubriche, si beffano di quelle ripugnanze.

Edoardo ascoltò gli aneddoti senza batter ciglio, comprendendo che la sua approvazione avrebbe eccitato l'amico e inchiodata Morella alla tortura. Federico e Isidora sorrisero a mezza bocca, per cortesia.

L'indomani, presto, Lorenzo ripartì per Milano; Edoardo restò ospite nella villa, Morella decise di finirla con l'acuto sentimento in odio al Falconaro; voleva andargli incontro con l'anima, farlo parlare, conoscerlo e poterlo apprezzare.

Il caso la favorì, perchè Isidora e Federico scesero di buon mattino a Como a fare acquisti, e Morella si trovò sola con Edoardo.

 

 

 




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