VIII.
Non tenne parola con alcuno dell'episodio di
quel giorno; ma, l'indomani Isidora le disse misteriosamente:
- Sai, ho visto Falconaro scendere per l'orto ed
entrare in casa del contadino.
Morella sdraiata in una agrippina di vimini, abbandonò
sulle ginocchia il libro che teneva fra le mani, e guardò sorridendo la
sorella; la quale ricamava, seduta sopra, uno sgabelletto, quasi ai piedi
dell'altra.
Fra le due era stato sempre tenace il vincolo.
Isidora aveva sempre visto e vedeva tuttavia in Morella una donna superiore,
ch'ella amava con umiltà e quasi con temenza; pacifica, molle, obbediente,
ammirava l'altra, risoluta e volitiva, nella quale sapeva di poter trovare
protezione. Già da ragazza era impietosita ogni qual volta sua sorella soffriva,
e sbigottita per il suo silenzio.
Morella possedeva l'arte del silenzio; pativa
tacendo, disapprovava e disprezzava tacendo. Isidora non le aveva mai scoperto
una lagrima negli occhi, e pure non ignorava che aveva pianto molto, obbedendo
alla volontà della famiglia, la quale aveva data la giovinezza e la verginità
di lei in balia d'un uomo che le ripugnava.
Ma nessuna parola di disgusto era uscita dalle
labbra di Morella nè allora nè poi; soltanto i suoi occhi stanchi,
l'irrequietudine, il silenzio ostinato, avevan detto più che un discorso, più
che un grido. Per quel tacere superbo, Isidora adorava Morella.
Non osava interrogarsi intorno al sentimento che
nutriva per il cognato Lorenzo; aveva paura di dover confessarsi che l'odiava,
ed era questo il solo punto, benchè nessuno ne parlasse, su cui viveva in
disaccordo col marito Federico, che dimostrava a Lorenzo tanta simpatia e tanto
affetto.
- E che ne pensi? - chiese Morella, continuando
a sorridere.
- Ma.... non saprei.... - balbettò Isidora impacciata.
- Dimmi, - seguitò Morella con voce imperiosa. -
Dimmi che ne pensi?
- Il contadino ha una ragazza di sedici anni,
che è molto graziosa, - mormorò l'altra.
E si fermò subito, interrotta da una risata di
Morella.
- Tu credi? - fece questa. - Tu credi che voglia
sedurre Annunciata?... Come ti possono venire in mente queste stravaganze? Il
Falconaro che seduce una contadinella di sedici anni, sotto gli occhi del
padre?... E davvero buffa!
Isidora arrossì, tutta confusa, e implorò con lo
sguardo perchè l'altra non si prendesse gioco di lei, ma Morella si divertiva
al comico sospetto, e non intendeva smetterla troppo presto.
- Che cosa ti hanno raccontato del Falconaro? -
riprese. - Che è un libertino, un donnaiuolo? Io non ne so nulla, ma spero ad
ogni modo ch'egli possa attendere fino al suo ritorno in città, per sedurre le
ragazze! Non ti pare? Ah quaglietta, che fantasia tu hai!... Se volesse una
donna, comincerebbe dal corteggiare me o te....
- Forse non gli piacciamo, - osservò
candidamente Isidora.
E di nuovo si fermò, fissando la sorella che
rideva a gola spiegata. Poi aggiunse:
- Forse vuol troppo bene a Federico e a Lorenzo
per corteggiare noi.... Non ridere così; tu mi fai dispiacere!...
Morella frenò immediatamente la risata che aveva
lasciato sgorgare con caldo impeto.
- Hai ragione, - disse. - Io non ho alcun
rispetto per le tue scoperte; ma mi è parsa veramente straordinaria, questa! Il
Falconaro è arrivato sabato; oggi siamo a martedì; e già deve tentare la
seduzione d'una contadinella? Bisogna che si sbrighi perchè lunedì venturo
riparte....
- E allora, - osservò Isidora, indispettita
dallo scherzo, - per che cosa è andato dal contadino?
- Non so, non me ne importa, - rispose Morella. -
Ma tu non sapendo lo scopo di quella visita, hai pensato subito al peggio, alla
corruzione della ragazza, e ciò mi pare strambo in un carattere fiducioso come
il tuo. Forse ti è antipatico il Falconaro?
Parlavano meriggiando nell'atrio della villa,
ch'era freschissimo, ambedue vestite di turchino, Isidora grassoccia, dalla
capigliatura morata, bianca in volto, l'altra magra, bionda, e di bronzea
carnagione. Non si sarebbero dette sorelle, se non fosse stato pel color degli
occhi tané e per certi gesti, certi atteggiamenti, qualche inflessione di voce,
simili in ambedue e quasi eguali, che svelavano la medesima origine e uno
stesso sangue.
Prima di seguitare, Morella domandò:
- È uscito?
- È uscito con Federico; hanno preso il
calessino, e sono scesi a Como....
- E dunque, - incalzò Morella, - il Falconaro ti
è antipatico?
Isidora si schermì, stringendosi nelle spalle e
sorridendo.
- Non so, - rispose, dopo un istante di
riflessione. - Credo che mi faccia paura. E a te non fa paura?
Interpellata direttamente e quando meno se lo
aspettava, Morella scosse il capo; ma sentendosi arrossire, s'irritò contro sè
medesima, e rispose pronta:
- Paura? Deve farmi paura, un uomo? E perchè?...
Il Falconaro è amico nostro, forse il solo amico che noi abbiamo, e sarebbe dunque
curioso che lo si temesse. Per che cosa, poi? Che cosa si può temere da un
uomo? Che ci uccida?...
- Ma no, - interruppe l'altra. - Non è questa la
paura che io intendo.... Io temo, per esempio, che se un giorno il Falconaro
diventi nemico di Lorenzo, Io possa rovinare in ventiquattro ore.... In questo
senso parlavo io; è troppo forte, è troppo energico....
Morella si rizzò sul busto e troncò la parola
d'Isidora.
- Sei pazza! - esclamò vivamente. - Questa non è
un'idea tua: te l'ha suggerita Federico. Ma tu e Federico non conoscete il
Falconaro; è un galantuomo, un gentiluomo, prima d'ogni altra cosa.... Non
diventerà mai nemico di Lorenzo; e ammessa anche questa stranezza, egli non si
varrebbe certo della sua forza per rovinarlo. Come vi riuscirebbe, del resto?
Lorenzo è ricco, e il Falconaro non potrebbe dilapidare il patrimonio di
Lorenzo.... No, non lo conoscete; è un gentiluomo.... Allora se ciò che tu dici
fosse vero, noi saremmo in mano di lui, egli oserebbe tutto, e Lorenzo dovrebbe
obbedirlo in tutto; potrebbe volere anche me, e Lorenzo dovrebbe darmi a
lui!... Insomma, si avrebbe un despota in casa.... Ah non lo conoscete
davvero!... Egli ha certe delicatezze di sentimento che....
Appoggiate le braccia sulle ginocchia e il viso
tra le palme delle mani, Isidora scrutava più che non fissasse la sorella, la
scrutava acutamente fin dentro negli occhi, maravigliata del calore, della
foga, della rapidità con cui parlava e difendeva l'amico. Non l'aveva mai vista
così accesa per nessuna ragione, e ne era tutta scossa.
Morella, avvedutasi dell'impressione prodotta,
ruppe la frase all'inizio, s'adagiò come prima, e concluse:
- Non aver paura, quaglietta!
Isidora non volle ribattere; tornò al suo
ricamo, e Morella al suo libro, sollevandolo tanto che potesse nascondere il
volto.
- Perchè l'ho difeso? - domandò a sè stessa. -
Che m'importa di ciò che si pensa di lui?
- Allora, tu non hai finito, - riprese d'un
tratto Isidora. - Dicevi che il Falconaro ha certe delicatezze di
sentimento?... E ti sei fermata.... Non puoi raccontarmi, Mora?...
«Mora» era il vezzeggiativo ch'ella dava alla
sorella nei momenti di maggior tenerezza, quando voleva ottener da lei qualche
favore difficile; e pronunziava la parola sorridendo con molto garbo e
accarezzando con lo sguardo. Ma l'altra che s'era già ripresa, abbassò di nuovo
il libro, e rispose scherzando:
- Non sono cose da raccontare alle bambine!
Tacquero, ciascuna tornando alla sua
occupazione, e non parlarono se non quando risonò il tintinnio della sonagliera
e lo stridio delle ruote sulla ghiaia.
- Sono qui! - disse Isidora balzando in piedi.
E seguita da Morella, si affacciò al limitare
sotto il sole bruciante.
Dal calessino scendevano Federico ed Edoardo,
quest'ultimo con tre piccoli involti.
- Che pazzia! - osservò Morella, - siete andati
a Como con questo caldo; potevate aspettare dopo pranzo!
Entrarono tutti dentro l'atrio, e il Falconaro
offerse alle donne due scatole eleganti di confetti, una cerulea per Morella,
l'altra scarlatta per Isidora. Esse ringraziarono sorridendo.
- E cotesta è per me! - disse Federico.
Accennava al terzo involto, che Edoardo teneva
ancora tra le mani.
- Io scommetterei qualunque cosa al mondo, -
seguitò Federico, - che nessuno indovina che cosa c'è là dentro!
- Auf! Con voi bisogna indovinare sempre! -
esclamò Isidora.
- Non voglio farle perdere la pazienza! - disse
Edoardo.
Svolse la carta e ne trasse un cavallino di
legno bianco, la criniera e la coda sfioccate nella seta, piantato sopra un
carrello rettangolare a quattro ruote.
Isidora diede in uno scoppio di risa, guardando
l'uomo che muoveva lentamente il cavallo perchè dondolasse la testa.
- Ah, no! - fece Isidora. - Non era possibile
indovinare, e avrei perduto la scommessa. Non le bastano i cavalli vivi,
Falconaro?
Morella stava seria, afferrata nuovamente dalla
curiosità e nuovamente sorpresa dalle attenzioni che Edoardo usava al
bambinetto. Vide la sorella che rideva, e le mormorò sottovoce:
- È per sedurre Annunziata?
Isidora scattò in un nuovo ridere squillante. Ma
Edoardo imperturbabile si volse a Morella:
- Stasera verrà con me? - le chiese. - Andremo a
far felice un piccolo uomo.
- Verrò, - promise la donna. - Ma badi che lei
lo guasta; il regalo è troppo bello!...
|