IX.
E andarono quel medesimo dopo pranzo in cerca di
Poldo.
Federico, vedendoli allontanarsi, motteggiò un
poco, li pregò di non indugiarsi troppo, di non smarrirsi pel giardino o per
l'orto; Isidora sorrise; Morella ed Edoardo risposero qualche parola scherzosa,
l'anima tranquilla, il cuore sgombro da ogni inquietudine.
Il sole andava scomparendo in un cielo tragico a
grandi guazzi di porpora e di bigio, e gli alberi si staccavano su quel fondo.
Nell'imminenza del tramonto, s'era levata
un'aura lieve e piacevole, e giungevano or sì or no gli echi dei campani che
indicavano il ritorno delle bestie, le quali, abbandonati i pascoli,
s'avviavano pigramente alle stalle.
La giovane camminava innanzi a Edoardo; ambedue
inclinati piuttosto ad ascoltare che a discorrere, chiusi ambedue in qualche
meditazione non priva di malinconia.
L'uomo guardava, ma con uno sguardo puro, il
corpo svelto e quasi vibrante di Morella, ed essa figgeva gli occhi innanzi a
sè, ammirando il ricamo delle, fronde e delle foglie sulla sterminata nicchia
del cielo.
- Veda che splendore! - esclamò, mentre indicava
al Falconaro la cavalcata delle nubi sul fondo vermiglio.
- Dove sarà il piccino? - chiese l'uomo, fattosi
al fianco di Morella. - Dovremo andare a casa sua?
- Lei è già stato a casa sua, non è vero? -
interrogò la giovane.
- Sì, una volta, a prender notizie, e l'ho
trovato guarito, col mio fazzoletto appuntato al grembialino. Era tutto sporco
di sangue, il fazzoletto, ma Poldo non voleva lo si toccasse, fedele alla
consegna. Per ottenere che se lo lasciasse togliere, gli ho promesso il
cavallino e gli ho dato appuntamento per questa sera.
- Lei deve avere una grande autorità sui
bambini, - osservò Morella, quasi parlasse con sè medesima.
Edoardo non rispose, e la donna sentì che era vano
insistere.
Camminavano ancora pel giardino e non avevano
ancor preso pel viottolo che conduceva all'orto, quando a sommo del viale
apparve una figuretta che s'avanzava piano, dubitosa, fermandosi ogni poco.
- Eccolo! - esclamò Edoardo.
Il piccoletto vide l'uomo e gli corse incontro.
- Che cosa facevi? - domandò il Falconaro quando
il bimbo gli fu di fronte. - Chi cercavi?
Egli non fiatò, sbirciando, un dito in bocca,
Morella, ch'era la padrona.
- Sei venuto a prendere il cavallo? - seguitò
Edoardo.
Poldo fe' cenno di sì col capo.
- A te, il cavallo! - disse l'altro,
consegnandogli il balocco. - Ti piace? Vedi che bella criniera?
Poldo lo afferrò, spalancando la bocca per gioia
e stupore, lo pose a terra, gli sedette vicino, lo accarezzò, lo fece correre,
dimenticò interamente Edoardo, Morella, e tutto il mondo, quel piccolo mondo
che gli era cognito.
V'era, al principio d'un'aiuola fiorita
d'amaranti e di begonie, un sedile ampio a spalliera, sul quale Morella
sedette; Edoardo le si pose a fianco, ed ambedue seguirono qualche tempo i
giuochi di Poldo.
- Nessuno che la conosca, - fece Morella a un
tratto, - supporrebbe che lei abbia tanta simpatia pei bambini. Io credeva che
non potesse soffrirli, o che almeno le fossero indifferenti.
- È vero, - rispose Edoardo. - Ma....
La donna non osò interrogarlo; capì che se
avesse fissato i suoi occhi negli occhi di lui, quasi attendendo e chiedendo,
egli si sarebbe ancora sottratto all'impulso di sincerità che in quell'ora di
quiete misteriosa e di soave mestizia lo guidava.
Le parve che il cuore cessasse di batterle,
quando Edoardo soggiunse, irresistibilmente trascinato:
- Avevo un bambino anch'io....
Una pausa lunga seguì; poi Morella riprese con
voce lenta:
- Lo sapevo!
Edoardo fece un gesto di sorpresa, volse il capo
per vedere se la donna scherzasse, e poichè Morella teneva sempre gli occhi a
terra, domandò:
- Lo sapeva? E da quando, e da chi?
- Da lei, da quando si prese Poldo fra le
braccia.
- È vero! - ripetè Edoardo. - Una donna doveva
comprendermi.
Morella aspettò immobile, quasi irrigidita
dall'ansietà, sempre evitando di levargli in faccia gli occhi. Non voleva
serrarlo con domande, non voleva insistere, perchè la confidenza fluisse
spontanea e piena, traboccata dall'anima.
- Eh, hop! - gridava Poldo, a corsa su e giù pel
viale e il cavallino dietro, che traballava sulla ghiaia. - Eh, hop! Eh, hop! Eh, hop!
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