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Luciano Zuccoli
Farfui

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  • PARTE PRIMA.
    • XII.
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XII.

 

Lorenzo indugiò quella sera fin che gli ospiti si furono ritirati, poi salì al primo piano, e battè leggermente alla camera di Morella.

- Avanti! - disse questa.

La camera di stile Impero, tappezzata in verde pallido, illuminata dalle lampade elettriche, aveva il letto amplissimo e basso, con fregi in bronzo dorato, i medesimi fregi che adornavano i seggioloni e correvano lungo lo zoccolo delle pareti. Una finestra guardava la campagna e la vallata, l'altra il giardino, e aperto ambedue accoglievano le esalazioni notturne delle rose che agonizzavano.

Morella aveva indossata una leggera vestaglia cerulea a larghe maniche, chiusa da una sola borchia al petto, e guarnita d'oro. La donna seduta guardò Lorenzo che entrava, interamente vestito di bianco, e le parve più tozzo, col volto più acceso del solito, forse pel contrasto dell'abito.

- Che vuoi? - ella domandò.

- Non mi sembra difficile a indovinarsi, - egli rispose. - Vengo a salutarti.

- Non ci siamo già salutati? Ti ho dato la buona notte, poco fa, mentre ce ne andavamo tutti.

Lorenzo sprofondò le mani nelle tasche dei calzoni, e si piantò innanzi a sua moglie.

- Parliamoci chiaro, - egli proferì con voce secca. - Sarebbe ora di finirla. Tu hai le paturnie da un pezzo, ma io sono uomo da fartele passare. Che cosa sono questi capricci, che cosa è questo tuo contegno, che m'irrita e m'offende? O stai zitta, o quando io dico una parola, tu te ne vai, come hai fatto oggi, piantandoci tutti in asso. Che cosa sei? Qualche regina spodestata, qualche principessa? E noi che cosa siamo? Cavoli? Imbecilli? Gente indegna di parlar con vostra Maestà?

Morella non diede segno di vita; e Lorenzo seguitò con voce sorda:

- Non dico questo per me; io sono abituato alle tue stramberie e me ne infischio.... Ma qualche cortesia, qualche rispetto per i miei amici, per il Falconaro ci vorrebbe.

La giovane sorrise.

- Temi ch'egli ti abbandoni perchè io non sono cortese con lui? - interrogò.

Lorenzo alzò le spalle.

- M'infischio anche di lui, io! - esclamò spavaldamente. - Ma io l'ho invitato qui, non perchè tu gli facessi questa bella accoglienza, certo, non perchè tu lo fuggissi come un animale velenoso.... Del resto, ti ripeto, del tuo contegno ne ho piene le tasche. Hai capito?... Vengo a trovarti, e mi sento chiedere con quella tua aria da sonnambula, che cosa voglio.

La guardò da capo a piedi e soggiunse trivialmente:

- Che cosa voglio? Voglio passar la notte con te, come ne ho diritto, ecco!...

E squadrandola di nuovo, ordinò:

- Spogliati!

Per sola risposta. Morella balzò in piedi con uno scatto:

- Va fuori! - esclamò, la voce divenuta sibilante. - Va fuori, Enzo, te ne prego! Lasciami stare!

- Che c'è? - egli fece, guardandola sorpreso.

- C'è che le tue parole non sono d'un marito a una moglie; c'è che tu puoi esprimerti così con una donna che si vende, non con me. Vattene, te ne prego! Non farmi parlare, perchè sento che sarebbe inutile e non mi capiresti.

Lorenzo diede in una risata.

- Ci siamo! - osservò. - Questa è una delle tue frasi preferite. A udirti, si crederebbe che tu fossi la sibilla, e che per capirti occorresse fare uno studio apposito! Ti capisco benissimo; hai la testa romantica e niente da fare; ecco il tuo malanno. Se tu avessi a lavorare come me, o come Edoardo, certi ghiribizzi ti passerebbero!

Morella si lasciò ricadere nel seggiolone, muta, nell'impossibilità di farsi comprendere.

- Ebbene, - riprese Lorenzo, - che fai? Ti decidi?

La donna non rispose; Lorenzo le si avvicinò ancora.

- Parlo con te, bionda! Ti decidi? Che fai?

Ma furioso pel silenzio di Morella, le mise una mano sul petto e la scosse:

- Andiamo, su, obbedisci!

Ella scattò nuovamente, drizzando la persona snella e guardando Lorenzo con occhio smarrito.

- Ascoltami, - disse. - Per carità, non trattarmi così; tu credi di non farmi male, e mi fai un male orrendo. Ho la testa romantica, lo hai detto, sarà vero; ma non mi tormentare, Enzo! Anche oggi, accarezzandomi davanti agli estranei, mi facevi male. Io avrò torto, ma non posso cambiarmi. Ora con le tue maniere, facendomi sentire che io sono per te una cosa, mi avvilisci! Lasciami la libertà di disporre di me: io stasera voglio rimanere sola, e tu non insistere, come se mi avessi trovata per la strada, e comperata. Sii buono, Enzo, te ne prego!... Riconosco d'aver torto, se così ti pare, ma io vorrei un altro modo, un altro linguaggio.... Tu sai per esempio, che i discorsi scollacciati mi dispiacciono, e non manchi mai, quando ci siano altri uomini, di battere su questo argomento che mi rivolta.... Perchè vuoi farmi arrossire davanti ai tuoi amici?... E poi vieni da me, e per avermi, mi dici: «spogliati!» come fossi un automa, qualche cosa peggio d'una schiava!... Se io ti rimprovero queste bassezze, tu mi ridi in faccia.... Ma in qual maniera devo spiegarmi?...

Lorenzo, mentr'ella parlava, s'era seduto di fronte a lei, una gamba accavallata, sull'altra, la mani in tasca, girando lo sguardo sul soffitto, con espressione di grande noia.

- Hai finito? - chiese. - Già, a vederti, si capisce che ti smangi e ti rodi con le tue stupidaggini: diventi magra ogni giorno più; non mi sembri una donna, mi sembri una frusta!...

Morella toccò l'insulto e non volle rimbeccare; ma pensò con terrore che forse era brutta, davvero brutta, e questo dubbio che pochi giorni innanzi l'avrebbe lasciata apatica, le parve infinitamente doloroso.

- E vedete quel che capita a un marito fedele, - seguitava Lorenzo con espressione sarcastica.

- Il marito si contenta di ciò che il matrimonio gli offre, e la moglie se ne offende e lo mette alla porta.... Cose da pazzi!... Se io lo raccontassi a Edoardo, non lo crederebbe.

Morella mandò un grido, e si chinò sopra Lorenzo:

- Per carità, - disse con voce ansante, - non mescolare il nome del tuo amico a queste turpitudini!

- Ohe, che c'è? - fece Lorenzo squadrandola. - Non son padrone di esporre un'ipotesi? Temi che io racconti a Edoardo?...

- Sì, - balbettò la donna, cercando di riprendersi. - Temevo che tu raccontassi....

- Questa è bellissima! Non racconto nulla, non ci pensare!... So quel che devo dire e quel che devo tacere.... Edoardo, poi, s'infischia sufficientemente di te e delle tue fantasie.... Ha il viaggio al Nord, lui!... Scommetto che ci va con Natascia....

- Chi è Natascia? - domandò Morella, sentendo che il cuore le batteva dentro a furia, così da troncarle il respiro.

Lorenzo rise nuovamente.

- Natascia? È una baldracca russa, che gli piace, a Edoardo.... Dico Natascia per dire, perchè ne cambia una alla settimana. E non parla, non si confida a nessuno. Io credo che nessun'anima al mondo, neanche sua madre, non ha avuto le sue confidenze.... È un uomo di ferro, bisogna confessarlo, chiuso in un'armatura!...

Gli occhi di Morella sprigionarono un tal lampo, ch'ella guardò a terra, perchè Lorenzo non se ne accorgesse. A lei, sì, s'era confidato; a lei, sì, aveva aperta l'anima; tutto il suo corpo vibrò per un guizzo di piacere e d'orgoglio: ma non ebbe tempo a riflettere, perchè la voce di Lorenzo venne a mozzarle l'impressione profonda di quelle parole, chiamandola duramente alla realtà:

- E così, mi metti alla porta? Non sarò mica venuto a trovarti per farti l'elogio d'Edoardo, del quale anche tu ti occupi come io mi occupo del Gran Mogòl.... Devo andarmene?

Egli sudava e si passava sulla fronte e sul collo il fazzoletto, sbuffando; questo semplice particolare in quel momento sembrò alla donna repulsivo.

- Sì, - confermò, - te ne prego, Enzo; lasciami tranquilla; sto poco bene, e ti sarò grata di questo piccolo sacrificio.

Lorenzo fece un gesto di dispetto.

- Ma «il piccolo sacrificio» è ridicolo, - esclamò. - Non capisci che è ridicolo? Non capisci che io sono stufo, arcistufo, venti volte stufo dei tuoi sentimentalismi e delle tuo commedie?

Le lanciò un'occhiata; ella era in piedi, trepidante e nervosa, rabbrividendo al dubbio di non potergli resistere e di dovergli obbedire. A lui passò per il capo il ricordo dello sgomento che la donna aveva dimostrato poco innanzi per il nome d'Edoardo, e volle approfittarne.

- Sono stufo, - riprese. - Parola d'onore, domattina racconto ogni cosa a Edoardo per farlo ridere.

Morella, che, avvicinatasi alla tavoletta d'abbigliamento, guardava una fiala di profumi senza pur vederla, si volse, attonita.

- Gli dirò che quando vengo a trovarti, tu mi metti alla porta. Voglio confidarmi con lui, voglio sapere quel che ne pensa.... Sarà una consolazione, almeno, vuotare il sacco con un amico.

La giovane rimasta dapprima immobile per lo spavento e la meraviglia, gli andò incontro e lo fissò in viso. Non poteva credere, non poteva immaginare ch'egli osasse; e pur tuttavia egli seguitava, sbirciandola di sottecchi, per notar l'effetto delle sue parole.

- Al Falconaro, vuoi dir questo? - ella osservò con calma subitanea. - Farai bene; racconta tutto al tuo amico: ma tutto capisci?... Digli che entrando nella mia camera, tu mi ordini di spogliarmi. Dillo, al Falconaro; digli che mi hai chiamata «frusta»; digli tutto, fedelmente, lealmente.... E sai che cosa ti risponderà, il tuo amico?

- Sentiamo che cosa risponderà.

- Risponderà che sei un vigliacco!

Lorenzo si alzò, muto, in piedi, fece alcuni passi con la mano serrata, afferrò Morella per la borchia della vestaglia e con un urto, rovesciò la donna sul letto. Ma questa non parve atterrita dalla collera di Lorenzo, che le stava ancora sopra, in atto di colpire.

- Ti dirà, - seguitò piantandogli gli occhi negli occhi, - ti dirà che quella Natascia, quella baldracca come tu la chiami, lui, la tratta meglio! E ti ripeterà che sei un vigliacco a svergognare tua moglie.

Lorenzo, sbiancato in volto per la furia, calò un manrovescio sul viso di Morella, e un altro; ma vistala rigida stesa sul letto, con una leggera spuma agli angoli della bocca, comprese l'orrore della sua brutalità, e allontanandosi subito, proferì tra i denti:

- Sei una bestia! Non capisci quando si scherza! Stette a vedere s'ella si muovesse; e visto che si drizzava penosamente, s'avviò al limitare.

- Vattene! - gli disse Morella quasi sottovoce, con gli occhi che scintillavano. - Non mettere più piede qua dentro, non cercarmi più, oggi, mai. Se ti avvicini, grido e sveglio tutti.

Lorenzo intuì che la donna era capace di gridar per davvero; e riaffondate le mani nelle tasche, se ne andò, borbottando ancora:

- Sei una bestia! La colpa non è mia, se sei una bestia e non capisci quando si scherza!...

 

 

 




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