XVII.
Quella mattina in cui Lorenzo Moro andava
contrattando co' suoi mercanti allegri nella grande corsia dei formaggi svizzeri,
Mariano Frigerio capitò in magazzino, e stette familiarmente ad assistere,
seduto sopra una pila di cassette, fra la paglia che serviva per le spedizioni.
Nessuno badava a lui; tutti lo conoscevano e lo
trattavano senza cerimonie; egli era nel regno da cui la mala fortuna e la
imprudenza sua l'avevan cacciato, e si godeva a vedere il lavoro degli altri.
Faceva di tanto in tanto qualche riflessione, ora approvando quello che
dicevano i compratori, ora quel che diceva Lorenzo, per prendersi beffe dell'uno
e degli altri, con molta serietà.
- Dovreste darmi la mediazione! - osservò
infine.
- A lei? Lei è un signore. Ha le scarpette
verniciate! - rispose uno dei mercanti.
- E tu hai il portafoglio bisunto! - egli
ribattè. - Quando comperavi il mio burro, i tuoi biglietti di Banca mi
restavano attaccati alle dita.
- Buon segno; porta fortuna, - disse il mercante
con una risata. - Significa che si guadagnano in fretta e si spendono
adagio....
- Io faceva tutto il contrario; guadagnavo
niente e spendevo molto.
- A lei piace scherzare....
- Con le donne, - incalzò un altro mercante. - A
vestire una donna occorrono tutte queste forme di emmenthal, - soggiunse,
toccando del piede una colonna di formaggi biondi.
- A vestirla?... Ah! sciagurato! - esclamò Mariano
comicamente. - Non te ne intendi; si spende di più a svestirla; un emmenthal
per farle un abito, e due per levarglielo....
I mercanti diedero in una risata, battendosi la
pancia.
Era tra loro uno, Scopa, uomo semplice e
terribile, già condannato per ferimenti, ricco, linguacciuto, provocatore, che
più degli altri piaceva a Mariano; questi lo prendeva spesso di mira,
dilettandosi a far la mosca insoffribile, come già faceva con Lorenzo; un pugno
di Scopa lo avrebbe freddato, e perciò Mariano gli andava sotto, lo inveleniva,
lo scherniva e rimaneva impassibile, contando sulla magnanimità della sua
vittima.
Per compenso, il feroce uomo era il solo che
dava confidenzialmente del tu al Frigerio, e pareva che questo diritto
accordatogli tacitamente dal suo molestatore gli calmasse il bruciore delle
sferzate, che Mariano gli assestava.
- Tu sei sempre a scherzare! - disse Scopa,
gettandogli una torbida occhiata. - Noi qui ancora a guadagnarci il pane, e tu
a guardarci con le mani in tasca e la sigaretta in bocca.
- Vorresti calzare anche tu le scarpette di
vernice? - esclamò ridendo Mariano. - Con quei piedi, che paiono carrozzoni del
tram di Monza?... Ciascuno fa il suo mestiere: tu sbuffi, e io ti guardo!
- Vedremo la fine, - ribattè Scopa, tergendosi
il sudore delle braccia nude con un amplissimo fazzoletto rosso. - Io morirò in
pace, e tu creperai di fame.
- Morirà in pace al reclusorio di Pallanza, -
disse Mariano agli altri. - E come vuoi ch'io crepi di fame, se vivo sempre al
fianco di Lorenzo Moro, tra un «grana» e un «friburgo»?
- Ti brucerai le cervella; - sentenziò Scopa
tranquillamente.
La predizione non piacque a Mariano Frigerio; si
lasciò scivolare a terra dall'alto delle cassette, e si fece incontro al
mercante poderoso.
- Ripetilo! - esclamò. - Ripeti che mi brucerò
le cervella....
Scopa lo guardò ridendo; l'uno di fronte
all'altro, a petto a petto, sembravano orso e scimmia.
- Ti brucerai le cervella, buffone! - ripetè
Scopa bonariamente.
- Per Dio! - gridò Mariano.
E fra le risate dei mercanti chiassosi, andò a
sedere di nuovo, pacifico, sulle cassette pronte per la spedizione.
- Ti ricordi, - riprese Scopa, grato all'amico
del rispetto che dimostrava per la sua forza erculea, - ti ricordi quando
venivi in piazza, la mattina, e in un'ora spacciavi tutto il tuo burro? Bei
tempi quelli!...
- Dio ti maledica! - esclamò Mariano, - Eran bei
tempi per te. Devi aver messo da parte una collezione di biglietti da mille, e
io e Lorenzo si giuocava a regalarti la roba. Adesso Lorenzo te li fa risputare
a uno a uno!...
Intento a vigilare i facchini, i quali andavano
trasportando i formaggi venduti per caricarli sul carro che attendeva in
cortile, Lorenzo non disse verbo.
- Certo, - osservò Scopa filosoficamente, -
Dacchè il povero Mariano fa come i cantanti senza scrittura ed è costretto a
guardarsi le scarpine di vernice, il mercato non è più così divertente!...
Nel duello d'insolenze, Mariano era rimasto al
disotto, e la sconfitta gli bruciava.
- Canaglia! - sibilò tra i denti.
- Abbiamo finito? - disse Lorenzo. - È tutto
caricato?
Gli uomini di fatica risposero con un cenno del
capo.
- E allora, via!... Arrivederci!
I mercanti s'avviarono; Mariano tornò a scivolar
dalle cassette.
Ma tutti si fermarono a un fruscio di sottane.
Sul limitar del magazzino era comparsa in quel
punto Morella, vestita di bianco, guantata di bianco, con un cappello di paglia
bianco ornato di grandi piume bianche.
Gli uomini la squadrarono con ammirazione,
fermati da quella eleganza nitida e dallo svelto portamento della giovane. Non
salutarono, per rispetto, e rimasero muti.
- Andiamo? - ella disse a Lorenzo. - Falconaro
ci attende.
Non aveva veduto Mariano Frigerio che alle
spalle dei formaggiai era coperto dalle loro ampie figure. Al nome del
Falconaro pronunciato da quella voce morbida, gli occhi di Mariano ebbero un
guizzo di luce, ed egli, fattasi strada fra i grossi uomini, col cappello in
mano, si presentò alla giovane d'un tratto inchinandosi.
- È un secolo che non ho il piacere di renderle
omaggio, - egli disse galantemente. - Lei non se ne sarà accorta, ma io l'ho
pensato più volte.
Scopa urtò del gomito un collega,
bisbigliandogli all'orecchio:
- Vedi che moschino con le femmine!...
Morella si sforzò a sorridere, e tese la mano al
pallido uomo che le stava innanzi, ancora con la schiena curva. Poi lo guardò,
rapidamente ma acutamente. Le tornò al pensiero la storia della sua casetta,
venduta per quindicimila lire meno del valore, e un sentimento di compassione
la prese.
- Lei è molto gentile, - disse con voce
carezzevole. - Io sto in campagna da parecchio tempo.
- Ma è già tornata? - fece Mariano con una mossa
di sorpresa, alzandole dritti gli occhi negli occhi, bruscamente.
L'anima di Morella tornò a chiudersi e a
diffidare.
- Per pochi giorni, - disse, - per il trasporto
della casa....
Il circolo dei mercanti intorno alla donna
lussuosa si ruppe; a uno a uno, chetamente, filarono per la porta e se ne
andarono con un'ultima occhiata cupida a Morella, la quale non pareva, nonchè
della loro ammirazione, essersi avvista della loro presenza.
- Ah, la casa, la casa! - esclamò ridendo
Mariano. - Lorenzo mi diceva infatti che lei sarebbe venuta a Milano e avrebbe
messo tutto in ordine. Egli è come un pulcino nella stoppa....
S'avviarono, Morella nel mezzo, gli uomini ai
suoi fianchi, fuori del magazzino, attraversando il cortile ingombro di casse,
cosparso ancora di trucioli e di paglia lunga.
- E come le è parsa la casa? - continuò Mariano.
La giovine sorrise, stringendosi nelle spalle.
- Preferivo il mio appartamento di via Bigli, devo
confessarlo. La casa è bella, il giardino è grazioso, ma il quartiere è troppo
fuori di mano....
- Quartiere di gente selvatica, - disse Mariano.
- Ci si troverà male!
E con audace disinvoltura, si volse a Lorenzo e
seguitò:
- Te l'avevo detto, io; non è casa adatta a una
signora elegante.... Ma tu l'hai voluta, a qualunque costo, a prezzo
d'affezione, a rischio d'affogarmi nell'oro....
Lorenzo fece un grugnito, non gustando punto lo
scherzo; ma a Morella sembrarono quelle parole una chiara accusa d'usura;
Mariano era stato derubato nella vendita di quindicimila lire, e pure
scherzando non esitava a rammentarlo, alla presenza stessa della donna. Essa lo
guardò di nuovo, tra stupita e compassionevole.
Sulla porta del casamento, innanzi alla quale
aspettava la carrozza con cui era giunta Morella, Mariano si scoperse il capo e
salutò la giovane, che metteva il piede sul predellino.
- Arrivederla presto, signora! - disse
inchinandosi profondamente. - Ciao, Enzo!...
E cacciate le mani nelle tasche della giacca,
col bastone ricurvo appeso all'avambraccio sinistro, la sigaretta pendente dal
labbro inferiore, se ne andò fischiettando.
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