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Luciano Zuccoli
Farfui

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  • PARTE PRIMA.
    • XXII.
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XXII.

 

Al termine della sesta settimana, quando la casa cominciava a prendere l'aspetto vario e signorile ch'ella aveva pensato di darle, Morella invitò a pranzo Edoardo nella casa nuova.

- Voglio che tu venga a vedere, - gli disse. - Avvertirò Lorenzo che tu pranzi con noi questa sera. Non ti dispiace?...

Edoardo sorrise, accarezzandole il capo ch'ella protendeva graziosamente in attesa del consenso.

- Verrò a vedere, cara. Sarà bello di certo, - rispose Edoardo, - perchè il gusto d'arte è in famiglia.

- Si pranza allo otto. Vieni alle sette! - concluse Morella.

Alle sette, Edoardo giungeva da lei. Lorenzo s'era dovuto attardare in istudio, e Morella condusse l'amante presto, presto, nella camerina attigua alla sua camera da letto.

Era compiuta. Il soffitto a puttini, i riquadri delle pareti cui limitavano snelle colonne scanalate, dal capitello leggero; la tappezzeria di stoffa serica a strisce cilestri su fondo cilestre più pallido, e ciascuna striscia tempestata di mazzolini di fiori sbiaditamente rosei; i bei festoni che allacciavano alla sommità i riquadri e ne decoravano lo zoccolo; tutti questi particolari intraveduti da Mariano Frigerio e ormai perfetti, davan ragione a Mariano. La camerina era fiorita come una canestra, dolce e ridente come una culla.

Edoardo strinse al petto Morella, e baciandola, disse:

- Hai fatto un capolavoro; pare di essere a Versailles.... Ma come hai spiegato a Lorenzo questi preparativi?

Morella sussultò e non riuscì che a balbettare:

- Ho dovuto.... Ho dovuto.... Suvvia, non mi chiedere mai nulla, Edoardo!...

Ma si ravvide subito, e soggiunse con voce più ferma:

- Ho dovuto spiegargli.... Questi preparativi?... Un capriccio, un voto, una speranza....

- Avete fatto pace? - domandò Edoardo esitando.

Morella volse altrove la faccia, e accennò di sì col capo.

- Dunque ti va? - seguitò, riprendendosi e girando l'occhio attorno.

- È un piccolo capolavoro, ti ho detto, - rispose Edoardo. - Piacerà anche a «lui»?

La giovane rise, tornata franca e sicura.

- Piacerà, piacerà! - affermò poi. - Gli piacerà star vicino a me; non capirà altro, il poveretto.... Qui, vedi, in questa parete di fronte alla porta, dev'esser messa una specchiera con due putti in alto che sostengono un cestello colmo di fiori.... Me ne ha dato il disegno mio padre e stanno facendomela. Che ti pare? Sarà bello?

- Lei è più energica d'un uomo, - disse Edoardo alzando un poco la voce. - In un batter d'occhio ha trasformato la casa.

Morella con le spalle all'entrata, comprese ch'era sopraggiunto qualcuno, si volse, e vide Lorenzo arrivato allora a fianco d'Edoardo sul limitare.

Ella andò incontro a suo marito tendendogli la mano, che Lorenzo s'affrettò a stringere.

- Preparativi per l'erede, - fece Lorenzo a Edoardo. - Se non è un'illusione di Morella...?

Edoardo non sapendo che dire, s'inchinò a Morella con un sorriso.

La giovane aveva avuto qualche tempo prima alcuni indizii, che le avevan data molta speranza, ma poi era ricaduta nel dubbio.

Un medico da lei interrogato le aveva risposto che bisognava attendere prima d'aver la certezza e le aveva chiesto intanto se nessuno svenimento l'avesse colpita.

- E tu, - domandò Edoardo, per non tacere, - che cosa prepari all'erede?

- Io? Io, prima di tutto sono indifferente. I bambini piacciono alle donne perchè non hanno niente da fare; esso s'imaginano che il bambino sia l'incarnazione della bambola, e l'aspettano come un giocattolo. Più tardi, troppo tardi, s'accorgono che la bambola costava meno e non dava fastidio.... Ma è affar loro.... Io all'erede lascerò i miei quattrini e la buona voglia di lavorare, se è un maschio; se poi è una femmina, tocca a mia moglie lasciarle l'esempio della sua vita....

Morella andò alla finestra e guardò nel giardino, sporgendosi un poco perchè Lorenzo non le leggesse in viso un turbamento subitaneo.

- Tu parli bene, oggi, - osservò Edoardo sorridendo. - Gli esempii e i quattrini; ma se fosse un maschio, che cosa ne faresti?...

Lorenzo, vista apparire in quel punto la cameriera, rispose:

- Andiamo a pranzo, innanzi tutto. A stomaco vuoto, certi discorsi sono anche più inutili....

La tavola era stata disposta nella sala; mancava ancora la luce elettrica, e due candelabri di bronzo dorato eran pronti, ai due capi; mancava pure il servizio di stile, che Tito Bardi aveva promesso di scovare autentico, egli in persona, e di regalare quale una tarda aggiunta ai doni di nozze.

I ricami a teste di leone e a fior d'oro coprivano così fittamente la stoffa dei mobili, che sarebbe stato difficile a prima giunta riconoscere il fondo di velluto cremisi; e nella decorazione si manteneva costante il carattere pomposo dello stile stracarico di frangie e di galloni e di nodi in tessuto d'oro.

Edoardo considerò la figura di Morella tra quei ricchi addobbamenti; la donna dai capelli biondi, un po' sofferente, giovane ancora e già sfiorita in una raffica di passione, ardente e pensierosa, era in singolare accordo coi colori, con la significazione della vasta sala, e vi si trovava e vi si moveva a suo agio.

Ma essendogli caduto l'occhio su Lorenzo, vestito di scuro, con la cravatta messa di sbieco, parve a Edoardo ch'egli non si sentisse dentro in casa sua.

Lorenzo avrebbe voluto infatti, mobili nuovi e lucidi, un po' di stile semplice e facile; ma taceva e lasciava spendere. L'improvvisazione di quel lusso pesante che lo impacciava, era stata quasi presentita da lui, alcun tempo prima, in campagna, quando aveva promesso di lasciar fare tutto magnifico.

Per magnifico egli intendeva veramente altra cosa da quella che sua moglie aveva ideato, e l'appartamento di lui era magnifico nel suo concetto perchè senza stile, e in ogni particolare semplicemente comodo.

- Dunque, tu vuoi sapere che cosa ne farei? - riprese Lorenzo, - Un commerciante no, di certo. Ne ho avuto abbastanza io, e mio figlio non è sicuro di trovar nella vita un Edoardo Falconaro, che gli dia spalla e lo tenga lontano dal fallimento. Due Falconaro al mondo non ci sono!...

Edoardo scosse la testa.

- Non dire sciocchezze! - rispose.

- Come, sciocchezze? - protestò Lorenzo rumorosamente. - Vuoi forse darci a intendere (e a chi poi, a Morella e a me), darci a intendere che io non sarei fallito e rifallito se tu non m'avessi aperta la cassa?... Vuoi forse negarmi il diritto di proclamare ben alto non solo la tua amicizia, ma anche la perspicacia negli affari?... Vuoi forse?...

Il Falconaro s'irritò per quell'inatteso straripar di lodi e di gratitudine.

- Te ne prego, Enzo, - egli interruppe. - Non risalire al tempo che fu, e non cantarmi in faccia un inno che non posso ascoltare. Ti ho prestato denaro, e sta bene; tu me l'hai reso con giusto interesse, e sta bene. È il commercio, questo, è il giro....

- Ma che, ma che! - protestò di nuovo Lorenzo. - Tu inventi un commercio che non è mai esistito. Questa è amicizia, è fiducia, è affezione....

E mentr'egli testardo si diffondeva a colorir le prove d'amicizia e di perspicacia che Edoardo gli aveva date, Morella ascoltava impassibile.

Impassibile, e dentro si torturava. Aveva fatto male a invitare Edoardo; non si dovevan più metter di fronte quei due uomini; ne risultava una situazione penosa, falsa, ridicola, che gravava sulle spalle d'Edoardo, il quale non poteva non soffrirne.

E negli atti quasi impercettibili di lui, nel corrugar fugace della fronte attraversata dalla cicatrice, nel gesto con cui lisciava nervosamente i baffi lunghi e diritti, Morella sapeva leggere tutta una sofferenza segreta e abilmente dissimulata, un desiderio sordo di ribellarsi, un'amara disperazione di non poter mai più essere sincero e libero.

Morella usciva a sua volta pigramente da quella febbre che aveva consumato e travagliato lei e l'amante. Chiusi in un nembo di passione, non s'erano avveduti di dover rinunziare a ciò che pei loro caratteri volitivi e orgogliosi era più caro, alla sincerità. Si trovavano innanzi bruscamente a un avvenire di sotterfugi, di menzogne, di doppiezze, d'ipocrisie, che li avrebbe fatti sanguinare passo passo su tutta la loro strada.

La giovane se ne accorgeva la prima volta quel giorno, e se ne accorgeva Edoardo, sgomenti ambedue di ciò che aveva potuto un'ora di follia sensuale, un sogno strano di fecondità e d'amore.

Ma Edoardo, magnifico padrone di stesso, superbo nemico d'ogni confidenza, fingeva; e a un tratto diede in una risata, ascoltando Lorenzo.

- Un soldato! - diceva Lorenzo. - Ne farò un soldatino, o un marinaio....

- Perchè? - rispose Edoardo ridendo. - E se volesse farsi prete?

- Prete! - gridò l'altro con un pugno poderoso sulla tavola. - Che cosa dici? Ti pare che mio figlio, il figlio di Morella e di Lorenzo Moro, possa nascere con queste idee? Morella, hai udito? Edoardo pensa che nostro figlio possa farsi prete!...

- Ho udito, - ella rispose brevemente.

- Ti presento qualche caso, - ribattè Edoardo, - qualche caso più difficile. E mi avvedo che sei anche tu uno di quei padri crudeli, i quali decidono la sorte dei loro figli, come si decide la sorte dei galletti.... Ecco, per esempio; se tuo figlio volesse farsi prete, tu glielo impediresti.... E perchè? perchè i preti forse non ti piacciono.... Tuo figlio deve piacerti, a costo di violentare la propria coscienza....

- Non ti dico che glielo impedirei, - mormorò Lorenzo, il quale non sapeva di discutere con un giudice. - Ma me ne dorrebbe.

- A me dorrebbe di fargli prendere una strada che non fosse per lui, - osservò Edoardo. - Io lo lascerei scegliere, vivere a suo modo, darsi all'arte o al mestiere che rispondesse meglio alle sue idee. Noi non abbiamo sui figli che il diritto di consigliare. Tutto il resto è prepotenza e tirannia.

- Va bene, - borbottò Lorenzo, - lo lascerò scegliere.

Ma vedendo che la diatriba s'avviava per un campo nel quale non avrebbe potuto seguirlo, e che si faceva troppo difficile, pensò di troncarla con una buffonata, e cominciò e cercare sotto il piatto, sotto le bottiglie, presso i candelabri; poi si chinò a sbirciare sotto la tavola.

- Che cosa fai? - domandò Edoardo sorpreso.

- Cercavo il marmocchio, il figlio del quale discorriamo tanto. Dov'è'? Chi l'ha veduto?...

Edoardo rise, ma levato lo sguardo in quel punto, s'accorse che Morella era impallidita.

- Ve ne prego, - ella balbettò, - non parlate.... Mi sento male....

Un lieve sudore le bagnava la fronte.

- Non è nulla, - mormorò.

Alzò la mano incerta fino agli occhi, tentò drizzarsi sulla sedia e ricadde di colpo, svenuta.

La scena s'era svolta così prestamente, che Edoardo e Lorenzo non erano arrivati ad aiutare la giovane; poi Lorenzo balzò in piedi e si lanciò fuori, correndo a cercare qualche cordiale.

Rimasto solo presso Morella, Edoardo la contemplò sbiancata, immobile, con gli occhi aperti e vitrei.

E comprese; bagnata una mano nel secchiello in cui era il ghiaccio, ne gettò gli spruzzi in volto all'amante.

Ella respirò subito con un respiro profondo, volse gli occhi intorno, ravvisò l'uomo che le stava al fianco.

- C'è! - disse Edoardo.

Morella sorrise.

E da quel giorno, il loro amore s'arrestò.

 

 

 




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