PARTE
SECONDA.
I.
La povera signorina, tappata nel mantello, col
capo avvolto in uno scialletto di seta, tremava all'aria pungente che soffiava in
giardino, e sentiva il naso, le orecchie, i piedi gelare.
- Andiamo, - ella disse, - andiamo in casa, per
carità. Non senti che freddo?
Ma Farfui rimaneva duro, immobile col nasino in
su, a guardare una pianta presso la vasca dei pesci rossi; e pareva non udire,
o non tenere in alcun conto le parole della signorina Claudia Sacchi.
- E io voglio salire! Io ora salgo! - andava
ripetendo senza muoversi, perchè non sapeva come tentar l'impresa. - Ora salgo;
tu guarda, che io ora salgo!...
Una finestra venne aperta improvvisamente al
primo piano, una testa di donna bionda si sporse.
- Signorina, che cosa fa?
- Signora, Aquileio vuol salire sul fico!
Morella fece un gesto di stupore e gridò con la
voce vellutata che stentava a fingere corruccio:
- Farfui, Farfui, torna in casa!
Il bambino si volse.
Dal berrettino scarlatto sfuggivano e gli
piovevan sul collo i capelli biondi inanellati; due grandi occhi grigi velati
da ciglia lunghe, illuminavano il visino tondo e bruno. Farfui era dritto e già
alto per i suoi tre anni, ben piantato su gambette solide, che in quel momento
avevano un color paonazzo pel freddo. Indossava un abito di stoffa marrone, sul
quale era stato gettato un mantelletto scuro col cappuccio.
Ma sdegnando il cappuccio, egli s'era piantato
in testa il berretto scarlatto, che metteva per le grandi gesta, quando
s'arrampicava sul cavallo a dondolo.
- Mamma, voglio salire. È il fico! Voglio
salire.
- Lo faccia salire un poco, signorina, - disse
Morella, - e poi lo riconduca.
In seguito a ricerche fatte presso la cuoca, la
cameriera, il cocchiere e la governante, Farfui aveva potuto in quei giorni
assodare che l'albero il quale sorgeva presso la vasca dei pesci, a pochi passi
dall'entrata, era un fico. E quantunque soffiasse il rovaio di dicembre, Farfui
aveva deciso di salirvi quel giorno per vedere se non ci fosse qualche frutto
da mangiare.
La sua idea era stata accolta dalle risate della
gente di servizio, e tutti avevano assicurato il padroncino che frutti non ve
ne potevano essere, che era troppo tardi o troppo presto. Ma egli diffidava già
della pubblica opinione, e non credeva se non a ciò che vedeva; onde per vedere
se i fichi eran maturi in dicembre, aveva deciso quella piccola escursione,
trascinandosi appresso la signorina, la quale era un'appendice necessaria e
indivisibile da lui, obbligata a obbedirlo, a tacere o a seguirlo.
Fu richiusa la finestra, e Morella stette a
guardar dietro i cristalli.
Farfui si volse a Claudia e le disse:
- Pigliami, dunque! Fammi salire! Pigliami pel
culo....
- Non dire queste brutte parole! - esclamò la
signorina indignata. - Tu mi fai arrossire!
Farfui la guardò attentamente, per vedere se
arrossisse, ma non rilevò nulla di anormale in quella fisionomia scialba e
bonaria, insignificante e modesta.
Egli si sentì prendere con soddisfazione per la
parte che aveva chiaramente indicata, e sollevare su, su, in alto; diede una
sbirciata a tutti i rami, toccò con le manine fin dove potevano arrivare,
stette a fissar l'albero come se i fichi avessero dovuto comparire da un
istante all'altro, meditò a lungo.
- Ebbene, hai finito? - disse Claudia. - Sono
stanca; non posso tenerti più.
Egli, in alto, drizzato sulle braccia della
ragazza, non rispose; sbirciava i rami, stupefatto di dover confessare che
l'opinione pubblica non s'era ingannata quella volta e che la gente di servizio
aveva ragione; non c'erano fichi in dicembre.
Claudia, senza attendere più oltre, ritirò il
bambino dal suo posto d'osservazione, e lo rimise a terra.
- Ora andiamo, - ella disse. - Torniamo in casa;
guarda la mamma lassù, che ti aspetta.
- Non ci sono! - egli dichiarò.
- Che cosa?
- I fichi!
- Eh, lo sapevo; te lo avevo detto, te l'han
detto tutti che non ci sono, con questo freddo.
Farfui, che già s'avviava, si fermò risolutamente.
Glielo avevan detto tutti, la governante, il cocchiere, la cameriera, la cuoca?
Egli pensò che quella gente lo aspettasse per beffarlo, ora, e per ridere alle
sue spalle.
- Io voglio rimanere in giardino! - dichiarò.
La signorina fece con le mani un gesto di
disperazione. Rimanere in giardino, con quel freddo, con quell'aria, a rischio
di pigliarsi un raffreddore, un mal di gola, la tosse, e poi si sarebbe dovuto
chiamare il medico, quel brutto con la barba nera.
- Allora vado da papà, - disse Farfui.
- Papà ha da fare, adesso, - spiegò Claudia, - e
non si può disturbarlo. Torniamo in casa.
- Allora vado....
Egli si guardò intorno per trovare qualche altro
rifugio, pur di non mettere piede in casa, ma i suoi occhi si fermarono al
fico.
- Allora vado sul fico! - egli concluse.
- Per carità! - esclamò la signorina atterrita.
- Vuoi stare sul fico tutto il giorno?
Morella che dalla finestra aveva seguito quel
battibecco, si decise a riaprire, si sporse di nuovo.
- Signorina, perchè non lo riconduce? Fa freddo,
e può prendersi un malanno.
- Non vuol più rientrare, signora. Io non so che
cosa abbia.
Morella si rivolse al bambino:
- Bada che vengo io, Farfui! Vuoi che venga io?
Le parole dovevano significare una minaccia; ma
furono pronunziate con tanta carezza nella voce, che il piccolo alzò il capo, e
rispose tranquillamente:
- Sì, mamma, vieni tu!
Morella sorrise a quella innocenza, la quale non
aveva nemmeno sognato che la mamma potesse minacciarlo; discese in fretta,
entrò in giardino, e sollevò il bambino tra le braccia.
- Perchè non volevi tornare? - gli domandò. -
Non volevi tornare a casa? Li hai trovati i fichi?
- No! - egli rispose.
Ma non era più impressionato dalla sconfitta, e
rideva, prendendosi tra le mani il volto di Morella e baciucchiandolo,
spingando forte tra le braccia di lei.
- Sei tutto gelato, piccolo mio! - ella disse. -
Che idea d'andare a cogliere i fichi in questa stagione! Se le studia di notte,
questo originale!
Farfui rideva, guardando la signorina Claudia
che veniva appresso col naso così vermiglio da far pietà; ma non appena ebbe
varcata la soglia, si fece mettere a terra, prese sua madre per la mano e la
guidò. Egli si sentiva sicuro con quella scorta onnipotente, e volle andare in
cucina a trovare la cuoca.
- Non ci sono i fichi! - le disse, mettendo
appena il capo dentro la porta.
E passò dal guardaroba, dove la cameriera stava
stirando, e le gridò:
- Non ci sono i fichi!
Poi si lasciò condurre in salottino per
togliersi il mantello e riscaldarsi innanzi al caminetto.
Aveva pensato ch'era meglio avvertire subito la
cuoca e la cameriera della assenza dei fichi, perchè non lo beffassero più
tardi, quando lo avessero incontrato con la signorina. E si sforzava a spiegare
questo suo concetto alla mamma, che lo ascoltava senza capire molto; e Farfui
girava le mani, faceva gesti gravi, quasi per aiutarsi e per colmar la lacuna
del suo ragionamento.
- Insomma, - gli disse Morella, - tu hai voluto
fingere che la scoperta è tua, e che Pierina e Maria hanno avuto torto a
credere che in dicembre ci siano i fichi da mangiare.
- Sì, - egli rispose.
- Ma la verità, bambino mio, è tutto il
contrario! Sei stato tu a voler vedere, a ostinarti, a non credere a Pierina e
Maria.
- Sì, - ripetè Farfui.
- E allora hai pensato di metterle dalla parte
del torto, e di dar loro dell'ignorante?
- Proprio! - gridò Farfui, battendo le mani,
felice che Morella penetrasse così bene la sua idea.
Ma si rannuvolò d'un tratto, e tacque. La frase
«dar loro dell'ignorante» gli pareva eccezionale, sublime. Soltanto, non la
capiva, e non sapendo che cosa avesse dato a Pierina e a Maria, s'era fatto un
poco inquieto. Gli sarebbe stato caro di far ripetere la frase alla mamma, la
quale aveva ripreso a leggere tranquillamente un giornale con le figurine. Dopo
alcuni istanti di riflessione, battè le mani di nuovo, ripetendo:
- Proprio!
Egli sperava che tornando daccapo a dir la sua
parola, avrebbe obbligata la mamma a ridir la frase celebre.
Invece Morella diede in uno scoppio di risa al
veder Farfui pensieroso innanzi al caminetto, coi capelli d'oro illuminati
dalla fiamma che gli danzava alle spalle; e presolo in grembo, gli coperse il
volto e gli occhi di baci.
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