XIII.
Il salotto illuminato a luce elettrica
scintillava d'oro. La luce, smorzata dentro i cortinaggi di pesante velluto, lambiva
con tenui rifrazioni i grandi vasi a fondo cupo leggermente screziato, che eran
posti qua e là senza simmetria, su larghe colonne marmoree venate di rosso, le
quali sembravano sanguinare; accarezzava le cornici di quercia scolpita, e
s'avventava sugli ori dei mobili, afforzando il rilievo dei ricami e dei
trapunti, che decoravano divani e poltrone.
La parete di centro scompariva intera sotto un
fastoso arazzo, donato da Tito Bardi alla figlia, e la sala acquistava da quella
figurazione che a colori vivacissimi raccontava il ratto d'Europa, una bella
gaiezza.
Con le mani in tasca, guardando a terra, Edoardo
Falconaro andava misurando irrequieto a grandi passi il salotto. Seduto in una
poltrona, Lorenzo Moro ridacchiava.
- È un rimorso, è un vero rimorso per mo! -
diceva Edoardo. - Tu puoi dire ciò che vuoi, ma io non dimenticherò la mia
stupida diffidenza.
- Su, su, - rispose Lorenzo, - Non avere alcun
rimorso; io te ne assolvo. Come dicono i preti? «Ego te absolvo»....
E faceva il gesto di dar la benedizione,
l'indice e il medio distesi, le altre dita piegate. Morella li sorprese in
quell'atteggiamento; le correva appresso Farfui, trascinandosi dietro la sua
seggioletta.
- Oh, bene! - esclamò Lorenzo, mentre Edoardo
salutava Morella. - Ti abbiam chiamata per darti le ultime notizie. Dunque,
devi sapere che Mariano Frigerio s'è bruciato le cervella oggi, anzi stasera.
- Mio Dio! - mormorò la giovane impallidendo.
- Guarda! Ma quel Mariano Frigerio era dunque
molto amato! - esclamò ironicamente Lorenzo, vedendo che sua moglie,
pallidissima, sedeva accasciata in una poltrona. - Tutti disperati perchè quel
farabutto....
- Enzo, Enzo, - interruppe Morella, - non
insultare un cadavere!
- Ti dico che era un farabutto, - ripetè Lorenzo,
- e io ne ho le prove.
- Era un disgraziato, che non abbiam saputo
salvare, - disse Morella, volgendosi a Edoardo. - Io l'ho visto oggi; avevo un
triste presentimento, ma non potevo imaginare che quell'infelice sarebbe giunto
a questo estremo!
- Tu l'hai visto oggi? - domandò inarcando le
ciglia Lorenzo.
Morella raccontò brevemente la sua visita a
Mariano Frigerio, e descrisse la desolazione di quella casa.
- È inesplicabile, - soggiunse. - Io gli aveva
promesso di aiutar lui e il suo bambino; e per tutta risposta egli si è ucciso.
Ha dunque dubitato di me?
Lorenzo Moro sorrise. La desolazione di sua
moglie e d'Edoardo gli riusciva comica; e si faceva forza per non dare in uno
scatto brutale, rinfacciando loro il tradimento di cui erano stati accusati da
quello stesso Mariano ch'essi piangevano.
- Ha fatto molto bene a uccidersi, - egli disse
pacatamente. - Non c'era posto per lui; egli si avviava da tempo alla galera, e
ha preferito la morte. Io credo non abbia mai fatto nulla di meglio; il suo
suicidio è la sola cosa pratica di cui sia stato capace. Dicevo poco fa a
Edoardo che non è il caso di sentire rimorsi per non avere aiutato quella
canaglia.
- Enzo! - esclamò di nuovo Morella. - Ti prego
ancora di non insultare un morto. Quel disgraziato non ha avuto che la colpa di
sciupare tutto il suo; ma per ciò, non si ha diritto di chiamarlo canaglia.
Egli non ha nociuto a nessuno.
Lorenzo Moro sorrise.
- Egli non ha nociuto a nessuno? - ripetè. - Era
velenoso come uno scorpione, e ha nociuto a quanti gli sono andati vicino. Era
una spia e un ricattatore, un maligno che colpiva alle spalle, un vigliacco che
fuggiva dopo aver colpito.
Disse queste parole con tanta forza, che Morella
ed Edoardo si scambiarono un'occhiata dubitosa.
- A te, che cosa ha fatto? - interrogò la
giovane, fissando suo marito.
- A me? - rispose Lorenzo, protendendosi quasi
stesse per lanciare un disco. - A me?...
Si morse le labbra, serrò nelle mani i
bracciuoli della poltrona e concluse con voce spenta:
- A me, nulla!
- E a me non ha fatto nulla, ugualmente, -
seguitò Morella, - e a voi, Falconaro?
- Non ho che buoni ricordi di lui, - rispose
Edoardo.
- Ora dunque, - riprese la giovane, - dov'è la
spia, dov'è il traditore?
Lorenzo si alzò, e fece il giro della sala,
riflettendo; poi si fermò innanzi a sua moglie.
- Io so quel che dico, - proferì gravemente. - E
se non aggiungo altro, significa che si tratta di cose di cui non posso
parlare.... Ma permettimi che io ti esprima il mio stupore; Edoardo è di casa,
e non v'ha ragione ch'io taccia davanti a lui.... il mio stupore. Tu sei andata
da Mariano Frigerio, hai avuto il coraggio di entrare nella sua tana, di
trattenerti con lui, di dar la mano a quella bagascia ch'egli teneva con sè?...
- Si trattava di salvare il bambino....
- E quelli che t'han visto entrare ed uscire,
che ne sapevano del bambino? - incalzò Lorenzo.
Edoardo Falconaro dissimulò a stento un sorriso,
riconoscendo in quelle parole il suo uomo. Lorenzo non temeva per l'imprudenza
commessa dalla moglie, ma per ciò che avrebbero potuto pensarne gli
sfaccendati; teneva l'occhio alla pubblica opinione con una costanza
accasciante; per ogni atto della vita egli si chiedeva prima che cosa ne
avrebbero pensato gli altri, e poi agiva. Al tempo in cui doveva lottare contro
la concorrenza dissennata dei suoi nemici, paventava il fallimento non così per
il danno che ne avrebbe avuto, come per l'effetto che avrebbe prodotto sul
mercato e per le chiacchiere che ne sarebbero derivate.
- Del resto, - riprese, - non ti sarai messa in
testa d'allevare anche quel bambino? Abbiamo già Poldo che studia per tua
volontà. Poldo è figlio d'un galantuomo, il quale si è sempre guadagnata
l'esistenza. Ma quest'altro, figlio d'una donnaccia e d'uno scioperato, io non
lo voglio tra i piedi.
- Non lo avrai, - rispose Morella. - Si può
essere utili a un bambino senza tenerlo in casa.
- Io lo voglio, - interloquì improvvisamente
Farfui. - Mi piace un bambino nuovo. Gli darò da mangiare.
Edoardo rise, e sollevando Farfui, se lo piantò
a cavalcione sulle ginocchia perchè trottasse. «Trotta, trotta, cavallin -
Sotto il piè del tavolin».
Così di fronte l'uno all'altro, fissandosi in
volto, Farfui ed Edoardo avevano una rassomiglianza impressionante,
chiarissima, non disvelata solo dal colorito, dai lineamenti, dagli occhi, ma
dal suono della voce e da quelle movenze che un piccoletto come Farfui non può
apprendere e imitare. La bocca dell'uno e dell'altro si schiudeva a un eguale
sorriso, ed essi facevano il medesimo gesto per battere il tempo della canzoncina
puerile, che Edoardo modulava a fior di labbra.... La capigliatura d'oro, d'un
oro delicatamente pallido, era la capigliatura di Morella.
E la giovane che, stando a due passi, avvertiva
l'effetto del riavvicinamento, disse a Edoardo:
- Ve ne prego, lasciatelo a terra!
Ma se n'era avveduto, prima di lei, Lorenzo
Moro, che finalmente aveva raccolto come in un ritratto le caratteristiche di
quei tre, i quali formavano una famiglia, mentre egli era là dentro l'intruso,
lo straniero, il babbeo, che mette la firma alle cambiali degli altri perchè
passino.
- Dunque Mariano aveva ragione! - egli disse ad
alta voce.
- Ragione di che? - domandò Edoardo sorpreso.
- Ragione di uccidersi. Era un uomo finito.
Edoardo fece un gesto d'impazienza.
- Scusami, - osservò. - Non so comprendere la
compiacenza che tu dimostri per la fine di quel povero diavolo. Io credo ne
abbiamo colpa un po' tutti, eccettuata la signora. Toccava a noi, a noi uomini,
trovargli un posto e spingerlo a lavorare. Non era vecchio; aveva la tua età,
credo; con uno sforzo si sarebbe rimesso. E nessuno ha fatto nulla per lui, ed
a nessuno non ha chiesto niente. Il giorno in cui non ha avuto più da mangiare
e non ha avuto a dar da mangiare a suo figlio, si è piantata una palla nel
cranio. Se fosse stato un farabutto, come tu dicevi, prima d'arrivar lì,
avrebbe potuto commettere non pochi imbrogli, valendosi delle conoscenze che
aveva tra di noi.... Ebbene, fra tanti amici, soltanto una donna s'è mossa, che
lo conosceva appena, insegnando a noi tutti un poco di carità e d'indulgenza.
Io, per mio conto, sono molto addolorato; e, che vuoi? mi vergogno di non aver
capito in tempo il mio dovere e di non aver fatto nulla per un uomo, che quando
aveva denaro e non dava noia ad alcuno, io chiamava mio amico....
Lorenzo ascoltò Edoardo, seguendolo con una
espressione lievemente sarcastica negli occhietti acuti; poi gli rispose:
- Dici bene, dici molto bene. Proprio tu, devi
compiangere quel morto! Ti avverto ch'egli ti odiava.... No, no, non alzare le
spalle!... Ti odiava.... Non aveva la forza di ucciderti, ma avrebbe visto
volontieri che ti uccidesse un altro.... Ah, fai bene a rimpiangere il povero
Mariano, quell'impareggiabile amico!... S'egli può udire, dev'essere molto
stupito della tua dabbenaggine!...
- Ma tu affermi, - interruppe Edoardo
infastidito, - tu affermi per tuo capriccio. Mi odiava?... Voleva farmi
uccidere? Che pazzie son queste, Enzo?... Quando mai ha egli pensato a farmi
uccidere? Racconta qualche fatto, se ti riesce, ma non lasciarti trasportare da
un'antipatia che ti rende feroce....
- Qualche fatto? Quando ha pensato a farti
uccidere? Se ti odiava?... - mormorò Lorenzo attraversando con lo sguardo lo
sguardo del Falconaro.
Vi fu un silenzio breve, durante il quale
Morella osservò trepidante i due uomini, i quali, dritti e di fronte,
sembravano pronti a lanciarsi l'uno contro l'altro.
- Io non so nulla, - dichiarò Lorenzo con voce
sorda, dominandosi improvvisamente. - Non so nulla; non ho fatti da
raccontarti.... sono fantasie.... Mi era antipatico..... È vero; mi era
antipatico, e sono feroce con la sua memoria. Io credeva che volesse male a me
e a te, ma mi sarò ingannato.... Già; io vedo ciò che non è, e non vedo ciò che
è.... Avviene sempre così ai galantuomini che lavorano.
Seguì un'altra pausa. Farfui annunziò in quel
momento, approfittando del silenzio:
- Drado, domani vado a mangiare in cucina!
- Che sciocchezze tu dici, Farfui? - esclamò
Edoardo.
- Sì, è vero. Io vado a mangiare in cucina, e
anche la mamma va a mangiare in cucina, - insistette Farfui, - perchè il papa
vuole mangiare soltanto lui, perchè vuole mangiare tutto, e che non avanzi
niente, e allora io mangio in cucina.
- Dio, quanti spropositi! - osservò Edoardo,
riprendendosi il bambino tra le braccia.
Ma Lorenzo, pel timore che il bambino
spifferasse anche il resto, interruppe:
- Su, Edoardo, vieni a batterti?
Edoardo diede la mano a Farfui, e salutò
Morella.
- Questa sera, - fece avviandosi, - io ti darò un
«cappotto». Ah tu credevi che Mariano volesse farmi uccidere? Che uomo
romantico tu sei, Enzo!
- Fantasie, fantasie, - ripeteva Lorenzo con
voce spenta, mordendosi il labbro inferiore. - Mi era antipatico. Hai detto
giusto; mi era antipatico, e sono feroce con lui.... Ma ti voleva bene, ah, ti
voleva proprio bene; e voleva bene anche a me!...
Diede in una risata lunga e repentina.
Morella ebbe un tremito a quella risata
sarcastica, che echeggiava per le altre camere, mentre i due uomini
s'allontanavano con Farfui; e rimase in salotto, chiusa in una meditazione
profonda.
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