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Luciano Zuccoli
Farfui

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA.
    • XXIII.
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XXIII.

 

La maraviglia d'Edoardo non fu poca allorchè, studiando con Paolino Tornaghi le condizioni del patrimonio di Lorenzo, si avvide che la sua azienda poteva reggere ancora vittoriosa, e che i danni erano stati invece causati da speculazioni erronee, alle quali Lorenzo s'era abbandonato senza chieder consiglio ad alcuno.

Non era nuovo il fatto; perchè sempre, anche ai giorni di più franca intimità, quando Lorenzo voleva agir di sua testa, agiva alla chetichella, nel mistero, pregando come un ragazzo non si facesse parola a Edoardo; e sempre, fatalmente, ciò che Lorenzo pensava e compieva senza il parere dell'amico era uno sproposito.

Dalla situazione finanziaria risultava ch'egli aveva perduto seicentomila lire nel fallimento d'una Banca di cui le condizioni difficili eran già note quando Lorenzo le aveva affidato quel patrimonio, e trecentomila erano state inghiottite da altre speculazioni infelici. Il più curioso si era che l'intervento di Lorenzo appariva sempre allorchè il mercato cominciava a dubitar delle imprese. Lorenzo accorreva, infondeva una vita fittizia col suo danaro, era travolto e non parlava. Nelle attività figurava anche un numero cospicuo di azioni d'una società di cui Edoardo Falconaro prevedeva il fallimento poco lontano; intanto le azioni del valor nominale di centocinquanta lire non trovavan più compratori a ottanta.

Edoardo si fermò.

- Vede? - egli disse a Paolino Tornaghi. - Qui sta il pericolo. Chi ci assicura che mentre noi lavoriamo a rimettergli in fiore il suo commercio, egli non si dia sottomano a speculazioni di questo genere? Non ne capiva nulla quand'era sobrio; si figuri oggi che è ubbriaco da mattina a sera!...

- Ma non potrà toccare il patrimonio sociale, - obiettò Paolino.

- Ciò non mi rassicura punto. Egli è capace di vender la casa, la villa e i cavalli, per tentar le sue imprese da pazzo.... E che farò io, quando me lo vedrò sul lastrico?

- Lei si ritira, signor Falconaro? - domandò Paolino trepidando.

- No. Ho promesso a Lorenzo e non mi disdico.... Ma le assicuro che non ho mai corso tanto rischio.... Che cosa si pensa della società che stiamo per fondare?

- I concorrenti sono annientati! - esclamò Paolino gioioso. - Io ho fatto correr la voce che un finanziere interverrà con tre milioni.

- Bum! - fece Edoardo ridendo.

- È un po' forte, non lo nego, - confessò Paolino. - Ma quando si è saputo che il finanziere sarebbe lei, tutti hanno detto: «È quello dell'altra volta!» e han cominciato a credere ai tre milioni....

- Quello dell'altra volta! - ripetè Edoardo con un'ombra di tristezza. - I tempi sono ben mutati; non c'è più da contare su Lorenzo.... Bisognerà anzi allontanarlo a poco a poco; e trovare un uomo pratico del suo commercio e onesto, non è facile.... Io non distinguo un emmenthal da una bicicletta.... E anche lei dichiara di non essere capace di fare acquisti diretti in Isvizzera.... È un altro pericolo.

- Lei si ritira, signor Falconaro? - domandò Paolino trepidando.

- Ma no; le ho detto di no! - fece Edoardo indispettito.

Il timore del brav'uomo era il timore di quanti stavano intorno a Edoardo Falconaro; crescevano speranze e paure, dubbii e apprensioni.

Parecchi impiegati che non avevano fatto buona prova, prevedevano il licenziamento e pensavano a raccomandarsi. Le raccomandazioni per i vecchi che presentivano lo sfratto e per i nuovi che desideravan pigliare il posto dei vecchi, erano incessanti, raggiungevano Edoardo a casa, in Borsa, perfino a teatro. Anche gli uomini di fatica provvedevano ai fatti loro; alcuni avevano smesso di bere; altri s'erano spontaneamente congedati, intuendo che il padrone di domani sarebbe stato più energico, sebbene più compito, del padrone di ieri; e quella cortesia che stroncava, li impauriva meglio d'un rabbuffo.

Edoardo aveva detto a Morella, dopo il colloquio con Lorenzo:

- Vostro marito desidera che io mi associ a lui.

E Morella n'era rimasta stupefatta.

- Non ha avuto vergogna? - esclamò. - È una maniera di chiedervi danaro; e non si ricorda che voi avete rifiutato il suo? Mio Dio, non ha più ritegno, non ha più senso d'amor proprio, lo sciagurato!... Che cosa gli avete risposto?

- Ho accettato! - disse Edoardo con semplicità.

- Gli portate danaro? - chiese Morella. - Ma non ne avrà bisogno; sarà un'allucinazione, la sua, come tanto altre!

- Per me è un buon affare, - proferì Edoardo sorridendo.

- Non capisco. Non siete voi l'uomo che dà la caccia ai buoni affari.... C'è qualche cosa sotto che non capisco....

Edoardo impensatamente allungò la mano ad accarezzar la testa bionda della donna, che vibrò con un fremito quasi impercettibile.

Da quando era nato Farfui, l'amore d'Edoardo e di Morella s'era arrestato; nessuno dei due aveva osato riparlarne poi; le vicende susseguite, la sollecitudine per il bambino, la presenza continua di lui, il rispetto che Morella aveva per Farfui, dal quale voleva più tardi essere giudicata, avevano troncato l'amore, di repente; ed erano rimasti, i due amanti, insoddisfatti e desiderosi, ma dominati dal pensiero di non riprendere per non mentire. Farfui era, del resto, per Morella la miglior trincea.

Edoardo aveva ricominciato i suoi amori fugaci e leggeri; Morella lo aveva indovinato ben presto, ma s'era guardata dal farne parola quantunque soffrisse, perchè Edoardo non potesse credere a una procacità subitanea, a una mal dissimulata civetteria.

La carezza con cui il Falconaro solcò, irresistibilmente, i capelli della donna, fu una sùbita rivelazione. Entrambi gli amanti d'un giorno rabbrividirono di piacere, ma si contennero con uno sforzo.

- Capirete più tardi, cara amica! - disse Edoardo.

E allontanandosi poco di poi, pensava che la poveretta era ben lungi dall'immaginare il pericolo della rovina che sovrastava ad Aquileio e a lei, e insieme il sacrificio ch'egli, Edoardo, stava per compiere, impegnando tutta la sua sostanza al solo scopo di dar pace al bambino e di sottrarlo alle furie odiose di Lorenzo.

Egli credeva veramente d'aver fatto un buon affare, e il rischio dell'impresa alla quale si metteva era per lui poca cosa in paragone dell'avvenire di Farfui. Aspettava con ansietà la fine dell'inventario per gettar le basi della nuova combinazione, impadronirsi dell'azienda, sollevarla fuori dagli ostacoli e mettere finalmente la mordacchia al terribile ubbriacone.

- Faccia presto! - diceva a Paolino Tornaghi, il quale lavorava instancabilmente. - Faccia presto a chiudere il bilancio....

- S'imagini! - rispondeva Paolino. - Lavoro anche la notte.... Non dubiti.... Ma voglio che tutto apparisca in ordine.... Sarà contento di me....

Edoardo Falconaro si fregava le mani, allegro, con quell'impeto che lo sosteneva nei passi rischiosi. Ora poi, che s'accingeva al cimento piuttosto per Aquileio che per sè stesso, pareva ringiovanito, e Paolino Tornaghi lo guardava di sottecchi, ammirandone l'audacia e il buon umore.

- Questo va bene, - pensava il brav'uomo. - Questo non lo tien più nessuno. Stavolta li schiacciamo tutti!

E si fregava le mani anche lui, ridendo da solo.

 

 

 




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