Le
Parche, dicevano gli antichi Greci, divinità misteriose,
tessono, tessono in telai d'alabastro, con fili bianchi e rossi, una
tela mortale: per dare vesti, veli, alle scintille del Cielo, alle
anime.
Il
telaio d'alabastro è lo scheletro umano, i fili policromi sono
i nervi, sono le vene e i fasci di fibre della carne.
Talvolta
non scintille cadono stelle, prive del natural fuoco distruttivo, ma
costituite di sola luce.
Che
in questo basso mondo terreno perfezionino nelle esperienze del
dolore anime rozze, è di regola; d'eccezione invece la discesa
quaggiù di enti pel completo evoluti, sostanze costruite di
soave melodia.
Quando
tal fatto avviene c'è una ragione: sono pure Essenze, dicevano
i Greci, sono Eroi, uomini cioè molto vicini agli Dei, e che
scendono o per purificare la Terra dai mostri, come Teseo ed Ercole,
o per servire altri d'esempio: Lino, Museo, Orfeo...
Questi
spiriti eccelsi, per vie diverse, con la musica o con l'architettura,
la matematica o la poesia o la forza, compirono la missione celeste,
espresso la copia delle idee sempiterne che portarono nella mente
dall'alto.
Molte,
nel mondo, appaiono spiccate e preclare, le inclinazioni dell'animo
umano; e per quante ve ne sono di singolari, tante classi enumeriamo
di uomini.
Chi
alle opere rudi; chi alle arti gentili. Viene alla vita, pieno di
forza, esuberante, alcuno ch'è pronto alle lotte sanguinose; e
giunge pure qui, con naturale di squisiti sentimenti, tale ch'è
fatto per commuovere e per affratellare.
Saranno:
quegli che in altre esistenze molto ha lottato, guerriero, e filosofo
o poeta questi che anni diede alle meditazioni ed agli intensi amori.
Così
dai primi tempi storici: e avviene tuttora.
Ma
anche fra i più nobili uomini eccellono alcuni, i quali ebbero
riepilogate nella mente tutte le facoltà supreme. Sono quelli
che sanno praticare gentili virtù femminili nei contatti con
gli altri, e per sé quelle virili. Hanno il giaco, per usare
un paragone medievale, sotto il giustacuore di velluto! Armonizzano,
raccolgono essi tutte le doti sublimi dell'anima, formate nella
personalità con tanti affanni, nelle vite passate, e di più
v'aggiungono, quale vittoria ultima e nuova della propria evoluzione
spirituale, la coscienza dell'essere proprio e della missione divina.
La
dottrina reincarnazionista della scuola filosofica neoplatonica, alla
quale appartenne Ipazia, può solo spiegare certi ricorsi
storici altrimenti sibillini, e soprattutto il mistero di alcune vite
eroiche, dei grandi lottatori per la liberazione morale e spirituale
dell'Umanità.
Occultista,
matematica, oratrice, di tale schiatta spirituale è la greca
Ipazia alessandrina, la quale per essere stata della gloriosa schiera
dei pensatori pagani riformatori del platonismo, e aver difeso dalla
cattedra la libertà di coscienza e di scienza, straziata,
dalla plebaglia cristiana, incominciò la lunga e pietosissima
serie dei martiri della Ragione.
I
pochi materiali storici qui raccolti serviranno a dare un'evanescente
e imprecisata idea della personalità spirituale e mentale
spiccata, della perfetta figura etica della grande assassinata; ma
nondimeno saranno bastevoli, speriamo, a dimostrare che fu ispirato
Vincenzo La Bella quando scelse come soggetto per un affresco del
palazzo nuovo destinato a sede dell'Università di Napoli, la
scena straziante e grandiosa della fine d'Ipazia in un tempio, sotto
la clave e i pugnali dei settari nazareni.
Allora,
quand'ella visse, Alessandria aveva toccato l'apogeo dello splendore
nelle scienze, nelle arti e nella letteratura. Il mondo greco (le
sette filosofiche e religiose del paganesimo), vi combatté
l'ultima e infelice battaglia contro il dilagante prepotere del
cristianesimo.
Dall'un
lato v'erano idee mortali, difese da uomini grandi, dall'altro stava
un ideale immortale, propugnato da indegni sacerdoti e da infime
plebi.
Come
reazione all'assalto dei satrapi, il mondo greco aveva avuto un
movimento d'espansione nell'Oriente mediterraneo, giù fino
all'India.
Le
conquiste asiatiche del Macedone, l'apertura del delta del Nilo al
commercio mondiale, la costruzione di Alessandria con un celebre foro
e colossali istituti di cultura, mutano radicalmente l'Egitto antico,
e lo asservano di fatto alla Grecia.
In
Alessandria viene sistemato, approfondito, raccolto e sublimato,
quanto da pensatori solitari, da scuole avversarie, in tempi e luoghi
disgiunti, era stato pensato nella terra ellenica e nel mondo
barbarico.
Una
folla multicolore approda al suo porto; dottrine pure strane e di
cento civiltà, l'oratoria di dotti greci asiatici o africani
fa penetrare nelle aule del suo Museo tolemaico.
Ogni
dottrina scientifica o religiosa, v'annovera qualche rappresentante
famoso.
La
ristretta concezione mosaica s'allarga e si perfeziona; il
paganesimo, fuso con la filosofia idealistica greca, sistematizza; il
neoplatonismo occultista sorge; il cristianesimo, si afforza e si
nobilita: l'unificazione di tutte le fedi e di tutte le religioni con
la Scienza, diviene il programma filosofico, teosofico, della parte
più colta dei pensatori.
Il
mondo asiatico e greco romano politeista si affronta con quello
giudaico e cristiano.
Energie
potentissime il cristianesimo acquisisce in questa lotta, poiché
ben per tempo, come ricorda Carlo Pascal, venne fondata ad
Alessandria una cattedra di filosofia cristiana, che si trova
menzionata col nome di scuola delle sacre parole, e alla quale
appartenevano Clemente e Origine.
Ammonio
Sacca, Plotino, Porfirio, Giamblico, Olimpiodoro, Proclo, Marcione,
Filone, Sinesio, Eunapo, Teofilo, Eudesio, Crisanto, Giuliano
imperatore e filosofo, Massimo di Tiro, creano in Alessandria scienze
e problemi della mente e della vita, tuttora presenti e grevi nella
moderna società.
Ipparco
aveva scoperto le precessioni degli equinozi; Eratostene misurava la
terra, Tolomeo infine e Strabone avevano raggiunto la massima fama
scientifica, fissando quegli un sistema astronomico, il quale doveva
durare mille e duecento anni, accettato dalla Chiesa Romana e da
Dante, descrivendo questi, secondo lo stato della scienza del tempo,
la Terra intera.
E
d'Alessandria furono Euclide, geometra; Cresibo, Erone e Apollonio,
fisici.
Insieme
al Museo per l'insegnamento, v'erano giardini zoologici e botanici,
sale di anatomia per la scuola di medicina: perfino, credesi,
laboratori di vivisezione... umana!
La
Biblioteca, descritta in tante opere antiche e moderne, sarebbe stata
distrutta, secondo la leggenda, dal califfo Omar; mentre sembra che
autori di tanto disastro per la civiltà siano stati Cesare,
prima, in maniera affatto casuale, e poi, coscientemente, Teofilo
vescovo, il quale fu distruttore parimenti del tempio meraviglioso
dedicato a Serapide e di altri monumenti della civiltà
greco-orientale.
Ipazia
stette per molti anni a capo della scuola dei neoplatonici, nel IV
secolo.
Ho
già detto che questi volevano la fusione di tutte le Chiese e
l'armonizzazione teoretica di quanto si sa con quel che si crede.
Fu
uno sforzo nobilissimo: il tentativo di prevenire, di allontanare dal
mondo quattordici secoli e più di medioevo!
Oh
se la voce di Ipazia e dei suoi fosse stata ascoltata!
Ma
i pretoriani di Cesare, prima; ma i barbari che urgono poi sulle
frontiere; ma i cristiani fanatizzati della Tebaide, e il malgoverno
bizantino, tutto distruggono e radono al suolo.
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