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Augusto Agabiti
Ipazia

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Le Parche, dicevano gli antichi Greci, divinità misteriose, tessono, tessono in telai d'alabastro, con fili bianchi e rossi, una tela mortale: per dare vesti, veli, alle scintille del Cielo, alle anime.

Il telaio d'alabastro è lo scheletro umano, i fili policromi sono i nervi, sono le vene e i fasci di fibre della carne.

Talvolta non scintille cadono stelle, prive del natural fuoco distruttivo, ma costituite di sola luce.

Che in questo basso mondo terreno perfezionino nelle esperienze del dolore anime rozze, è di regola; d'eccezione invece la discesa quaggiù di enti pel completo evoluti, sostanze costruite di soave melodia.

Quando tal fatto avviene c'è una ragione: sono pure Essenze, dicevano i Greci, sono Eroi, uomini cioè molto vicini agli Dei, e che scendono o per purificare la Terra dai mostri, come Teseo ed Ercole, o per servire altri d'esempio: Lino, Museo, Orfeo...

Questi spiriti eccelsi, per vie diverse, con la musica o con l'architettura, la matematica o la poesia o la forza, compirono la missione celeste, espresso la copia delle idee sempiterne che portarono nella mente dall'alto.

Molte, nel mondo, appaiono spiccate e preclare, le inclinazioni dell'animo umano; e per quante ve ne sono di singolari, tante classi enumeriamo di uomini.

Chi alle opere rudi; chi alle arti gentili. Viene alla vita, pieno di forza, esuberante, alcuno ch'è pronto alle lotte sanguinose; e giunge pure qui, con naturale di squisiti sentimenti, tale ch'è fatto per commuovere e per affratellare.

Saranno: quegli che in altre esistenze molto ha lottato, guerriero, e filosofo o poeta questi che anni diede alle meditazioni ed agli intensi amori.

Così dai primi tempi storici: e avviene tuttora.

Ma anche fra i più nobili uomini eccellono alcuni, i quali ebbero riepilogate nella mente tutte le facoltà supreme. Sono quelli che sanno praticare gentili virtù femminili nei contatti con gli altri, e per sé quelle virili. Hanno il giaco, per usare un paragone medievale, sotto il giustacuore di velluto! Armonizzano, raccolgono essi tutte le doti sublimi dell'anima, formate nella personalità con tanti affanni, nelle vite passate, e di più v'aggiungono, quale vittoria ultima e nuova della propria evoluzione spirituale, la coscienza dell'essere proprio e della missione divina.

La dottrina reincarnazionista della scuola filosofica neoplatonica, alla quale appartenne Ipazia, può solo spiegare certi ricorsi storici altrimenti sibillini, e soprattutto il mistero di alcune vite eroiche, dei grandi lottatori per la liberazione morale e spirituale dell'Umanità.

Occultista, matematica, oratrice, di tale schiatta spirituale è la greca Ipazia alessandrina, la quale per essere stata della gloriosa schiera dei pensatori pagani riformatori del platonismo, e aver difeso dalla cattedra la libertà di coscienza e di scienza, straziata, dalla plebaglia cristiana, incominciò la lunga e pietosissima serie dei martiri della Ragione.

I pochi materiali storici qui raccolti serviranno a dare un'evanescente e imprecisata idea della personalità spirituale e mentale spiccata, della perfetta figura etica della grande assassinata; ma nondimeno saranno bastevoli, speriamo, a dimostrare che fu ispirato Vincenzo La Bella quando scelse come soggetto per un affresco del palazzo nuovo destinato a sede dell'Università di Napoli, la scena straziante e grandiosa della fine d'Ipazia in un tempio, sotto la clave e i pugnali dei settari nazareni.

Allora, quand'ella visse, Alessandria aveva toccato l'apogeo dello splendore nelle scienze, nelle arti e nella letteratura. Il mondo greco (le sette filosofiche e religiose del paganesimo), vi combatté l'ultima e infelice battaglia contro il dilagante prepotere del cristianesimo.

Dall'un lato v'erano idee mortali, difese da uomini grandi, dall'altro stava un ideale immortale, propugnato da indegni sacerdoti e da infime plebi.

Come reazione all'assalto dei satrapi, il mondo greco aveva avuto un movimento d'espansione nell'Oriente mediterraneo, giù fino all'India.

Le conquiste asiatiche del Macedone, l'apertura del delta del Nilo al commercio mondiale, la costruzione di Alessandria con un celebre foro e colossali istituti di cultura, mutano radicalmente l'Egitto antico, e lo asservano di fatto alla Grecia.

In Alessandria viene sistemato, approfondito, raccolto e sublimato, quanto da pensatori solitari, da scuole avversarie, in tempi e luoghi disgiunti, era stato pensato nella terra ellenica e nel mondo barbarico.

Una folla multicolore approda al suo porto; dottrine pure strane e di cento civiltà, l'oratoria di dotti greci asiatici o africani fa penetrare nelle aule del suo Museo tolemaico.

Ogni dottrina scientifica o religiosa, v'annovera qualche rappresentante famoso.

La ristretta concezione mosaica s'allarga e si perfeziona; il paganesimo, fuso con la filosofia idealistica greca, sistematizza; il neoplatonismo occultista sorge; il cristianesimo, si afforza e si nobilita: l'unificazione di tutte le fedi e di tutte le religioni con la Scienza, diviene il programma filosofico, teosofico, della parte più colta dei pensatori.

Il mondo asiatico e greco romano politeista si affronta con quello giudaico e cristiano.

Energie potentissime il cristianesimo acquisisce in questa lotta, poiché ben per tempo, come ricorda Carlo Pascal, venne fondata ad Alessandria una cattedra di filosofia cristiana, che si trova menzionata col nome di scuola delle sacre parole, e alla quale appartenevano Clemente e Origine.

Ammonio Sacca, Plotino, Porfirio, Giamblico, Olimpiodoro, Proclo, Marcione, Filone, Sinesio, Eunapo, Teofilo, Eudesio, Crisanto, Giuliano imperatore e filosofo, Massimo di Tiro, creano in Alessandria scienze e problemi della mente e della vita, tuttora presenti e grevi nella moderna società.

Ipparco aveva scoperto le precessioni degli equinozi; Eratostene misurava la terra, Tolomeo infine e Strabone avevano raggiunto la massima fama scientifica, fissando quegli un sistema astronomico, il quale doveva durare mille e duecento anni, accettato dalla Chiesa Romana e da Dante, descrivendo questi, secondo lo stato della scienza del tempo, la Terra intera.

E d'Alessandria furono Euclide, geometra; Cresibo, Erone e Apollonio, fisici.

Insieme al Museo per l'insegnamento, v'erano giardini zoologici e botanici, sale di anatomia per la scuola di medicina: perfino, credesi, laboratori di vivisezione... umana!

La Biblioteca, descritta in tante opere antiche e moderne, sarebbe stata distrutta, secondo la leggenda, dal califfo Omar; mentre sembra che autori di tanto disastro per la civiltà siano stati Cesare, prima, in maniera affatto casuale, e poi, coscientemente, Teofilo vescovo, il quale fu distruttore parimenti del tempio meraviglioso dedicato a Serapide e di altri monumenti della civiltà greco-orientale.

Ipazia stette per molti anni a capo della scuola dei neoplatonici, nel IV secolo.

Ho già detto che questi volevano la fusione di tutte le Chiese e l'armonizzazione teoretica di quanto si sa con quel che si crede.

Fu uno sforzo nobilissimo: il tentativo di prevenire, di allontanare dal mondo quattordici secoli e più di medioevo!

Oh se la voce di Ipazia e dei suoi fosse stata ascoltata!

Ma i pretoriani di Cesare, prima; ma i barbari che urgono poi sulle frontiere; ma i cristiani fanatizzati della Tebaide, e il malgoverno bizantino, tutto distruggono e radono al suolo.

 

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