S. Caterina da Siena
Dialogo della divina provvidenza

TRACTATO DELL’ORAZIONE

CAPITOLO XCII

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CAPITOLO XCII

Come li quatro stati di questi predecti cinque stati de le lagrime dánno infinite varietadi di lagrime. E come Dio vuole essere servito con cosa infinita e non con cosa finita.

— Questi cinque stati predecti sonno come cinque principali canali de’ quali e’ quattro dánno abondanzia e infinite varietá di lagrime, che tucte dánno vita, se sonno exercitate in virtú, come detto t’ho. Come infinite? Non dico che in questa vita siate infiniti in pianto, ma «infinite» le chiamo per lo infinito desiderio de l’anima.

Ora t’ho decto come la lagrima procede dal cuore, e il cuore la porge a l’occhio, avendola ricolta ne l’affocato desiderio: come el legno verde che sta nel fuoco, che per lo caldo geme l’acqua, perché egli è verde (ché, se fusse secco, giá non gemarebbe); cosí el cuore, rinverdito per la rinnovazione della grazia, tráctane la secchezza de l’amore proprio che disecca l’anima. che sonno unite fuoco e lagrime, cioè desiderio affocato. E perché il desiderio non finisce mai, non si sazia[180] in questa vita, ma quanto piú ama meno gli pare amare; e cosí exercita el desiderio sancto che è fondato in caritá, col quale desiderio l’occhio piagne.

Ma, separata che l’anima è dal corpo e gionta a me, fine suo, non abandona però el desiderio che non desideri me e la caritá del proximo suo; inperò che la caritá è intrata dentro come donna, portandosene il fructo di tucte l’altre virtú. È vero che termina e finisce la pena, com’Io ti dissi; però che, se egli desidera me, esso m’ha in veritá senza alcuno timore di potere perdere quello che ha tanto tempo desiderato. E in questo modo si notrica la fame: cioè che avendo fame sonno saziati, e saziati hanno fame, e di longa è il fastidio dalla sazietá, e di longa è la pena da la fame, perché ine non manca alcuna perfeczione.

che il desiderio vostro è infinito: ché altrementi non varrebbeavarebbe vita alcuna virtú se fussi solamente servito con cosa finita, perché Io, che soDio infinito, voglio essere servito da voi con cosa infinita; e infinito altro non avete se non l’affecto e il desiderio vostro de l’anima. E per questo modo dicevo che erano infinite varietá di lagrime, e cosí è la veritá per lo modo che decto ho: per lo infinito desiderio che era unito con la lagrima. La lagrima, partita che l’anima è dal corpo, rimane di fuore; ma l’affecto della caritá ha tracto a sé el fructo della lagrima e consumatala, come l’acqua nella fornace: non è che l’acqua sia fuore della fornace, ma el calore del fuoco l’ha consumata e tracta in sé. Cosí l’anima, gionta a gustare il fuoco de la divina mia caritá, è passata di questa vita con l’affecto della caritá di me e del prossimo suo, e con l’amore unitivo col quale gictava la lagrima. E non restano mai di continuamente offerire loro desidèri beati e lagrimosi senza pena: non con lagrima d’occhio, ché ella è diseccata nella fornace, come decto è; ma lagrima di fuoco di Spirito sancto.

Veduto hai dunque come sonno infinite, che pure in questa vita medesima non è lingua sufficiente a narrare quanti diversi pianti si fanno in questo stato decto. Ma hocti decta la differenzia de’ quattro stati delle lagrime.[181]


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