S. Caterina da Siena
Dialogo della divina provvidenza

[1] AL NOME DI IESU CRISTO CROCIFIXO E DI MARIA DOLCE

CAPITOLO II

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CAPITOLO II

Come el desiderio di questa anima crebbe, essendole mostrato da Dio la necessitá del mondo.

Questo desiderio era grande ed era continuo; ma molto maggiormente crebbe essendo mostrato dalla prima Veritá la necessitá del mondo, e in quanta tempesta e offesa di Dio egli era. E intesa aveva ancora una lectera, la quale aveva ricevuta dal padre de l’anima sua, dove egli mostrava pena e dolore intollerabile de l’offesa di Dio e danno de l’anime e persecuzione della sancta Chiesa. Tucto questo l’accendeva il fuoco del sancto desiderio, con dolore de l’offesa e con allegrezza d’una speranza per la quale aspectava che Dio provedesse a tanti mali. E perché nella comunione l’anima pare che piú dolcemente si strenga fra sé e Dio e meglio cognosca la sua veritá (l’anima[5] allora è in Dio, e Dio ne l’anima, come il pesce che sta nel mare, e il mare nel pesce); e per questo le venne desiderio di giognere nella mactina per avere la messa; el quale era il di Maria. Venuta la mactina e l’ora della messa, si pose con ansietato desiderio e con grande cognoscimento di sé, vergognandosi della sua imperfeczione, parendole essere cagione del male che si faceva per tucto quanto el mondo, concipendo uno odio e uno dispiacimento di sé con una giustizia sancta; nel quale cognoscimento e odio e giustizia purificava le macchie che le pareva, ed era ne l’anima sua, di colpa, dicendo: — O Padre etterno, io mi richiamo di me a te, che tu punisca l’offese mie in questo tempo finito. E perché delle pene, che debba portare il proximo mio, io per li miei peccati ne socagione, però ti prego benignamente che tu le punisca sopra di me.


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